L'intervista

Calenda: “Giusto permettere a Kyiv di colpire in Russia”

Gianluca De Rosa

Il leader di Azione contro il governo sulla richiesta ucraina di poter colpire obiettivi in territorio russo. "Anche Crosetto favorevole, ma la maggioranza di governo è minata da Salvini".  E sul Pd? "Sono il partito dell'ipocrisia, con queste ambiguità in politica estera noi non possiamo stare nel campo largo"

“Come si libera il territorio ucraino se i russi possono colpire l’Ucraina e gli ucraini non possono colpire le basi da dove, ad esempio, partono gli aerei russi? La posizione del governo italiano è insostenibile. La guerra si conclude velocemente se la Russia si trova all’angolo, quindi credo che vadano fatte tutte le cose necessarie affinché questo accada”, dice al Foglio Carlo Calenda. Azione è l’unico partito italiano a sostenere la richiesta fatta alla Ue dal ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba di poter utilizzare le armi europee in territorio russo. “Ovviamente – sottolinea il segretario di Azione –  non si tratta di bombardare le città russe, ci mancherebbe altro, ma di poter colpire obiettivi militari e logistici strategici che consentirebbero all’Ucraina di poter difendere al meglio il proprio territorio”.

 

Questa opzione è sostenuta dall’Alto rappresentante per la politica estera europea Josep Borrel che però due giorni fa, durante il vertice informale tra i ministri degli Esteri europei, ha spiegato come si tratti di “una decisione nazionale”. Se Lettonia, Olanda, Francia e Polonia sono a favore dell’eliminazione dei limiti nell’utilizzo delle armi,  l’Italia, lo ha spiegato il ministro degli Esteri Antonio Tajani, si annovera tra i paesi contrari. “L’opinione pubblica italiana – dice Calenda –  è stanca della guerra e così il governo ha cominciato una retromarcia, non sul principio fondamentale di supporto militare a Kyiv, ma sul fatto che non si possano fare iniziative di difesa attiva. Questa purtroppo non è solo la posizione del governo, ma anche del Pd, e persino di Italia viva”. Ieri intanto il ministro della Difesa Guido Crosetto ha incontrato a Bruxelles Borell. Al termine ha parlato di un “incontro molto proficuo”. La posizione italiana può cambiare? “Non credo. Crosetto forse sarebbe favorevole all’uso di armi europee su bersagli strategici in territorio russo, ma c’è un equilibrio di coalizione che deve mantenere. Questa maggioranza ha al suo interno una mina vagante, Matteo Salvini, che è pericolosissima: ogni volta paralizza tutto. Basta vedere cosa è accaduto con lo ius scholae, e adesso anche sull’Ucraina, dove fino a questa sciagurata decisione  FdI  aveva tenuto la barra dritta”.

 

Come dice lei però anche all’opposizione, eccetto voi di Azione, nessuno sostiene le richieste di Kuleba, Pd compreso. “La posizione del Pd è profondamente immorale: far finita di niente. Armare l’ucraina senza pronunciare la parola armi.  D’altronde in Europa hanno mandato Stefano Bonaccini che se la prende con i 5 stelle per le posizioni sulla guerra, ma anche Marco Tarquinio che ha idee ancora più pacifiste  dei grillini. La loro parola d’ordine su questi temi è ipocrisia ed è la ragione per cui, a queste condizioni, e con questo Pd, nel campo largo Azione non metterà mai piede”. C’è chi dice che permettere all’Ucraina di colpire in Russia alimenti l’escalation, che le sanzioni a Mosca non hanno funzionato, che questa guerra se si continua ad alzare il livello dello scontro non finirà mai. “Ho sempre sostenuto che  sarebbe stato un conflitto lungo e complicato, ma non c’era alternativa. Kyiv  sta tenendo la Russia lontana dalla Ue, se i russi  non esauriscono la loro capacità bellica la prossima a essere invasa sarà l’Estonia, e allora saremmo davvero tutti in guerra. D’altronde Putin cosa vuole fare non lo ha mai nascosto: vuole ricostituire lo spazio sovietico d’influenza”. La preoccupa la possibile vittoria di  Trump negli Stati Uniti? “Se accadesse saremmo alla mercé della Russia, perché l’Ue nonostante la sua potenza militare non ha la forza di far nulla. Serve al più presto un’Europa a due velocità, con un meccanismo di opt-in/opt-out che consenta ai grandi paesi di fare finalmente un esercito europeo. Senza  finiremo a pezzi. Purtroppo ci sono paesi europei, e penso all’Ungheria di Orbán, che sono già quinte colonne di  Mosca dentro la Ue”.
 

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