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Lobby italiane

La galassia degli intergruppi parlamentari: un'indagine

Riccardo Carlino

Tornate alla ribalta a margine del caso Sangiuliano-Boccia, sono associazioni informali create da deputati e senatori di ogni partito per sviluppare proposte di legge su interessi bipartisan. Spesso su spinta di associazioni private, anche se non esiste ancora nessuna regolamentazione o registro al riguardo

Se fino a poche settimane fa nessuno ne sentiva parlare, la situazione è decisamente cambiata con lo scoppio del caso Sangiuliano–Boccia. Una questione che fra i suoi molteplici risvolti, ci ha fatto davvero capire quanto sia facile girovagare fra i corridoi dei palazzi del potere, con tanto di telecamera nascosta e senza rivestire incarichi pubblici

     

 

Aggirandosi fra le sale di Montecitorio ci si potrebbe imbattere facilmente nella conferenza stampa di presentazione di un nuovo intergruppo parlamentare. Si tratta di un’associazione informale a cui deputati e senatori di ogni colore politico scelgono di aderire per stimolare, in maniera coordinata e trasversale, iniziative legislative e progetti incentrati su un tema di interesse comune. Nonostante la loro ampia diffusione lungo gli ultimi decenni, gli intergruppi parlamentari non sono ancora soggetti ad alcuna regolamentazione. Di conseguenza, le poche informazioni riguardo la loro attività possono essere reperite esclusivamente dai canali ufficialmente legati all’intergruppo e dai vari membri che ne fanno parte, oltre ai pochi comunicati stampa disponibili in rete. 

Nel dicembre dell’anno scorso viene presentato a Montecitorio l'intergruppo parlamentare “Dieta Mediterranea: nutrizione, prevenzione e cultura”, alla presenza di Maria Rosaria Boccia (presidente del comitato organizzativo) e del ministro Francesco Lollobrigida, iscrittosi poco dopo. A coordinare i lavori sul versante tecnico c’è anche Alessandro Circiello, presidente dell’Unione regionale Cuochi Lazio della Federazione italiana Cuochi (Fic). Qualche mese prima, a febbraio, Boccia guidava la presidenza del comitato tecnico-scientifico dell’Integruppo “La cultura della Bellezza: Medicina estetica, formazione, ricerca e benessere”, la cui presentazione ha visto l’intervento di docenti e medici con master in medicina estetica. Da questa associazione è nato poco dopo il “Festival della Bellezza”, tenutosi al Teatro del Casinò di Sanremo nel febbraio 2024, in contemporanea con la kermesse musicale trasmessa in diretta dal teatro Ariston. 

           

 

Crearne uno è facilissimo. "Non c'è niente di codificato" spiega al Foglio Benedetto della Vedova, deputato di +Europa che nel 2015 ne ha istituito uno per la legalizzazione della marijuana inviando semplicemente una lettera a deputati e senatori, con l'invito a iscriversi in numerosi: "Avevo fatto questo interguppo con l'obiettivo di discutere e poi presentare un disegno di legge, che abbiamo portato a compimento". Anche sulla presenza di associazioni esterne c'è massima apertura: "Essendo un organismo informale ognuno fa quel che vuole. Nel mio caso non c'era nessuno che non fosse parlamentare, poi nella discussione abbiamo coinvolto anche non-parlamentari", in linea dunque con quanto avviene nell'ordinaria iniziativa legislativa, quando nelle audizioni si coinvolgono personalità esterne più tecniche per la definizione di proposte di legge.

"Non c'è un numero minimo di adesioni, di solito si cerca di fare qualcosa maggioranza-opposizione", commenta Lia Quartapelle, deputata Pd chiamata a presiedere l'intergruppo "Cooperazione allo sviluppo", presente in Parlamento da svariate legislature. Le attività degli intergruppi si articolano in vario modo: "Di solito ci si manda delle mail per sottoscrivere degli emendamenti comuni, in alcuni casi magari si fanno incontri con esperti o pezzi dell'amministrazione", spiega ancora Quartapelle. Anche se, riguardo alla presenza di soggetti estranei a Camera e Senato, "la buona prassi è coinvolgere persone che abbiano un senso: è un modo per fare un lavoro di preparazione di cose istituzionali e di controllo sull'attività del governo". Altrettanto semplice è scioglierli. L'intergruppo "United for Ukraine", creato a inizio legislatura da Quartapalle e Riccardo Magi, ha esaurito in maniera naturale la sua attività "nel momento in cui il Parlamento ha avviato le sezioni di amicizia bilaterale con l'Ucraina: semplicemente abbiamo mandato una mail dicendo di iscriversi lì". Il tutto, assicura Quartapelle, senza ricevere finanziamenti pubblici.

