(foto Ansa)

Genny nove secondi e mezzo

Il baro Sangiuliano: il bluff del denaro, le pressioni ai quotidiani. Resiste. Ma del G7 Cultura se ne occupa Meloni

Carmelo Caruso

Le trasferte di Boccia pagate dai festival finanziati sempre da enti pubblici, come regioni e comuni. La lettera visionata con Fazzolari, il G7 che potrebbe offuscato. Il possibile sostituto Alessandro Giuli visto al Mic

A che titolo? Il ministro Sangiuliano non si dimette. Il ministro Sangiuliano convocato un’ora a Palazzo Chigi. Il ministro  Sangiuliano bara. Dice in una nota: “Ribadite a Giorgia Meloni le mie affermazioni. Mai un euro del ministero è stato impiegato per viaggi e soggiorni della signora Boccia”. Sangiuliano gioca con le parole.  Boccia ripete: “Non ho mai pagato nulla”. Pagavano per lei i festival, ma da chi sono finanziati i festival? Dai ministeri, dalle regioni. Meloni, a che titolo, un ministro che bara, resta ministro del governo Meloni? Cosa significa  “non è stato speso un soldo degli italiani”? Non è forse usare denaro di tutti farsi ospitare, senza titolo, da un festival che riceve finanziamenti  di stato? Non è denaro di tutti essere alloggiati, come Boccia a Polignano a Mare (lo ha confermato il presidente al Foglio e aggiunge, “pagati anche i biglietti aerei”) sempre acquistati su segnalazione del ministero,  dicendo ciò che non è vero? Non è denaro di tutti? Meloni, a che titolo?


Presidente Meloni, non è forse  denaro di tutti cenare insieme al ministro, come ha fatto Boccia a Taormina, sempre a spese di associazioni finanziate da istituzioni?  Non è denaro di tutti, ancora,  al Taobuk, lo fa sapere la presidente Antonella Ferrara, avere il posto riservato “Boccia”? Chi segnala Boccia al Taobuk?  La segnala il ministero. Il Festival del Libro Possibile di Polignano a Mare è finanziato da Regione Puglia, comuni di Polignano, Mottola e Vieste. A che titolo, se Boccia non era consigliera? Il Taobuk viene finanziato da Enit e Ministero del Turismo. La comunicazione che Boccia avrebbe fatto parte della delegazione del ministro, a Taormina, così come a Polignano a Mare, Riva Ligure, in tutte le altre città (dove si stanno scatenando cronisti, sensali, trafficanti di documenti) parte dal capo di segreteria del ministro, Narda Frisoni. Se Boccia non era consigliera significa aver mentito ad associazioni che prendono fondi dallo stato, è stato che aggira stato, e significa aver fatto lavorare Boccia senza tutele. Boccia continua a smascherare pubblicamente Sangiuliano con post da giornalista. Si dirà forse adesso che è un’altra infiltrata di Fanpage? Purtroppo si dice in FdI: “L’hanno mandata”. La non consigliera sfida sui social la premier, la tagga, lamenta di essere stata umiliata da Sangiuliano, lascia intendere che pubblicherà audio, video. Ormai fa tutto lei. E Sangiuliano bara. Ora la sua linea  è “pagavo con la mia carta per Boccia”. Perché Sangiuliano non può fermarla? In una lettera alla Stampa, Sangiuliano scrive che  non sono stata mai condivise con Boccia informazioni sul G7. Se Boccia dice allora il falso perché non la denuncia? Sangiuliano bara. Il ministro ha dichiarato di averla conosciuta a metà  maggio 2024, e Boccia ha postato la foto del loro incontro risalente al 2023. La premier sa inoltre come ha operato in queste settimane il suo ministro per fermare la notizia? Ha chiamato i quotidiani (se ne vantava al ministero, “ci parlo io con i direttori”) implorando di non pubblicare articoli, promettendo future attenzioni a chi si sarebbe dimostrato “amico”. Inizia da lì il gioco “abbiamo visionato mail del 5 giugno”, che Sangiuliano alimenta. Sangiuliano non è un perseguitato, non è Berlusconi, e per carità, non si continui a dire, come ha detto Meloni, “è gossip”, da un governo che ha voluto raccontarci la famiglia Mocambo: separazioni, dissidi. Sangiuliano nella lettera a La Stampa scrive “mai pagato un caffè”, ma Boccia parla di “viaggi” e ha sequestrato un governo. Boccia avvisa: “Siamo sicuri che la nomina non ci sia stata? A me la voce che chiedeva di strappare la nomina mi sembrava femminile… la riascoltiamo insieme?”. A chiusura di questo pezzo potrebbe uscire un nuovo audio, che Sangiuliano ha elevato a Boccia Papers. E’ lui, sempre testimonianze del ministero, che ha continuato a chiamare Boccia. Sangiuliano bara. E’ lui che ha gestito pasticciando, con la spacconeria, questa vicenda che all’inizio faceva ridere, e infatti è stata trattata ridendo, ma ora non più. E’ Sangiuliano che ha coinvolto nelle sue scorrerie culturali, la capa di segreteria, Frisoni, una funzionaria vicina alla Lega, che rischia realmente, in quanto capo dell’ufficio. Al ministero della Cultura è stato visto Alessandro Giuli, perché il ministero della Cultura ormai non è un ministero, ma una rovina e desidera un ministro vero. Nessuno dice che il ministero si sente  commissariato, vive nell’angoscia. Gira di tutto. Il G7 della Cultura lo potrebbe aprire Meloni e ora c’è pure un Salvini che fa il magnanimo: “Mi fido dei colleghi”. La lettera firmata Sangiuliano, per una volta meno spocchiosa,  l’avrebbe scritta Fazzolari, che ha imparato. All’inizio del governo, Fazzolari aveva detto delle frasi sopra le righe ma poi non ha più parlato. Sta zitto. Lavora e non chiama i quotidiani per depositare le lettere pseudo-culturali che spacciava Sangiuliano, che ora  assicura: “Mai speso un euro del ministero”. Forse è peggio: perché li hanno spesi per Boccia i  festival della piccola Italia. Nessuno ce l’ha con lui, ha fatto tutto lui. A che titolo? Il titolo del vanitoso, con la complicità di chi gli faceva credere di essere un genio. Se resta ministro, a che titolo si presenterà? Potrà dare lezioni di cultura, a che titolo, può parlare di bellezza, e gentilezza? Meloni, a che titolo?

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio