(foto Ansa)

Il colloquio

Tarquinio: “Sul no agli attacchi in Russia il Pd non torni indietro”

Luca Roberto

L'europarlamentare risponde a Guerini, che aveva chiesto di poter usare le armi anche per attaccare sul territorio russo: "Abbiamo già detto no al Parlamento europeo. Fare una retromarcia è inutile"

Votando no all’uso delle armi occidentali in territorio russo il Pd ha fatto un passo in avanti significativo, che io, con le mie convinzioni, ho giudicato positivamente. Lo ha fatto in una sede istituzionale come il Parlamento europeo. Per cui, è ovvio che l’onorevole Lorenzo Guerini sia libero di fare le sue battaglie, ma credo che sarebbe inutile e dannoso tornare indietro”. L’europarlamentare Marco Tarquinio commenta così, col Foglio, l’intervista rilasciata ieri alla Stampa dal presidente del Copasir, uno degli esponenti del Pd più sbilanciati a favore del sostegno incondizionato all’Ucraina. L’ex ministro della Difesa ha chiesto al governo, ma anche al suo stesso partito, di poter permettere a Kyiv di usare le armi inviate dall’occidente anche per attacchi sul territorio russo. Uno scenario verso cui, in questi mesi, si sono opposti sia il ministro degli Esteri Antonio Tajani che quello della Difesa Guido Crosetto. Che hanno bocciato l’ipotesi perché “l’Italia non è in guerra con la Russia”. Quello di Guerini è un intervento che rischia di spostare ancora la linea del Partito democratico? “L’unica mia vera preoccupazione è che il conflitto proceda verso una continua escalation. Anche perché l’abbiamo capito che non c’è più nulla di certo, con effetti pienamente controllabili”, dice l’ex direttore di Avvenire, eletto a giugno scorso a Strasburgo nelle liste del Pd. “Da una parte c’è un rimescolamento nel governo ucraino, dall’altra ci sono scenari bellici che rimangono drammatici. L’attacco di Kursk, in più, ha messo in evidenza un’altra follia di questa guerra. Si è scoperto che almeno 14 milioni di metri cubi di gas russo venivano ancora distribuiti in occidente. In sostanza, stiamo ancora finanziando l’aggressore Putin. Tutto questo è fuori dal senso comune e della storia. E io lo dico dall’inizio di questa guerra assurda. Prendendomi le accuse di putiniano. Io che ho sempre, nella mia storia, difesa i dissidenti russi che si opponevano a Putin”.

 

Tarquinio ha posizioni nette, risapute. La sua candidatura fu una scelta diretta della segretaria Elly Schlein. Per questo in molti hanno messo l’accento su un possibile cambio di linea dei dem, che dallo scoppio della guerra non hanno mai fatto mancare il loro sostegno a Zelensky e all’Ucraina, come ha ricordato lo stesso Guerini. E che però, col passare del tempo, sono diventati sempre più attenti a operare dei distinguo. “Ripeto, il voto al Parlamento europeo è stato un passaggio importante da cui sarebbe dannoso tornare indietro”, spiega allora Tarquinio. E quindi si può dire che la posizione assunta dal governo italiano sia equilibrata, da lei condivisa? “La non autorizzazione a usare armi sul territorio russo è un fatto importante, certo. Ma io sono sempre stato restìo a operare una distinzione netta tra armi offensive e difensive. E’ più che altro una guerra di parole. Perché si sa che i paesi, quando le armi ce le hanno, le usano. Diciamo che a mio avviso un vero passo in avanti il governo lo potrebbe fare sostenendo una conferenza di pace, come quella vagheggiata in Arabia Saudita. Noi abbiamo una diplomazia straordinaria, riconosciuta da tutti a livello internazionale. Potremmo giocare un ruolo centrale da questo punto di vista”. Sono posizioni condivise al Parlamento europeo, nella delegazione dem, anche da altri eletti come Cecilia Strada. O dal vice capogruppo del Pd alla Camera Paolo Ciani, che fu tra i primissimi a smarcarsi sull’invio delle armi. Le parole di Guerini, insomma, precipitano in una discussione interna a un partito che sin dall’invasione russa ha risentito di strattonamenti da una parte e dall’altra. Adesso, con la richiesta di autorizzare gli attacchi sul suolo russo, si alza la posta. E Schlein dovrà scegliere se proseguire nel percorso di avvicinamento alle posizioni più pacifiste. O dare ascolto alle richieste dei riformisti. Evidentemente scontentando qualcuno.

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  • Luca Roberto
  • Pugliese, ha iniziato facendo vari stage in radio (prima a Controradio Firenze, poi a Radio Rai). Dopo aver studiato alla scuola di giornalismo della Luiss è arrivato al Foglio nel 2019. Si occupa di politica. Scrive anche di tennis, quando capita.