Il racconto

Vannacci: "Dialoghiamo con AfD. Crosetto mi perseguita?". Salvini non si fida e lo insegue

Simone Canettieri

Una sera a Viterbo con il generale e il leader della Lega, L'eurodeputato: "Per ora non prendo la tessera della Lega, il mio movimento diventerà uno tsunami". E nel Carroccio c'è chi scherza: camerata, camerata: fregatura assicurata

Viterbo, dal nostro inviato. “Vannacci? Camerata, camerata: fregatura assicurata!”. Lo pensano Matteo Salvini e i fedelissimi del vicepremier. A tutti però sta bene così. Roberto Vannacci ha portato 560 mila preferenze alle ultime europee, ha tenuto a galla la Lega ed è servito a uno scopo. Se alla fine, prima o poi, il generale se ne andrà via dal Carroccio: pazienza. Sarà servito alla causa. E il laboratorio per il prossimo Frankenstein, o moderno Prometeo, si riaprirà alla ricerca del futuro fenomeno. Intanto – e l’altra sera è stato impressionante – Salvini è costretto a marcare a uomo Vannacci, mentre l’europarlamentare indipendente saluta e conciona dicendo con la provocazione che non gli manca: lui è un camerata, perché ha fatto la scuola di Modena con me, quell’altro è un altro camerata perché è stato nelle Forze armate trent’anni. “Ci chiamiamo camerati, andate a studiare sulla Treccani, e allora?”. Segue sorriso furbo. 

Rapida panoramica di contesto: martedì 3 settembre, Viterbo, giorno del Trasporto della Macchina di Santa Rosa, un gioiello firmato dall’architetto Raffaele Ascenzi, alto più di trenta metri, da secoli portato a spalla per le vie del centro da oltre cento facchini vestiti di bianco con fascia rossa alla vita e bandana dello stesso colore in testa (si chiama ciuffo). Viterbo è la provincia dell’impero, vista dai Palazzi di Roma. Ma è anche due cose in questo momento: la capitale del melonismo, o Meloniland, con il record italiano di Fratelli d’Italia alle ultime europee (42,5 per cento) e il teatro dove Vannacci fra due settimane terrà la sua personalissima Pontida. Le prove generali di un partito dentro la Lega, grazie all’associazione culturale “Il mondo al contrario” che si è fatta movimento con tanto di tesseramento a 30 euro, accompagnata anche da “Noi con Vannacci”.

In questo sabato del villaggio, tra folclore e fede, c’è il generale a piede libero e a briglia sciolta. Eccitato dalla situazione come non mai. Lo ha portato qui Umberto Fusco, ex senatore della Lega e fondatore del salvinismo nella Tuscia all’epoca di “Noi con Salvini” ormai dieci anni fa. Non è stato rieletto. Ha il dente leggermente avvelenato. “Gli amici di Matteo mi hanno rovinato la carriera”, dice Fusco, ex camerata in quanto ex militare, mentre si coccola il suo generale e lo porta in processione tipo Madonna pellegrina. Baci, applausi e selfie. 

L’eurodeputato si presenta con lui a Porta Romana, dove è custodito il “Campanile che cammina” (come lo chiamò Orio Vergani) che alle 21 inizierà la sua marcia luminosa tra i vicoli bui del centro. 

Vannacci indossa una maglietta celebrativa bianca che oggi hanno molti ragazzi. C’è scritto “Dies Natalis”, come il nome della nuova Macchina di Santa Rosa. Se ci pensate è una salvinata vecchio stile. Un modo per cercare empatia fisica con il posto dove ci si trova (chi non ricorda il periodo del capo leghista con le felpe accompagnate dalle scritte della città o dei corpi di polizia?). 

Ecco, Salvini venuto a conoscenza della presenza di Vannacci a Porta Romana invece di presentarsi in prefettura si fa lasciare dalla scorta a Porta Romana. Cambio di programma. I due si baceranno appena si incontrano, si faranno una foto insieme con i vigili del fuoco (“io li chiamo pompieri”), andranno a bere una birra in un bar, invocati dalla gente, sempre eccitata quando gli capita sotto tiro uno politico nazionale, specie se di destra. Qui addirittura sono due. La coppia dissimula armonia. Ma, vista da molto vicino, è tutto confezionato per noi che stiamo dietro a loro. Salvini legge i giornali, non scende dalla montagna del sapone, sa benissimo che il generale ha ambizioni elevatissime. Il vicepremier è qui per una dimostrazione di forza e di popolo. L’ultima volta che venne per questa festa, nel 2018, era ministro dell’Interno e creò il panico: una marea di gente in estasi in modalità ola, come davanti a una star, video che fecero il giro d’Italia, era l’uomo più potente e amato del paese. Glielo ricordiamo, in quanto testimoni oculari. “Ah, che tempi”, dice, con un velo di nostalgica tristezza, mentre sorseggia una birra, visto che con i mojito deve aver chiuso dall’estate del 2019.
Ma abbiamo perso Vannacci: dov’è? Quella che seguirà sarà un’intervista in movimento, fra strattoni, saluti sull’attenti, frasi lasciate cadere e intime convinzioni. Generale che ne pensa del caso Sangiuliano, il ministro sì che è un vero maschio  italiano, non crede? “Non ho letto bene la storia”. E tira fuori una faccia da marpione. Partiamo  dai fondamentali allora: quando prenderà la tessera della Lega? “Vediamo, prima di farlo voglio parlare con Salvini di diverse cose. Non c’è fretta”. Lei si farà un partito, lo ammetta. “Io da zero ho preso 560 mila voti. Siamo un’onda, diventeremo uno tsunami”. Ha  salvato Salvini. “Questo lo dice lei. Posso dirle però che ci sono tante persone che credono in me”. C’è  un nuovo provvedimento disciplinare nei suoi confronti: si sente  perseguitato dal  ministro Guido Crosetto?  “Io nemmeno  lo conosco. Un generale non parla mai con il ministro o almeno non è tenuto a farlo”. Si sente una vittima? “Si faccia qualche domanda, si chieda se c’è stato un accanimento nei miei confronti”. I ministri passano. “I generali no”. Crosetto è stato un buon ministro della Difesa? “Non rispondo”. Viterbo è storicamente    città di caserme. Di militari. Ospita da una vita la scuola sottufficiali dell’esercito e il centro addestrativo dell’aviazione. Ci sono ragazzi in divisa  che salutano  Vannacci emozionati. Il generale Andrea Di Stasio, già a capo  della Brigata Sassari, incontra il camerata nella calca del brindisi in prefettura. I due sono usciti entrambi dall’Accademia di Modena. “Aveva un anno meno di me: era il mio cappellone”.