"Prima non era uno strumento molto utilizzato, tanto che ce ne sono stati poco più di 5 in tutta la legislatura. Oggi invece gli intergruppi sono esplosi, chiunque ne fa uno per qualsiasi cosa", fa sapere Matteo Mainardi, membro di Giunta dell’Associazione Luca Coscioni, coinvolta nella creazione di un intergruppo sul tema dell'Eutanasia nel 2015. "All'epoca nessun intergruppo percepiva alcun finaziamento. Credo che ancora oggi sia così, almeno in quelli dove noi siamo chiamati a dare il nostro contributo", mentre sulla trasparenza dei lavori non ha dubbi: "Ci siamo coordinati in riunioni che abbiamo sempre registrato, presenti ancora negli archivi di Radio Radicale".

L'ultimo rapporto sul tema (risalente al 2017 e curato da tre ricercatori e docenti dell’Università “La Sapienza”)  è riuscito a rintracciare 46 intergruppi parlamentari. Di questi, solo il 17 per cento disponeva di un sito web, mentre il 72 per cento delle formazioni rintracciabili non aveva una lista pubblica dei propri componenti. La stessa indagine evidenzia come il 51 per cento degli intergruppi sia nato su spinta di associazioni di natura pubblica o privata. Ad esempio, l’intergruppo “I costi del non fare”, creato nel 2014 per studiare gli impatti economici e sociali dei ritardi nella infrastrutturazione in Italia, si lega a doppio filo con un omonimo osservatorio creato dall’Agici, società di ricerca e consulenza specializzata nel settore delle utilities, delle rinnovabili, delle infrastrutture e dell’efficienza energetica. Così come l’Intergruppo “Nuova Mobilità Ciclistica” si collega alla FIAB (Federazione Italiana Amici della Bicicletta), e l’Intergruppo “Amici del Bio” invece alla Città del Bio, associazione non profit di enti territoriali e comuni per la promozione della produzione agricola biologica.       

Nel maggio 2016 viene poi costituito un intergruppo parlamentare dedicato alle E-cig: “È molto meglio per un fumatore avvicinarsi alla sigaretta elettronica piuttosto che continuare a fumare le classiche sigarette”, ha dichiarato Ignazio Abrignani (parlamentare del gruppo misto) annunciando l’iniziativa durante la tavola rotonda organizzata dalla Fondazione Luigi Einaudi e da ANAFE-Confindustria, ossia l’Associazione nazionale produttori fumo.

         

 

I temi sono parecchio eterogenei. Si va dal cambiamento climatico alla cannabis legale, passando per l’eutanasia, il gioco d’azzardo e la Via Francigena. Quest’ultima (con 37 aderenti) nasce nel 2014 su spinta di alcuni deputati Pd, per sviluppare uno “scambio di informazioni sul tema e strumento di promozione, attraverso eventi e convegni che possano coinvolgere le istituzioni locali, nazionali ed europee”. Fra gli intergruppi più popolari spicca “Amici del Tiro, della Caccia e della Pesca”, con più di 100 parlamentari iscritti durante le passate legislature. Mentre risale al 2014 l’intergruppo parlamentare “Amici di Putin”, nato su proposta del leghista Paolo Grimoldi per “contribuire a pacificare i rapporti, diplomatici, politici ed economici” tra Italia e il Cremlino, specialmente dopo l’abbandono del gasdotto South Stream e le sanzioni imposte alla Russia a seguito dell’intervento militare in Ucraina nel febbraio 2014.

La scarsa trasparenza riguardo questo fenomeno associativo tocca un vuoto normativo che il nostro paese da anni non riesce a riempire. Ad oggi infatti il Parlamento italiano non è ancora riuscito a dotarsi di un registro delle lobby, nonostante le quasi cento proposte di legge depositate dal 1976 ad oggi, l’ultima delle quali (presentata nel febbraio 2024) intitolata “Disciplina dell’attività di relazioni istituzionali per la rappresentanza di interessi” attende ancora di essere calendarizzata. La situazione appare nettamente diversa nelle istituzioni europee, in cui un registro online lanciato nel 2011 dalla commissione Ue permette di monitorare in modo puntuale il funzionamento degli intergruppi, soggetti a rigidi obblighi di trasparenza. Fra questi, il dovere di dichiarare tutto il sostegno diretto e indiretto (in denaro o meno) ricevuto e l'identità del terzo che gliel’ha fornito, oppure il divieto di utilizzare le strutture del Parlamento e di svolgere attività che potrebbero creare confusione con quelle ufficiali degli altri organi europei.