Il caso
Salvini senza popolo. Dalla Brianza a Bergamo, le feste della Lega sempre più vuote. E Pontida è un'incognita
Agli appuntamenti del Carroccio sempre meno militanti. Alcuni dei quali hanno già annunciato la volontà di disertare l'appuntamento del 6 ottobre. Le apprensioni del segretario
Sui social della Lega lo si vede tutto tronfio a stringere mani, fare selfie, quasi come nell’estate del Papeete. Ma dietro questi apparenti bagni di folla, per Matteo Salvini si nasconde una realtà molto diversa. Il 29 agosto il vicepremier e segretario del Carroccio è intervenuto alla festa della Lega a Brugherio, in Brianza. Fino allo scorso anno il suo intervento aveva convogliato centinaia di persone. Era un appuntamento sentito per farsi “dare la linea”. Quest’anno com’è andata? Salvini si è trovato di fronte solo poche decine di militanti. Segno che quella “linea” i più la trovano sempre più cacofonica. In un esercizio di semeiotica del leghismo, ci sarebbero tutti i sintomi di una leadership “ammalata”.
Come ha documentato l’ex consigliere leghista a Conegliano Giovanni Bernardelli, quando Salvini è salito sul palco c’erano più persone attorno a lui che nel pubblico, composto da pochi curiosi. E quindi sebbene Salvini abbia provato a sfoderare i grandi cavalli di battaglia del territorio, dalla Pedemontana all’allungamento della metro M5 fino a Monza, ha potuto scaldare gli animi di pochi intimi. Quello brianzolo, però, non è un caso isolato. Anzi, racconta di un’estate, quella 2024, in cui le feste della Lega si sono fatte notare soprattutto per la partecipazione inferiore rispetto agli altri anni. Molto in linea con un sentiment che vede i militanti storici sempre più interdetti (o forse basiti) dalla segreteria Salvini. Sempre dal 29 agosto fino a domenica 1 settembre si è tenuta la nuova edizione della Berghem Fest, usuale appuntamento della lega bergamasca. Una specie di pre-Pontida agostana che serve a compattare il partito locale, quello che ha il radicamento più forte sui territori. Per cercare di raccogliere quanta più gente possibile ad Albino (non più ad Alzano lombardo, dove il sindaco leghista Camillo Bertocchi non ha mai risparmiato critiche a Salvini soprattutto nel periodo della pandemia e del green pass) hanno chiamato l’artiglieria pesante leghista: dal ministro per gli Affari regionali Roberto Calderoli, che ha potuto festeggiare la legge sull’Autonomia differenziata, al presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana. E’ stata l’occasione, per Salvini, per tuonare contro l’assassino di Sharon Verzeni. Eppure, anche qui, in questa storica roccaforte del leghismo primigenio, l’accoglienza è stata quanto meno tiepida. “Ecco cosa succede quando si dicono perennemente ed esclusivamente palle, bugie, stupidaggini e menzogne sui congressi, sui programmi, agli elettori, ai militanti e persino agli amici: Berghem Fest da 30 anni mai così deserta. Serve altro per capire che va tolto ‘Salvini premier’ dal simbolo?”, ha scritto sui social Paolo Grimoldi, il coordinatore di Comitato nord e portavoce di Umberto Bossi verso cui pende una procedura di espulsione. E in effetti le foto pubblicate a corredo del post ben sintetizzano un’accoglienza tutt’altro che euforica nei confronti del segretario. Con ampi spazi della festa allestiti e rimasti vuoti. E’ un po’ lo scenario ipotetico che sta facendo temporeggiare gli organizzatori della festa della Lega a Treviso, altro territorio di frondisti che non organizzano un momento collettivo all’interno del partito dal 2019. E che in queste ore, forse, si stanno facendo scoraggiare proprio dalle immagini provenienti dalla Lombardia.
Salvini, che da alcuni giorni si sta intrattenendo a Venezia in compagnia della fidanzata Francesca Verdini impegnata in qualità di produttrice al Festival del Cinema (sui social di lei lo si vede camminare per le calli della città in bermuda e camicia bianca di lino), è proprio dalla Lombardia e dal bergamasco che teme una reazione fredda. Soprattutto perché il 6 ottobre prossimo è in programma l’usuale appuntamento sul pratone di Pontida. Ovvero lo stesso pratone dove a marzo di quest’anno alcuni militanti dissidenti fecero apparire uno striscione di contestazione. “Da indipendenza a sudditanza, i militanti ne hanno abbastanza”, scrissero sopra allo storico slogan “Padroni a casa nostra”. Per questo le voci di alcuni storici militanti che hanno già manifestato la volontà di disertare l’appuntamento non stanno rasserenando troppo il leader del Carroccio. Che conta dal palco di Pontida di rilanciare le storiche battaglie della Lega. Alla vigilia di un appuntamento elettorale, quello delle amministrative d’autunno, in cui vorrà difendere quantomeno la sua presidente dell’Umbria, l’uscente Donatella Tesei. E se invece poi capitasse quel che è già accaduto nelle altre feste leghiste di quest’estate piuttosto mesta?