il pasticcio dell'ideologia
Ha ragione Gualtieri. Roma si è allagata per il cambiamento climatico. Mica per la monnezza galleggiante
Il sindaco della Capitale si giustifica spiegando che è tutta colpa dell'innalzamento delle temperature, del gas serra. Perché soffermarsi sullo sciocco dettaglio che i romani pagano circa 670 milioni di euro all’anno di tassa sui rifiuti che se ne vanno per oltre la metà in costi per il personale che non spazza le strade?
Poi, un giorno, toccherà anche capire meglio i limiti di uno dei più bizzarri, opportunistici e dannosi sistemi con i quali i politici cercano di disfarsi dei problemi. Dove al posto degli investimenti, della manutenzione, dell’efficienza amministrativa, della pulizia delle strade e dei tombini, c’è il pasticcio (e l’imbonimento) dell’ideologia. Martedì a Roma, per dire, ha piovuto intensamente. Ma tanto. Proprio tanto. E come siamo ormai abituati da circa venticinque anni, la città più abbandonata d’Europa si è allagata. Regolare. Via Aurelia si percorreva a nuoto. Internet è d’altra parte piena di video di negozianti che a San Pietro cercano di sturare i tombini (sarebbero quelle cose di solito piene di foglie). Ecco. Noi non ci saremmo occupati di questa banalità se non avessimo ascoltato Roberto Gualtieri – che sarebbe in teoria il sindaco – pronunciare queste esatte parole. Attenzione. “Quello che tutti dobbiamo capire è che i cambiamenti climatici sono una realtà che non possiamo negare”. Giusto, non neghiamoli. “Non possiamo fare finta che non ci siano”. Smettetela di fare finta. E ancora: “A Roma dobbiamo adattarci a un clima che cambia”. Giusto. “Dunque a Roma stiamo riducendo le emissioni per non peggiorare la situazione”. Encomiabile. “Siamo tra le prime città che si impegnano a contenere l’aumento delle temperature con un piano preciso. Pulire tombini e caditoie non basta più”. Straordinario.
Insomma, dice quest’uomo che la Provvidenza non ci ha inviato ma ci invidia: se Roma s’allaga è per il cambiamento climatico. E noi gli crediamo. Mica si allaga perché in città nessuno spazza più le strade da decenni e la monnezza naviga otturando i tombini. Per impedire che Roma si allaghi, lo capisce chiunque, bisogna bloccare le automobili nella zona verde. Bisogna fermare l’innalzamento delle temperature e lo scioglimento dei ghiacciai con l’imposizione delle mani, anzi della Ztl a Trastevere. Perché guardare il dito delle foglie secche che nessuno raccoglie in via Taranto e in via Merulana? Perché soffermarsi sullo sciocco dettaglio che i romani pagano circa 670 milioni di euro all’anno di tassa sui rifiuti che se ne vanno per oltre la metà in costi per il personale che non spazza le strade? Perché indugiare di fronte a sciocchezze di questo genere, de minimis non curat pretor recita un antico brocardo. E infatti Gualtieri si occupa del gas serra. Ed è un benemerito. I tombini, le foglie morte e la monnezza galleggiante sono tutte cose da gretti e insensibili. Fruttero & Lucentini, maestri di cinica morale, dicevano che “se ti vengono a chiedere anche un solo pelo della tua barba per salvare l’umanità non darlo. Diffida”. Precetto che, aggiungevano i due scrittori, lo stolto giudicherà biecamente egoistico, ma che invita innanzitutto a dubitare d’ogni richiesta di coinvolgimento in faccende di equivoca, generica vastità, incontrollabili dal singolo. Ebbene, si sbagliavano Fruttero & Lucentini. Non conoscevano Roberto Gualtieri. Perché mai occuparsi di aspetti miseri, come l’amministrazione di un comune e delle sue strade, quando puoi impegnarti ad abbassare di un grado la temperatura della terra mentre te ne stai seduto nella tua stanza del Campidoglio a fare le parole crociate?