La storia
L'alveare di Lollobrigida attaccato da vespe e calabroni. E intanto il ministro non riesce a trovare un portavoce
Le api custodite sul tetto del ministero per il progetto "Apincittà" sterminate da altri insetti la scorsa settimana. Ironia e presagi sull'ex cognato d'Italia che non trova un comunicato. Il G7 sull'Agricoltura affidato a Comin & partners
Migliaia di api dentro tre arnie con i colori dell’Italia – ovviamente – sterminate da sciami di vespe orientalis e calabroni. E’ la sorpresa, non proprio al miele, con la quale ha dovuto fare i conti Francesco Lollobrigida la scorsa settimana, quando l’attività del suo ministero è rientrata nel vivo. Gli alveari si trovavano sul tetto del ministero in via XX Settembre e facevano parte di un progetto – “primo in Europa” – che prevedeva la creazione di un apiario. “Tuteliamo le api. Per noi, per la natura, per le future generazioni”, aveva detto lo scorso 20 maggio in occasione della giornata mondiale dedicata all’insetto operoso. “E’ come il simbolo del mio ministero”, aveva aggiunto Lollobrigida mostrando un vasetto di miele “Masaf”. Qualcosa però è andato storto all’ex compagno di Arianna Meloni.
Per motivi che imbarazzano lo staff del ministro, tra fine agosto e i primi di settembre, chi è salito sul tetto del dicastero si è trovato davanti alla scena che si è prestata a maligne interpretazioni politiche. Tutte le api erano morte – c’è chi parla addirittura di 50 mila esemplari – e intorno alle arnie svolazzavano, satolli e minacciosi, vespe e calabroni. A dimostrazione della natura che aveva fatto il suo corso. Non si capisce se le api avessero terminato il loro ciclo vitale, però la sorpresa è stata grande dalle parti del ministero. Soprattutto quando, con un po’ di scompiglio e senza mettere i manifesti, è stato dato ordine agli uomini di “Lollo” di accoppare gli altri insetti predatori che volavano sul tetto del ministero, con una certa comprensibile ansia per tutti i dipendenti. Un incidente, di cui nessuno vuole parlare, che segna forse la fine di un progetto nato nel 2023 e ripetuto appunto lo scorso maggio. Con una serie di metafore e simbologie spiegata dal fautore dell’alveare ministeriale. Di “come la politica deve dare l’esempio per essere operosa”, si vede in un video Instagram che termina con la bella cucchiaiata di miele assaggiata da Lollobrigida. Il ministro di Fratelli d’Italia da quando l’ex compagna e sorella della premier ha annunciato la loro separazione a questo giornale è scomparso dai radar. Pochissime uscite pubbliche, zero interviste a giornali e tv. E’ concentrato, anima e core, sul G7 dell’Agricoltura che si svolgerà dal 21 al 29 a Siracusa e che sarà aperto da Giorgia Meloni. Chi conosce le dinamiche del partito di Via della Scrofa, però, registra come atipico il silenzio di “Lollo”, fino a luglio uomo immagine, nel bene e nel male, del governo e per estensione della famiglia più importante, politicamente, d’Italia. In verità i problemi sembrano non mancare all’ex cognato d’Italia, come lo chiamano i detrattori. Il primo riguarda proprio la comunicazione, componente fondamentale di chi governa. E sulla quale anche Meloni si è soffermata durante l’ultimo esecutivo di Fratelli d’Italia.
Bene, da quando lo scorso 11 giugno si è dimesso – senza tergiversare e con un tempismo non banale visti casi ben più eclatanti – il capo ufficio stampa Paolo Signorelli non si trova più chi vuole sostituirlo.
La casella, lasciata libera dal giornalista per vecchissime chat con l’ex narcocapo ultras Diabolik, continua a essere vuota. Ed evidentemente anche gli sviluppi politici personali di Lollobrigida non sembrano attirare professionisti della comunicazione. Uno stallo che ha spinto il ministero ad appaltare all’esterno la gestione mediatica del G7 all’esterno. Alla società specializzata in consulenze strategiche e relazioni istituzionali per le aziende “Comin & partners”. Il contratto è stato firmato ieri. Per il G7 dell’Ambiente, organizzato dal ministro di Forza Italia Gilberto Pichetto Fratin, la stessa società si è occupata della comunicazione istituzionale del coordinamento informativo per un impegno di spesa, si legge nel decreto consultato dal Foglio, “di 146.400 euro più Iva”. Per Lollobrigida si è trattato di una scelta obbligata, quella di rivolgersi all’esterno, in attesa di trovare figure interne che si vogliano occupare della sua comunicazione. Lavoro non semplice e molto impegnativo, se si ripercorrono questi due anni, vissuti pericolosamente dal ministro di Fratelli d’Italia. Costretto a districarsi fra veleni gratuiti, gaffe, pochi cucchiai di miele e sicuramente un’ape regina. Ecco al ministero ieri prendevano questa storia dell’alveare finito male con una certa ironia scanzonata, ma molto romana. Anche se adesso con il G7 dell’Agricoltura per il ministro, alle prese con dosi massicce di ripetizioni di inglese, si prospetta l’operazione rilancio. Parla solo di questo evento e ci vuole arrivare in forma, al contrario di quanto capitato al collega Gennaro Sangiuliano. Lollo vuole tornare a volare. A essere operoso come un’ape e non farsi mangiare dalle vespe orientali che a Roma, si sa, non fanno prigionieri.