La parola alla difesa

Orrore per il branco assetato di sangue che ha circondato, e atterrato, Sangiuliano

Camillo Langone

Boccia e l'ex ministro fanno sentire tutti gli italiani superiori: gli uomini sono tutti più alti e intelligenti di lui, le donne sono tutte più leali ed eleganti di lei. Tutti insieme, però, sono un popolo di guardoni inferociti. La fiera degli stereotipi

Lui basso e panciuto, lei alta, bionda, incattivita, laureata all’università telematica Pegaso. Fanno sentire tutti gli italiani superiori: gli uomini sono tutti più alti e intelligenti di lui, le donne sono tutte più leali ed eleganti di lei. Ci mancherebbe. Tutti insieme, però, sono un popolo di guardoni sfigati e feroci. Quella dell’ex ministro Sangiuliano è la tragedia di un uomo ridicolo e io sono qui a difenderlo non per simpatia personale (non lo conosco), non per stima intellettuale (come biografo di Prezzolini non ci siamo), ma perché un cristiano è contrario ai linciaggi. Io sono inorridito dal branco assetato di sangue che ha circondato, e atterrato, Gennaro Sangiuliano. Qualcuno più in alto di me avrebbe dovuto ripetere le parole più necessarie di Cristo: “Chi è senza peccato scagli la prima pietra”. Dov’è il maschio di ben protesi nervi che non gradisce le attenzioni di una bella femmina?
   

Dov’è il marito che non si è mai tolto la fede in situazioni promettenti? Se questi maschi e questi mariti esistono sono dei santi e nessun santo gode delle disgrazie altrui. Poi nell’intera vicenda annuso un certo antimeridionalismo: entrambi hanno nomi molto napoletani e lei di napoletano ha pure la faccia. Maria Rosaria è piuttosto di campagna e tutti e due sono di Campania, e si pensa che a Milano gli amanti siano meno piagnucolosi, meno ciarlieri… “Quando più non spera, o spira o spara” scrisse il poeta Luciano Folgore riferendosi alla “calabrese diffidente e altera” ma al Nord tutto il Sud è Calabria, e Calabria di un secolo fa. Oppure, come ha capito Crozza, è film di Totò e Peppino, di quelli col caratterista partenopeo innamorato della cosiddetta malafemmina. Insomma è in corso la fiera degli stereotipi. Percepisco inoltre una nota di classismo, se invece che alla Pegaso la signora si fosse laureata alla Bocconi le iene dattilografe non avrebbero azzannato così. Se invece di vendere abiti da sposa e promuovere mozzarelle avesse lavorato in Accenture o in Deloitte tutti avrebbero sghignazzato meno.
   

Difendo Sangiuliano perché nessuno gli ha perdonato nulla. Oggi è Cristo alla colonna, un ecce homo. Della sinistra era diventato il punching ball e nel suo partito era incappato in una capa severissima, la virago capace di esclamare: “Noi stiamo facendo la storia. E questo non prevede né pause né soste, tanto meno può consentire errori”. Frasi forse adatte per un governo di destra (marciare per non marcire!) ma non per un governo conservatore. Perché il conservatore è consapevole della propria insufficienza, fugge la tracotanza, sa che è la storia a fare gli uomini e non viceversa, e che bisogna compatire. L’inerranza è prerogativa della Bibbia, parola di Dio, pretenderla da un ministro è da sconsiderati. Difendo Sangiuliano perché lo avrebbero difeso Chesterton e il Beato Rosmini. Il primo indicando il ghigno satanico di un mondo “che permette tutto ma non perdona niente”. Il secondo parlando di perfettismo, un puritanesimo letale, una “mancanza assoluta di riflessione sopra i limiti delle cose”. Sangiuliano come ministro aveva dei limiti evidenti ma si rifletta: Franceschini non ne aveva? Vi piaceva di più perché più prestante? E’ una gara di bellezza il ministero della Cultura? Per sovrintendere le arti richiamiamo in servizio Apollo? 

 
Difendo Sangiuliano perché i soldi sono un pretesto. Sepolcri imbiancati, ipocriti, i lapidatori si nascondono dietro la vacca sacra denominata Erario. Cercatori di pagliuzze private non vedono le travi pubbliche, il fiume di soldi ministeriali indirizzato a eventi di propaganda elettorale. Mi spiego: avremmo risparmiato 13 milioni se il ministro avesse pagato all’amica il caffè con la carta MIC, togliendo però il contributo alla Mostra del Cinema, lungo comizio veneziano del Partito democratico americano (altro che egemonia di destra!).
 

Difendo Sangiuliano perché Eros è un demone. E da un demone non puoi difenderti. Ha perso qualcosa chi non lo sa.
 

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  • Camillo Langone
  • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).