la cultura dello scrocco
Le altre chiavi di Pompei. Per Franceschini gala da 60 mila euro
Non solo Sangiuliano: così Pompei diventa simbolo degli sprechi. Un sistema guasto tra gala, regali e vanità ministeriali che imbarazza il governo Meloni e solleva dubbi sulla gestione dei fondi pubblici
È la cultura, ma dello scrocco e dello sbafo. Ministro Giorgetti, i soldi che le servono si trovano iniziando a tagliare da qui. Si possono spendere oltre 60 mila euro per la vanità di ministri pavoni? Si possono donare chiavi da quindici mila euro, in oro, con denaro pubblico a ministri della Cultura? Giorgetti dovrebbe andare a Pompei, la città di a sangue caldo, e controllare le fatture, le determine. Oltre alla chiave di Sangiuliano, 15 mila euro, già nel 2022 sono stati spesi oltre 60 mila euro per consegnare un’altra chiave al ministro Dario Franceschini. Non è un episodio. Capi di gabinetto alloggiati una settimana a Venezia, cene, gala, treni, tartine. Chi paga? Il caso Boccia-Sangiuliano ha il merito di raccontare l’umanità guasta, arraggiata, che gira intorno alla cultura, la provincia arruffona che intercetta ministri con il papillon, che li seduce con le sfogliatelle e i battimani. Il ministro che imbarazza Meloni è lo stesso ministro che aveva trascinato il governo in treno, il 16 luglio 2023, a Pompei, per quella che venne definita “una giornata da cani”.
La mail che ha compromesso la sicurezza del G7, quella esibita da Maria Rosaria Boccia, una che si merita trasmissioni in Rai, Report, parte dal direttore del Parco di Pompei, Gabriel Zuchtiegel. E’ l’allievo di Massimo Osanna, oggi direttore dei musei, il funzionario che ha permesso a Sangiuliano di disarticolare il vecchio apparato, di circondarsi di fedeli, quei fedeli che lo hanno fermato ma troppo tardi. Il 20 maggio del 2022, lo stesso sindaco che ha consegnato la chiave d’oro da 15 mila euro a Sangiuliano, Carmine Lo Sapio, consegna un’altra chiave d’oro al ministro Franceschini e offre la cittadinanza onoraria a Osanna. A proposito, è il caso che qualcuno dica dove siano finite queste chiavi. Franceschini fa sapere che non era minimamente a conoscenza del valore di questa onorificenza e che appena ha letto il Foglio ha spedito una Pec, all’ufficio onorificenze del cerimoniale di stato per chiarire la natura (dono o onorificenza?) e che comunque, al di là della risposta, consegnerà la chiave al ministero. Quella di Sangiuliano dov’è? In pratica, è un lingottino.
Torniamo al 2022, in quella occasione, siamo in epoca Covid, vengono bruciati 70 mila auro. Ci sono le determine oltre alle agguerrite denunce di Mimmo Di Casola, un consigliere comunale che parla di “ricevimento d’oro” di “indegno spreco di denaro pubblico”. Per allestire la sala consigliare, era durante il Covid, momento drammatico, sono stati spesi 6.100 euro, per il coffe break altri 2.860 euro, 450 euro per permettere di seguire la diretta streaming, la cerimonia è costata 25 mila euro, c’è poi la chiave e le spese della tipografia altri 20.500 euro, che come si legge nelle determina è “realizzata a mano, del peso di circa 150 grammi, rimportante sull’impugnatura lo stemma della città e sul pettine le iniziali dell’onorevole Dario Franceschini”. I ministri vivono di vanità, ma Osanna che dirige i musei italiani, dovrebbe ben sapere che il denaro pubblico sarebbe meglio speso per ricerche, scavi, restauri. Può essere mai che a nessun funzionario dello stato passi per la testa, “ma quanto stanno spendendo per compiacermi”? Pompei non è solo Pompei, Pompei è come Venezia, è la proiezione dell’Italia all’estero, ma cosa è oggi Pompei? C’è stata la promessa del G7, da parte di Sangiuliano, l’organizzazione della non consigliera Boccia, che come racconta un consigliere comunale Marino Veglia, era “sempre presente in comune e parlava di G7”, la promessa, sempre di Sangiuliano, di fare Pompei Capitale della Cultura. Ma su Pompei pendono anche interrogazioni sulla legalità, presentate dal senatore leghista Cantalamessa. Concorsi dubbi, varianti in corso d’opera. La Cultura è solo il velo che copre. Durante il caso Sangiuliano-Boccia, il gabinetto del ministero guardava film a Venezia. Il film “Genny, nove secondi e mezzo” lo stavano girando a Roma, e loro preferivano il buio in sala. Pompei oggi racconta il governo Meloni, ma Pompei è anche la città dove la Cultura è andata a male. Al posto della hit dell’estate, Sesso e Samba, e solo Cultura e scrocco.