Il colloquio
Alfieri (Pd): "Fitto? Siamo responsabili. Non faremo mai il tifo contro l'Italia. Sì a un commissario di peso"
Il responsabile Pnrr della segreteria dem dopo la presa di posizione del Pse: "Un conto è il giudizio politico interno nei confronti del ministro, che rimane negativo. Un altro è il piano della responsabilità istituzionale a livello europeo. Non rispondiamo agli errori di Meloni con altri errori"
"Un conto è il piano politico, e lì il nostro giudizio nei confronti del Raffaele Fitto ministro del Pnrr è negativo. Un altro è però il piano della responsabilità istituzionale a livello europeo. L'abbiamo già detto: Giorgia Meloni ha commesso tanti errori. Ma non è che agli errori si risponde con altri errori. L'Italia merita un commissario di peso. E noi non tiferemo mai contro il nostro paese, come invece hanno fatto altri in passato". Da responsabile del Pnrr nella segreteria del Pd, Alessandro Alfieri è l'uomo giusto, lato opposizioni, per valutare la potenziale nomina del ministro meloniano nella prossima Commissione europea. I socialisti europei si sono opposti alla nomina di Fitto, voi del Pd che fate: state con i vostri alleati europei o col governo? "Premetto che sul piano politico la nostra valutazione sul lavoro di Fitto come ministro del Pnrr è negativa", ragiona Alfieri col Foglio. "C'è stata una specie di ossessione nel festeggiare l'arrivo delle diverse rate. Eppure gli obiettivi più importanti del piano sono stati relegati alla fine. E anche se siamo il paese che ha ricevuto i maggiori finanziamenti, dobbiamo ancora finalizzare oltre il 60 per cento degli investimenti. Anche nel rapporto con le regioni il suo lavoro non ha funzionato. Detto questo, dal punto di vista della dialettica europea, le ragioni di partito s'incrociano con le dinamiche nazionali. Noi dobbiamo tifare perché l'Italia abbia un ruolo importante nella prossima Commissione. Un ruolo che ci spetta a prescindere dalle scelte di Meloni. Per questo non tiferemo mai contro il nostro paese. Non abbiamo mai anteposto le ragioni di bottega agli interessi del paese. È nella storia del Pd farsi carico delle responsabilità istituzionali".
Secondo Alfieri, però, il sostegno a Fitto commissario è cosa diversa da un ruolo da vicepresidente, ipotesi verso cui i socialisti ieri si sono mostrati estremamente critici, ritardando la nascita del von der Leyen bis. "La vicepresidenza è un ruolo simbolico, politico, rappresenta la cabina di regia della prossima Commissione. È chiaro che presuppone la condivisione di un percorso, mentre su molte questioni la famiglia politica di Giorgia Meloni ha una visione opposta", spiega Alfieri. "Meloni si è isolata facendo una serie di scelte sbagliate, la più importante delle quali è non aver votato il nuovo presidente del Consiglio europeo Antonio Costa. Oltre che essersi astenuta sulla stessa von der Leyen. Poteva essere una leader di stato invece che una leader di partito, della destra. E invece su questo si è smarcata. Per questo non credo che la vicepresidenza a Fitto sia opportuna". L'esponente riformista riconosce poi che "la decisione finale spetterà al gruppo a Bruxelles, composto per lo più da ex sindaci, amministratori, abituati a esercitare un ruolo istituzionale che vada oltre le appartenenze partitiche". Sempre però tenendo conto che "il dialogo con la segretaria Elly Schlein sarà importante". Un posizionamento ufficiale ci si aspetta che arrivi entro martedì, quando dovrebbe nascere la nuova Commissione.
A proposito di Italia ed Europa, poi, in seguito alla diffusione del rapporto curato da Draghi sulla competitività europea, qual è la valutazione che il Pd dà di quel novero di proposte per rivoluzionare l'Unione europea? "Spero davvero che quelle raccomandazioni possano essere fatte proprie dalla prossima Commissione", risponde Alfieri. "È un documento molto ambizioso. Ma se ci inseriamo in quel solco, l'Europa può davvero tornare protagonista, altrimenti siamo davvero destinati al declino. È un invito, quello di Draghi, rivolto anche agli stati membri a fare i cosiddetti 'compiti a casa'. E al fondo c'è l'idea di volere più Europa, non meno Europa. Ripeto: per l'Unione europea è una specie di ultima chiamata utile".