il provvedimento
La stretta all'informazione che non c'è: ecco cosa ha approvato il Cdm
Dal governo via libera al decreto legislativo che vieta la pubblicazione integrale delle ordinanze di custodia cautelare per tutelare la presunzione di innocenza. La normativa torna quella precedente al 2017, quando non risulta che in Italia non ci fosse libertà di stampa
Stop alla pubblicazione integrale delle ordinanze di custodia cautelare, in modo da tutelare la presunzione di innocenza delle persone indagate. Lo prevede lo schema di decreto legislativo approvato ieri dal Consiglio dei ministri, che modifica l’articolo 114 del codice di procedura penale. La norma è stata inserita nel provvedimento grazie a un emendamento del deputato di Azione Enrico Costa, approvato lo scorso dicembre.
In particolare, il decreto legislativo prevede “il divieto di pubblicazione del testo dell’ordinanza di custodia cautelare finché non siano concluse le indagini preliminari o fino al termine dell'udienza preliminare”. Il decreto legislativo dovrà ora passare all’esame delle commissioni parlamentari competenti per un parere non vincolante.
La notizia dell’approvazione del provvedimento è stata riportata da diversi organi di informazione con indignazione e toni allarmanti. Repubblica, per esempio, ha denunciato la “drastica stretta del governo alla libertà di stampa”. Anche il Corriere della Sera ha parlato di “stretta del governo”.
In realtà, come avevamo già spiegato, la norma non fa che riportare le lancette dell’orologio a prima dell’approvazione nel 2017 della riforma Orlando, che rese pubblicabili le ordinanze di custodia cautelare: non risulta che prima del 2017 in Italia non ci fosse libertà di stampa o che i giornalisti avessero il bavaglio. Lo dimostrano le tante storie dei malcapitati passati per il tritacarne mediatico-giudiziario.
“La norma opera un bilanciamento tra il diritto all’informazione e la presunzione di innocenza”, spiega Enrico Costa al Foglio. “Oggi la nostra normativa è sbilanciata. Si può pubblicare come un libro l’ordinanza cautelare che poi il Riesame o la Cassazione annullerà dopo 15 giorni. Intanto però sulle persone coinvolte rimarrà un marchio gigantesco. L’ordinamento dovrebbe invece garantire che una persona che entra nell’ingranaggio giudiziario quando ne esce sia la stessa in termini di reputazione e di immagine”.