Roma Capoccia

Roma di nuovo allagata. Ma è stato davvero il cambiamento climatico?

Gianluca De Rosa


Il sindaco Roberto Gualtieri se la prende con il clima, ma il meteorologo Randi dice di no: “E’ stato un evento intenso, ma non straordinario”

Sembra che per Roberto Gualtieri “i cambiamenti climatici” stiano diventando quello che per Virginia Raggi erano “le amministrazioni precedenti”. Un capro espiatorio. Due giorni fa il sindaco, dopo l’ennesima bomba d’acqua che ha allagato la città, costringendo alla chiusura diverse fermate delle metro e rendendo alcune strade  veri e propri canali, è intervenuto sui social parlando ai romani proprio di “cambiamenti climatici” e definendo quello di martedì un evento “unico”. Ma è davvero così? “Si tratta senz'altro di un episodio intenso, ma non direi che si sia trattato di un evento straordinario: 60 millimetri di pioggia, anche in un'ora, non sono una novità, soprattutto nell'area tirrenica e  a fine estate, quando le perturbazioni incontrano un atmosfera calda e carica di vapore acqueo pronto a trasformarsi in pioggia”, dice al Foglio Pierluigi Randi, meteorologo e presidente dell’associazione meteo professionisti. Nulla di straordinario dunque?  “Da 15 anni – conferma  il metereologo –  eventi come quello dell’altro giorno avvengono con una certa costanza, sono senz’altro i cambiamenti climatici ma non sono una novità, osserviamo questi fenomeni  da oltre un decennio”. A guardare i dati dei pluviometri – gli strumenti che in diversi punti della città misurano l’intensità delle piogge – si scopre in effetti che da inizio 2023 quello dell’altro giorno è stato senz’altro uno degli eventi più intensi ma non l’unico. 


Già quest’estate per giustificare il picco di incendi – numeri che non si registravano dal 2017 – il primo cittadino aveva invocato il cambiamento climatico. Una cosa è certa a Monte Mario, la collina colpita da uno dei più devastanti roghi estivi, adesso il terreno franabile, fatto di sabbia e argilla, è rimasto scoperto da alberi e cespugli. Comitati di quartieri e geologi sono  preoccupati che, senza vegetazione, alla prossima pioggia intensa, un pezzo della collina possa franare, come già avvenuto rovinosamente in un altro punto nel 2014. Sarebbe davvero un effetto devastante dei “cambiamenti climatici” combinati tra loro. 
Gualtieri comunque ha rivendicato che, vista l’intensità del fenomeno, le cose non sono poi andate così male: “I danni sono stati contenuti e limitati anche per l’effetto positivo dell’enorme lavoro di prevenzione che abbiamo svolto in questi mesi”. Il riferimento sarebbe alla pulitura delle caditoie, al taglio degli alberi e allo spazzamento della città che il sindaco dice è stato fatto. A guardare questo bilancio di un’ora e mezzo di temporale però qualche dubbio sulle attività svolte dal comune viene. Circa 400 interventi che si sono resi necessari da parte della Polizia locale, Protezione civile e dipartimento Ambiente: 150 allagamenti, 44 incidenti stradali, 228 cadute di alberi o rami. A questi va aggiunta la chiusura per oltre un’ora delle stazioni della metro A Lepanto e Manzoni.
A sottolineare l’intervento del sindaco, sui social, ci ha pensato la pagina Instagram, ormai nota non solo ai romani, “Welcome to favelas”, un quotidiano aggiornamento video di scene di ordinario degrado urbano. Proprio il giorno precedente l’acquazzone imprevisto la pagina aveva pubblicato un post con una serie di tombini e scoli tappati da foglie e sporcizia in ogni anfratto della città e inviati dagli utenti. Il post sottolineava come  le segnalazioni fossero oltre 300 e fossero già state inviate al Campidoglio. Saranno mai stati puliti? Dal canto suo il comune fa sapere che il dipartimento Simu, che si occupa dei lavori pubblici, e Ama hanno effettuato prima di settembre la disostruzione di oltre 40 mila caditoie. Non c’è invece un dato sulla pulizia dei tombini sulla viabilità secondaria, quelle di competenza municipale. Per oggi è prevista una nuova perturbazione, che dire, speriamo vada ancora meglio di martedì.