il colloquio
Crippa (Lega): "Caro Tajani, abolire il canone si può. Rai mediocre, privatizzare non è un tabù”
"E' una nostra storica battaglia, andremo avanti. Le nomine? Non abbiamo rotto alcun accordo. Proponiamo personalità valide e capaci. Serve un management di qualità, che renda la tv pubblica sostenibile e attrattiva. Altrimenti muore. La manovra? Flat tax e pensioni le nostre priorità", dice il vicesegretario del Carroccio
“La priorità per noi resta il programma di governo. Non vogliamo fare polemiche. Ma quella sul canone Rai è una nostra battaglia storica e andremo avanti: vogliamo ridurlo, fino a eliminarlo. Si può fare aumentando gli introiti pubblicitari”. Il vicesegretario della Lega Andrea Crippa esclude prove muscolari, ma ribadisce — dopo la proposta di legge depositata a luglio dal suo collega Stefano Candiani — la necessità di un netto cambio di rotta sulla tv pubblica. “Anche la privatizzazione non è un tabù. La Rai oggi è mediocre”.
Il numero due del Carroccio risponde al Foglio all’indomani delle parole di Antonio Tajani. “Il canone non si tocca”, ha detto da queste colonne il ministro degli Esteri e leader di Forza Italia. Crippa che ne pensa? “Capisco la loro posizione, il nostro obiettivo però è soltanto quello di aiutare gli italiani”. Lo scorso anno con la Legge di bilancio, il governo ha abbassato il canone Rai da 90 a 70 euro, una misura che dovrà essere confermata. La Lega proverà ad andare ancora oltre? “Vediamo, se ci sarà margine perché no. Intanto, di sicuro, lavoreremo sulle pensioni e per abbassare le tasse, materie su cui abbiamo già dimostrato di voler e poter incidere”, risponde il numero due di Salvini. Con quali richieste? “Per le misure specifiche aspettiamo di avere un quadro preciso dei conti e delle risorse. Poi ci confronteremo con Giorgetti e Salvini. Con quota 100 abbiamo già permesso a milioni di italiani di andare in pensione anticipatamente, restituendo loro un diritto acquisito. Mentre la flat tax crediamo sia una misura utile ed efficace. Proseguiremo in questa direzione”.
Torniamo alla tv di stato e all’ipotesi privatizzazione, un’altra questione che rischia di creare divergenze nella maggioranza. “Prima o poi è un discorso che va affrontato. Perché per molti aspetti la Rai è un’azienda scadente, è sotto gli occhi di tutti. E invece deve essere gestita nell’interesse del paese”, spiega il vicesegretario del Carroccio. Nel suo ragionamento l’ingresso dei privati potrebbe essere utile, oltre che da un punto di vista economico, a una gestione più efficace dell’azienda. “Non è attrattiva, soprattutto per i giovani, che sempre più spesso si rivolgono altrove”. Molto in questo senso, aggiungiamo noi, dipenderà anche dai prossimi vertici dell’azienda e dalla loro capacità di innovare e adattarsi ai tempi. “Serve un management di qualità, in grado di avere visione”, conviene Crippa. E però sulle prossime nomine parlamentari (dovrebbero arrivare la prossima settimana, salvo rinvii) la maggioranza ha difficoltà a trovare una quadra. Anzi, l’accusa nei confronti della Lega è quella di mettersi di traverso (per esempio sulla presidenza di Simona Agnes, sponsorizzata da FI), di aver rotto l’intesa trovata con gli alleati e di giocare troppo al rialzo. “Non abbiamo rotto nulla — ribatte Crippa — perché non c’è ancora alcun accordo. Stiamo discutendo. Ci sono dei profili che secondo noi possono fare bene e li proponiamo. Non si tratta di mettere bandierine, ma di rivolgersi a persone capaci e valide”. Possiamo fare i nomi? “Meglio non bruciare nessuno”, usa la diplomazia il deputato.
Secondo le indiscrezioni, il Carroccio chiede di poter esprimere il direttore generale o direzioni di rilievo come il Day time e l’Approfondimento. Per quest’ultima casella, per esempio, gira il nome del salviniano Giovanni Alibrandi. “Ma per la Lega non è questo il tema”, dice ancora il vicesegretario. “La Rai, lo diciamo da tempo, non deve rispondere a un partito ma guardare al futuro. Altrimenti muore” . Qual è quindi la vostra ricetta? “Serve una dirigenza in grado di rendere l’azienda finalmente sostenibile: ci sono costi altissimi e tanti giornalisti, eppure la tv pubblica continua a proporre troppo spesso contenuti e programmi di basso livello. Non sto dicendo di licenziare qualcuno, sia chiaro. Ma di fare in modo che questo potenziale venga sfruttato. Come accade in qualsiasi altra azienda, occorre misurare i risultati. Questa — conclude Crippa — è l’unica strada per migliorare e sopravvivere”.