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Le idee chiare di Elly

Schlein e il termovalorizzatore di Roma, Amleto al Nazareno

Salvatore Merlo

Alla Festa dell’Unità di Genzano chiedono alla segretaria del Pd cosa fare con l'impianto che potrebbe essere costruito a Santa Palomba, e Schlein: “Chiedete al partito”

Quando Amleto avanza sulla scena per recitare il famoso monologo e dice “essere… o non essere?”, nella pausa fra le due alternative è chiaro che pensa a Elly Schlein. Prendete l’altra sera a Genzano, Festa dell’Unità. Ella, cioè Elly, insomma la segretaria del Pd  parla dal palco. A un certo punto qualcuno tra il pubblico le urla: “Possiamo dire una cosa anche noi?”. È un consigliere comunale di Albano, promotore di uno dei comitati che si oppongono alla costruzione del termovalorizzatore di Roma. Passa qualche minuto, e i due si mettono a parlare da soli. “Ne va della credibilità del Pd”, le dice quello. “Non si può essere contro gli inceneritori in Umbria, Sicilia e Liguria, perché li propone la destra, e poi imporne uno a Roma. Bisogna discuterne nel Pd”. A questo punto, le agenzie, riportando quelli che soltanto un ottimista destinato a gravi delusioni potrebbe definire i pensieri, ci offrono di Schlein le parole più significative : “Sentite il partito”. Ecco.

Non sappiamo se a quel punto l’autista le abbia ricordato che ella, cioè Elly, è lei medesima la segretaria del partito, ma siamo sicuri di un fatto: da nostre precise informazioni risulta che l’onorevole Schlein non sia arrivata subito a formulare la risposta da lei espressa. Consapevole dell’audacia dei suoi pensieri, sapendo bene quanto ci avrebbero impressionato, dapprima taceva.

Poi la segretaria ha roteato gli occhi come cercasse una zanzara, e infine poggiandoli sul volto della coordinatrice della sua segreteria ha detto: “Parlate con Bonafoni”. Ed è chiaro che con tutta questa determinazione e questa chiarezza d’intenti Schlein ha voluto smentire  tutti coloro i quali sostengono che ella, cioè Elly, abbia  una vocazione all’equivoco e non tralasci occasione (per parafrasare Ungaretti) di illuminarsi d’oscurità non solo quando parla di termovalorizzatori ma anche quando parla di armi, di Ucraina e di Israele. Non è infatti vero che l’onorevole Schlein non parla la nostra lingua, ma parla gregoriano. Né è vero che prima di aprire bocca dà un’occhiata fuggevole ai collaboratori come i vecchi attori sogguardavano ogni tanto ansiosi la buca del suggeritore. Infatti non ci spieghiamo come sia possibile che noi la mattina che segue una solenne riunione del Pd, a un comizio della leader, o uno scambio di opinioni come questo sul termovalorizzatore di Roma ci ritroviamo i giornali colmi di espressioni come queste: “Qui pare di capire…”, “Dove si avverte il proposito…”, “Queste parole dovrebbero significare…”, “L’allusione sembra diretta...”. Inspiegabile. Nossignore. Qua le idee sono chiare. Chiarissime. “Parlatene con il partito”, ha detto la segretaria. Anzi, “parlatene con Bonafoni”. Ma forse, chissà, anche con Taruffi o Baruffi, anche se non si sa bene chi sia l’uno e chi sia l’altro.  Grava una sola ombra, in questa gioiosa atmosfera: che nessuno in realtà sia sicuro fino in fondo di quale sia la “linea Schlein”. Sembra tuttavia che la segreteria, l’altro ieri, tornando in macchina a Roma abbia già affrontato il problema risolvendolo così: prima procedere alla riconferma della linea e poi fissarla. 

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  • Salvatore Merlo
  • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.