I dolori del campo largo e i silenzi di Schlein in Puglia su Renzi

Gabriele De Campis

La segretaria alla festa dell’Unità di Manfredonia non molla sul caso Sangiuliano: “Meloni per un’ora e mezza a vedere gli scontrini del ministro quando l’emergenza sono le liste d’attesa…”. Consigli per la Finanziaria in chiave propaganda elettorale per le regionali: più spesa per sanità e istruzione, congedo paritario per i genitori. La linea di Orlando per la Liguria: alleanza “larga e coerente”, ovvero sì a Calenda, frenata sui renziani

“Segretaria, cosa replica a Renzi che non fa abiure sul Jobs act?”. Elly Schlein chiude lo sportello e l’auto parte senza risposte da Manfredonia, dalla Capitanata di Giuseppe Conte e dalla Puglia dove il “campo largo” l’ha sperimentato per primo l’emiro Michele Emiliano (riunendo dallo storico stalinista Luciano Canfora a Casapound, passando per centristi vari, Azione e M5S, con questi ultimi ora recalcitranti rispetto agli equilibri regionali).

  

La segreteria, un po’ influenzata e in ritardo rispetto al programma, tiene un comizio con ritmo dal palco della Festa dell’Unità pugliese. Prima di prendere il microfono ha attaccato a testa bassa sul caso Sangiuliano, parlando di “saga di Beautiful”, ma soprattutto evocando l’immagine della premier Giorgia Meloni che “confessa” il ministro campano “passando un’ora e mezza a vedere e rivedere scontrini senza pensare che il Paese ha emergenze come le liste d’attesa”. Coltello nel burro di una telenovela che chissà quando finirà.

  

Sulle difficoltà della ricostruzione di un campo progressista con una rilevante ala liberale, la Schlein non si sbottona. Del resto le dichiarazioni del leader di Italia viva segnano un solco con una piazza e un Pd che sui temi del lavoro spesso va a rimorchio delle posizioni sindacali più conservatrici. Il comizio a due passi dal mare nella cittadina del golfo pugliese ricalca quelli precedenti: salario minimo, no all’autonomia spacca-paese e sanità a rischio privatizzazioni, antifascismo e “Bella ciao” finale. Gli unici innesti rispetto al canovaccio della campagna elettorale riguardano la prossima manovra. L’orizzonte di Elly non guarda ai cordoni della borsa né alla tenuta dei conti, ma sembra già essere orientato alla prossima campagna elettorale per le regionali di Liguria, Umbria e Emilia Romagna: “più risorse e più personali per la sanità pubblica e per le persone non autosufficienti o con disabilità, che hanno pieno diritto all’inclusione”; “pagare meglio gli insegnanti, i meno pagati d’Europa”, “evitare il dimensionamento scolastico”, “più risorse per gli asili nido” e il “congedo paritario per tutti i genitori”, “assumere più ispettori per i controlli” contro le morti bianche. La lista della spesa, per ora, è questa.

 

Sul campo largo si era intrattenuto in una tavola rotonda (durata due ore per intrattenere la platea in attesa della segretaria) Andrea Orlando, acclamato dal popolo dem. L’ex ministro, candidato governatore in pectore per il dopo Toti ("la mia e’ una disponibilità”) ha parlato di impegno per allargare e ha usato due aggettivi per l’alleanza, “larga e coerente”, facendo palesare qualche ritrosia nel fare troppe concessioni per imbarcare tutti. Ha aperto alle richieste di Azione e Carlo Calenda sulle infrastrutture da fare in Liguria e si e’ sbilanciato parlando di intesa quasi raggiunta. Ha infine frenato su una ipotesi di convergenza dei renziani: "Bisogna andare a vedere fino in fondo le carte. Governano con la destra a Genova…".