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Da Sangiuliano a Giuli

Dove intervenire sul decreto tax credit? Parla il produttore Valsecchi

Marianna Rizzini

"Il criterio per l’accesso al finanziamento che riguarda la distribuzione, un criterio che danneggia soprattutto i produttori indipendenti e i giovani”. Le preoccupazioni del settore audiovisivo, e il "punto dolente" sul legame con la distribuzione

“Nuova pessima legge sul cinema”. Le parole di Nanni Moretti dal palco di Venezia, quelle con cui il regista ha chiamato colleghi e produttori alla “reazione” contro il cosiddetto decreto Sangiuliano, risuonano da qualche giorno e cadono su un terreno fertile: sono mesi che nel settore audiovisivo cresce la preoccupazione attorno al tema del tax credit, per il lungo temporeggiamento pre-decreto, prima, e per il decreto stesso, poi. E oggi, dopo le dimissioni di Gennaro Sangiuliano e l’arrivo al ministero della Cultura di Alessandro Giuli, ci si domanda da dove si possa partire per fare sì che l’industria del cinema – industria che impiega, con tutte le sue filiere, circa duecentomila persone – non debba fermarsi lungo la strada di quella che era sembrata una grande ripresa, dopo gli anni difficili della pandemia. “Il vero tema”, dice il produttore Pietro Valsecchi, e “il punto dolente del decreto, quello da ripensare”, è “il criterio per l’accesso al finanziamento che riguarda la distribuzione, un criterio che danneggia soprattutto i produttori indipendenti e i giovani”.

 

Il decreto prevede, tra i requisiti d’accesso, non soltanto che il produttore indipendente possa coprire almeno il quaranta per cento del costo di produzione, con fondi privati e con altri fondi pubblici privati e regionali, ma che abbia a monte un accordo (vincolante) con una delle prime venti società di distribuzione (alcune delle quali peraltro straniere o partecipate), con requisiti minimi difficili da soddisfare per un certo tipo di cinema non commerciale. Valsecchi salverebbe altre parti a suo avviso “invece migliorative” del decreto, ma vede necessario un intervento sul suddetto meccanismo, “capace di penalizzare le opere prime e seconde. Ripeto: a mio avviso è questo il tema cruciale”. 

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.