L'intervista

Marattin: “Sostenere Orlando? Per seguire il campo largo Renzi ha spaccato Iv”

Ruggiero Montenegro

Il deputato di Italia viva medita l'addio, lavora a un nuovo progetto centrista e strizza l'occhio a Calenda. "Stiamo assistendo a uno spettacolo che la nostra comunità non merita. Ci sono esponenti del partito che chiedono se per favore possono entrare nel centrosinistra e la risposta è che devono inginocchiarsi e chiedere perdono. Io non faccio politica così"

“Stiamo assistendo a uno spettacolo che la nostra comunità non merita”. Luigi Marattin non usa mezzi termini. Guarda oltre, strizza l’occhio a Calenda e va all’attacco: “Renzi ha spaccato il partito”.  

Da mesi il deputato riformista porta avanti, praticamente in solitaria, una battaglia interna a Italia viva. Ma oggi, dopo l’ennesima capriola dell’ex premier, la frattura sembra insanabile. “Non sono da solo. Circa 300 dirigenti territoriali di Iv e 100 ragazzi delle nostre scuole di formazione hanno firmato documenti di piena contrarietà. E poi ci sono tantissimi  iscritti”, precisa Marattin. “Si cerca di far passare un’immagine diversa,  la verità  è che la svolta della ‘Partita del cuore’ ha diviso Iv a metà, sia per il metodo che per merito”.

Eppure, replichiamo, tra i dirigenti di Iv le voci che si oppongono all’ingresso nel campo largo sono rare, praticamente inesistenti. Anzi pare che i renziani  siano pronti a uscire dalla giunta di Genova per sostenere il dem Andrea Orlando alle regionali. “Io non faccio politica così – ribatte l’onorevole – Ci sono esponenti del partito che chiedono se per favore possono entrare nel campo largo e la risposta è no. Oppure che prima devono inginocchiarsi e chiedere perdono. Ma le cose per cui dovrebbero farsi perdonare sono state l’essenza del renzismo, l’orgoglio di migliaia di persone che hanno speso tempo e soldi per perseguire un’idea. Tutto questo ora viene buttato al vento per tatticismo esasperato o  spirito di sopravvivenza”.

Per certi versi sembra di sentire Carlo Calenda. A proposito, il leader di Azione ha  chiarito che non ci sono pregiudizi su Orlando, ma  prima bisogna discutere sul programma. E’ questo il metodo giusto? “Non voglio entrare nelle vicende altrui – risponde Marattin – Ma posso dire che il metodo scelto da Renzi è assolutamente sbagliato. Non si può decidere di stare col centrosinistra a prescindere. E senza nemmeno discuterne prima nel partito. Dovremmo sostenere i candidati che più si avvicinano alla sensibilità liberal-democratica, valutando caso per caso”. Cosa non le piace di Orlando? “E’  una persona perbene e intelligente, lo stimo. Però la pensa diversamente da me praticamente su tutto, dalla giustizia al lavoro passando per il fisco”, spiega ancora Marattin con un ragionamento che va oltre la contesa ligure. “L’idea che per battere un avversario, ieri Berlusconi, poi Salvini e ora Meloni, occorra costruire coalizioni che hanno al loro interno posizioni opposte su tutto è un’idea che non mi appartiene più. Non si fa politica per non far vincere qualcuno, ma in nome di un’idea di paese sulla quale chiedere il consenso e costruire una proposta di cambiamento”.

Ed è proprio con questa prospettiva che il deputato di Iv è tornato a rilanciare la creazione di una nuova  forza al  centro. Ha scritto un libro  – La missione possibile –  in uscita tra pochi giorni in cui proverà a spiegare la necessità di questo percorso. “Nel paese è ancora forte la domanda di un soggetto politico che dia rappresentanza a chi non vuole rassegnarsi alla missione impossibile di ‘moderare’ Meloni-Salvini e Schlein-Conte. Una forza che vuole esprimere una autonoma e ben delineata visione di società, in grado di prendere il consenso, smettendola di trattare gli italiani come bambini. E’ questa la missione possibile, di cui parlo”. Non è un’impresa da poco, come si realizza? “Con un processo politico che archivierà per sempre i partiti personali e metterà insieme le tante realtà che hanno voglia di costruire, e non di distruggere o di affermare individualità”. Marattin, in realtà, c’aveva già provato  all’interno del suo partito, chiedendo un congresso. Perché la sua richiesta non è stata accolta, qualcuno temeva l’esito del confronto? “Se hanno deciso di non farlo, con una forzatura che ha dell’incredibile, avranno avuto i loro motivi. Non mi riguarda più”. Ci sta dicendo che sta per uscire da  Iv? “Vedremo, ma la situazione è abbastanza chiara”. 

In questo quadro, pur con qualche differenza, resta solo Azione a condividere la visione di Marattin. Onorevole, il  suo progetto è aperto anche a Calenda? “Non è il mio progetto, ma quello di tanti. E le porte sono spalancate per chi sta in Azione. A condizione che sia un processo armonico e di costruzione, che dovrà prevedere a un certo punto un momento di contendibilità per la leadership. Ma – conclude il deputato di Iv – prima della leadership, che non vuol dire ‘proprietà’, stavolta partiamo da idee e organizzazione”. 

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