Unione europea
L'appello di Draghi all'Ue per “riforme senza precedenti”. Dieci temi
Nel suo rapporto,prossimo alla pubblicazione, l'ex premier premerà per riforme strutturali a tutela della competitività, coesione sociale e clima: le coordinate fondamentali per garantire risultati concreti, ma saranno le istituzioni europee ad decidere in che modo seguirle
Bruxelles. Il suo rapporto sarà pubblicato la prossima settimana, ma Mario Draghi ha lanciato un forte appello ai governi dell’Unione europea e al Parlamento europeo per avviare urgentemente “riforme senza precedenti” per non rimanere schiacciati da Stati Uniti e Cina, facendo della competitività e dei valori europei le principali priorità della legislatura. Prima davanti agli ambasciatori dei ventisette stati membri, poi in una riunione a porte chiuse con i leader dei gruppi politici del Parlamento europeo, l’ex presidente della Bce ed ex premier italiano ha illustrato la sua diagnosi dei mali che affliggono l’Europa. Draghi ha osservato che negli ultimi decenni la competitività europea è stata soggetta a una serie di “freni strutturali”, come i ritardi nell’innovazione, i prezzi dell’energia più elevati, la carenza di competenze, le necessità urgenti di accelerare la digitalizzazione e rafforzare le capacità di difesa comuni. La perdita di competitività su Stati Uniti e Cina è stata rapida e improvvisa, anche a causa di una forma di autocompiacimento. Secondo uno dei partecipanti, Draghi ha confessato di avere “incubi” la notte sul futuro dell’Ue se non si agirà rapidamente. Ma si è anche detto “ottimista” sulle capacità degli europei di compiere le scelte giuste. Draghi ha spiegato che sono necessari una profonda riflessione su tutti gli strumenti a disposizione (giuridici, politici e finanziari) e una piena mobilitazione di tutte le istituzioni dell’Ue per affrontare la questione della competitività. Al contempo, secondo Draghi, è necessario preservare i valori europei, come la prosperità, l’inclusione e la coesione sociale e la protezione del clima. “Il rapporto contribuirà alla riflessione sulle sfide che l’Europa deve affrontare e su come l’Unione, le sue istituzioni, gli Stati membri e le parti interessate possono superarle insieme per riconquistare il vantaggio competitivo dell’Europa”, hanno spiegato fonti vicine a Draghi.
Il contenuto del rapporto Draghi sul futuro della competitività europea non è ancora pubblico. L’ex presidente della Bce ha illustrato la struttura del documento. Oltre alla diagnosi, il rapporto affronterà dieci temi, tra cui prezzi dell’energia, ritardo nell’innovazione, mercato dei capitali, aiuti di stato, carenza di competenza, investimenti e difesa. Per ciascuno dei dieci temi ci saranno raccomandazioni specifiche. La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha già usato molte delle idee di Draghi per redigere le linee guida politiche del suo secondo mandato. Von der Leyen ha anche promesso che alcune raccomandazioni alimenteranno le lettere di missione dei commissari designati. Il rapporto Draghi potrebbe diventare la bussola della prossima Commissione. Ma Draghi ha anche sottolineato che “spetterà ai leader dell’Ue, ai parlamentari europei, alle istituzioni e agli stati membri decidere come portare avanti il suo lavoro e trasformare le sue raccomandazioni in risultati concreti per gli europei”. In un discorso a febbraio, lo stesso Draghi aveva avvertito che ci saranno “discussioni difficili che richiederanno alle nostre istituzioni e ai governi nazionali di fare scelte difficili”. In aprile era tornato alla carica per chiedere “cambiamenti radicali”. In molti si aspettano dal rapporto proposte innovative sul debito comune e sul trasferimento ulteriore di sovranità.
L’allarme e il senso di urgenza di Draghi servono già da collante per la maggioranza di Ursula von der Leyen. Ieri, dopo l’audizione al Parlamento europeo, i capi gruppo del Partito popolare europeo e dei Verdi, Manfred Weber e Bas Eickhout, si sono presentati insieme per commentare le parole dell’ex presidente della Bce. Il primo ha puntato un po’ più sull’industria, il secondo un po’ più sul clima, ma entrambi sono d’accordo sulla competitività. Più che dal Parlamento europeo, l’ostruzionismo alle raccomandazioni di Draghi potrebbe arrivare da alcuni governi. Il debito comune per finanziare i beni comuni resta un tabù per molti (ieri Draghi non ne ha parlato). Gli stati membri hanno idee molto diverse su come e quanto usare gli aiuti di stato. Nemmeno il rafforzamento della Difesa fa l’unanimità. Il clima politico generale non è propizio a ulteriori trasferimenti di sovranità. “Il rapporto Draghi sarà un elemento chiave per alimentare il Consiglio europeo informale di Budapest dell’8 novembre”, spiega un diplomatico. Saranno i capi di stato e di governo a decidere le sorti delle raccomandazioni di Draghi.