Nel gergo militare il cappellone è  la recluta, perché nei primi giorni porta goffamente il cappello, spesso fuori taglia. Vannacci, ha fatto un’indagine demoscopica sul suo elettorato: quanti militari l’hanno votata? “Mi ha dato un’idea. Questo non lo so in termini di numeri. Ma di sicuro sono stati tantissimi. Le forze armate mi amano”. Ha visto il boom di Afd in Sassonia e Turingia: reputa il partito paranazista un interlocutore della Lega? “Certo. E’ un interlocutore per tutti noi sovranisti. Credo che sia naturale dialogare con AfD e con chi dovremmo farlo altrimenti con i socialisti o con i verdi?”. Hanno posizioni razziste. "Sono sovranisti". Lei ha un’ambizione smisurata. “Io sono uno operativo: abituato ad andare oltre e superare gli ostacoli in contesti difficili”. Salvini intanto stringe mani, e si becca anche dei fischi, ma in generale l’accoglienza è buona. Il capo della Lega è in maniche di camicia bianca. Madido  di sudore, come tutti. Il generale in maglietta è fresco e tonico. “Faccio sempre palestra”. Si muove con uno slancio saltellante all’Alberto Sordi in versione Guido Tersilli, medico della mutua. I viterbesi gli dicono: “Salvaci tu”. Ma di chi o da cosa non si sa. Vannacci entrerà in prefettura in abbigliamento casual, sfiorerà Antonio Tajani senza salutarlo. Ancora militari, stellette e galloni tutti intorno all’eurodeputato. Umberto Fusco si gode la scena. Claudio Durigon vede la ressa degli inviati intorno al generale e se ne esce con una battuta: “Ma chiedetemi della storia della mia casa, insomma fatemi domande scomode: non dimenticatemi!”. Il viceministro Durigon è con il senatore Andrea Paganella, braccio destro e amico personale di Salvini. Vanno provocati sul generale che potrebbe tradire. “Ma figuriamoci: la Lega da sempre candida indipendenti”. Anche loro non corrono certo ad abbracciarlo o fargli salamelecchi. Vannacci chiede ai giornalisti: “Sapete cosa dice l’articolo 52 della Costituzione? La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino. Il servizio militare è obbligatorio nei limiti e modi stabiliti dalla legge. Studiate!”. Vannacci sempre in modalità “Alto Gradimento” ma anche “Vogliamo i colonnelli”. “Ma basta pensate che io voglia fare un golpe, ma per favore”.

Il trasporto della Macchina sta per iniziare e si porta via nella frenesia chiacchiere e brindisi. Salvini senza salutare il suo generale sale di nuovo verso Porta Romana per assistere alla partenza. Vannacci scompare dai radar. Lo ritroveremo a cena in un locale del centro con i fedelissimi. Gli animatori cioè del suo movimento a queste latitudini. Tornerà a Viterbo il 19 e il 20 settembre per questa due giorni dedicata solo ed esclusivamente a lui. L'evento a Salvini non piace perché alimenta le voci del partito personale. Ma è costretto a subirlo. "Aspettiamo duemila persone da tutta Italia, almeno", dice ancora Fusco. Che preferisce non parlare del suo ex amico Matteo, ragionando come il Carroccio dopo i fasti degli anni scorsi sia ormai ridimensionato. "Qualcuno è preoccupato nella Lega". L'agenda dice: evento di Viterbo a settembre, poi Pontida a ottobre e infine il congresso all'inizio dell'anno nuovo. Vannacci ripete questi tre appuntamenti prima di scomparire nel caos del 3 settembre. E' sicuro di saperla più lunga di chi lo ha candidato. Aspetta solo il momento buono per la controffensiva. Nella Lega lo chiamano camerata e danno la fregatura per scontata.   

Di più su questi argomenti:
  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.