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L'editoriale dell'elefantino

Bunga bunga, ep. 2. Quanta ipocrisia nella riedizione della politica fatta a favore di Guardone Collettivo

Giuliano Ferrara

L'affaire Boccia-Sangiuliano è l'ennesima tragicommedia dai contorni rosa che tiene incollati i lettori e sgonfia di autorevolezza la politica nostrana. Le relazioni extraconiugali sono sempre esistite, ma i social ne hanno compromesso la pacifica convivenza con l'onore, a favore del Bel Paese voyeur 

Una modesta proposta swiftiana a commento del caso Boccia e Sangiuliano potrebbe essere la pena di morte per gli adulteri (politici, professionisti, impiegati pubblici, operai, manager, coltivatori diretti). Ma che strage ne seguirebbe sta a voi immaginarlo. Pensando sì al ministro perculato (non ancora peculato) e alla signora appassionata che difende il suo diritto di essere donna (a modo suo) prendendo per i fondelli l’eccellentissimo governo della Repubblica. Ma pensando anche a voi, a noi, a tutti e tutte, come si dice oggi. L’ipocrisia che circonda la riedizione della politica fatta a colpi di bunga bunga, che metteva in discussione seriosamente ieri un innocente harem privato e oggi se la prende con ordinari tradimenti coniugali, e lo fa a colpi di “il governo trema”, il “senso dello stato”, “ricatto in camera da letto”, non è diversa da Berlusconi a Sangiuliano, se non per caratura dei personaggi coinvolti e dei ruoli svolti. La bionda prosperosa e amante prende il posto in successione diretta della mora di furbizia levantina sottoposta a processo e difesa con grinta signorile, esemplare, dal compianto ex presidente del Consiglio, che si spinse, non sprovvisto di sense of humour, a suggerire una sua discendenza diretta dal Faraone Mubarak. Ecco, l’unica differenza è che il Cav. prese un po’ tutti gli impiccioni, giustamente, per i fondelli, qui i fondelli del Minculpop piangono lacrime di coccodrillo che suscitano vera ma insana compassione

Sarà anche un punto di vista eccentrico e personale, personale di sicuro, ma che ha fatto Gennaro Sangiuliano? A parte risultare ridicolo in una bufera mediatica e social che farà epoca per la sua dimensione spassosa ma anche enfatica e pruriginosa, ipocrita e autolesionista, lui che per il ruolo teatrale del personaggio buffo e goffo ha una predisposizione naturale? Ha perso autorevolezza, se mai ha goduto di gravitas, questo è certo, e forse alla fine pagherà con una letterina di dimissioni, ma dove sta l’autorevolezza di chi gli imputa possibili fughe di notizie riservate dalla Caserma dei Gladiatori di Pompei, passaggi in auto o in treno o addirittura in aereo a una persona cui si legò per motivi affettivi o sentimentali, violazione dell’articolo 54 Cost. che parla di “disciplina e onore” nello svolgimento di funzioni pubbliche, soggezione a passioni che innescano ricattabilità? Alla disciplina, che sarebbe un bel requisito etico e politico in quanto compagna dell’obbedienza, ci ha pensato una volta per tutte don Milani e tutta la cultura conseguente e discendente. L’onore, poi, è un dettato costituzionale che figura come un rottame ideologico di due secoli fa, l’archetipo di un mondo letteralmente scomparso, aristocrazia di tocco e di spada.  

Qui la questione vera è una sola. L’informazione è guardona per necessità e anche un poco per diletto dei lettori, ma dovrebbe farlo con disciplina e onore, toh, o almeno con un certo senso dell’ironia e delle proporzioni. Chi non ha dato un passaggio a un’amante o non avrebbe voluto darlo se le circostanze, e l’amante, glielo avessero suggerito? Il problema è che anche le amanti o gli amanti non sanno più che cosa siano disciplina e onore, complementi del piacere o almeno del piacere di vivere, e sono diventati tutti e tutte influencer, una categoria sociale incompatibile con le più alte funzioni ministeriali. Peggio collocare Times Square a Londra o ritirare un contratto di consulenza gratuito per i Grandi eventi a una influencer troppo alta, troppo bionda e troppo loquace, mettendo fine a un gaffe istituzionale, probabilmente mettendo a morte una sveltissima carriera, e insieme troncando una passione che il Guardone Collettivo osserva con quel sovrappiù di eccitazione stuzzicante che ci mette tutti anche troppo di buon umore ma a scapito della nostra disciplina e del nostro onore?

  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.