(foto Ansa)

Il caso

Sangiuliano-Boccia. Trattative, un mercato di sputtanamento. Le titubanze di Meloni imbarazzano il governo

Carmelo Caruso

Boccia attacca il ministro: "E' sotto ricatto" e mette in moto un mercato di interviste esclusive. Manine, imprecisati favori. Il governo si riunisce, smentisce. Sangiuliano, ministro sospeso

Chi perde? Governo e sputtanatori. Chi perde? Meloni, Sangiuliano, Boccia. Chi perde? Tutti. Il governo si perde, si smarrisce, mentre si chiude questo giornale. Maria Rosaria Boccia ora dice: “Il ministro è sotto ricatto da persone che hanno avuto agevolazioni”; “il ministro ha detto cose non vere”. Maria Rosaria Boccia accusa, Maria Rosaria Boccia parla, Maria Rosaria Boccia provoca un vertice di governo. Tajani corre a Palazzo Chigi. Trattative, interviste negoziate con televisioni. Un mercato scatenato da Boccia. Alla versione di Sangiuliano replica Boccia che mette in moto la lavatrice dello sputtanamento. Chi perde?
Tocca quattro argomenti, i quattro argomenti che fanno saltare un ministro: auto di servizio, trasferte che sostiene pagate dal ministero, i documenti riservati del G7. Nel cielo, le dimissioni. Prima delle 20, la non consigliera Boccia rilascia un’intervista a La Stampa per dire che Sangiuliano è “sotto ricatto”. Non dirà mai da chi: parla per  allusioni. Si presenta come imprenditrice e poi precisa: “Lo accompagnavo a titolo di consigliera dei grandi eventi”. Ripete che tutte le trasferte sono state “pagate dal ministero”, almeno mi diceva “il capo segreteria”. Nel governo sono sempre più convinti che ci sia “una regia”. Chi muove Boccia? Chi perde? Dopo l’intervista di Sangiuliano al Tg1 non serve più cercare reati, qui l’unico è vedere il ministro ancora all’opera. Si può trattare il ministero della Cultura come una società interinale dove fare nominare l’amante? Boccia in due mesi ha distrutto una carriera, e si lancia in accuse pesanti, gravi, che dovrà motivare. Il pianto di Sangiuliano al Tg1, la delusione di Meloni per un’intervista che è servita solo all’autoflagellazione, sono la cornice. Boccia a tono dichiara che “i dossier del G7 erano certamente informazioni riservate” e che Sangiuliano ha sottolineato al direttore del Parco di Pompei, “di mandarle a me”. Continua a dire che c’erano dentro i percorsi dei ministri. Le sue interviste diventano ulteriore speculazione. Si parla di manine “per bloccarle” in tv. La Lega non difende Sangiuliano, dice anzi, “se resta lui, sarà concesso tutto a tutti”. FI tace. Nessuno al governo può escludere che quello che ha o non ha Boccia possa essere stato ceduto a terzi, che abbia trattato. Di sicuro lo ha fatto aumentare di valore. Dopo dieci giorni abbiamo una non consigliera che posta frasi contro il potere che definisce “tirannico” e che parla di imprecisate figure che avrebbero avuto delle agevolazioni. Sangiuliano non ha compreso in tempo chi fosse. E l’Italia intera ancora non lo sa fino in fondo. Cosa ha già ottenuto? Una campagna pubblicitaria milionaria, e gratuita, ottenuta ai danni dello stato, interviste esclusive negoziate da Maria Rosaria Boccia con quotidiani e tv. Chi perde? Otto giorni di sputtanamento per non cacciarne uno. Chi perde? Da ora in avanti ogni secondo di quell’intervista è un documento, il documento di chi continua a barare. Sangiuliano ha continuato a parlare con Boccia anche quando rompe la relazione e cerca l’intortamento. Boccia viene estromessa dalla chat il 15 agosto, ma la comunicazione ufficiale che il suo contratto non sarebbe stato ratificato arriva il 26 agosto, dopo giorni di trattative. E poi, da quando le mogli dei ministri fanno strappare contratti e il ministro manda la mail per strappare il contratto?
L’idea che si vuol far passare è che al massimo abbiamo un ministro fesso ma perché dobbiamo avere un ministro che il resto del mondo sa essere stato preso per fesso? Chi perde? Meloni andrà dal 22 al 25 in America all’Onu ma prima ci sarà il G7 Cultura. Lo apre forse un ministro che deve stare zitto? Alla Biennale ci andrà ancora Sangiuliano? Sangiuliano resiste, Meloni resiste. Ora si andranno a cercare ministeriali, altri uomini forse da sputtanare. A che serve, ancora?

Carmelo Caruso

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio