Meloninvest
Meloni contro la famiglia Berlusconi e Gianni Letta. Il giallo della tassa scomparsa a favore degli eredi del Cav.
L'ospitata di Boccia a Mediaset, la norma del viceministro Maurizio Leo (sulla tassa di successione) scomparsa. Le tensioni tra la premier e la galassia Fininvest. Il ruolo di Gianni Letta, inviso a Meloni
Vuole teste da tagliare e leggi da stracciare: Meloni esige prove d’amore dalla famiglia Berlusconi, desidera essere temuta. A Tajani chiede il demansionamento di Gianni Letta, al viceministro dell’Economia, Leo, avrebbe ordinato di stracciare una legge favorevole alla famiglia Berlusconi. Ci sono 423 milioni di ragioni, oltre alla Rai, e altre ragioni ancora, che separano Meloni e gli eredi del Cavaliere. Sono i milioni che grazie alla riforma Leo sarebbero stati esentati dalla tassa di successione. La norma è scomparsa dal decreto che attua la riforma fiscale. La convinzione della premier è che Letta, su mandato di Pier Silvio, stia lavorando all’imboscata democratica, la futura alleanza tra FI e Pd. Meloni prepara il castigo e lo spavento.
L’ospitata di Maria Rosaria Boccia, a “Cartabianca”, sulle reti Mediaset? Per la premier è una chiara prova di sabotaggio della famiglia Berlusconi. La nomina di Simona Agnes alla presidenza della Rai è una richiesta di Gianni Letta che ora è il nemico definitivo, finale, e che non va accontentato. Il caso Boccia-Sangiuliano ha il merito di illuminare una coalizione sbandata, con un partito che starebbe organizzando il dopo Meloni. Tajani continua a chiedere lo ius scholae tanto che gli affetti di Salvini avvisano: “Se Tajani non la smette, qui finisce male. Salvini è infuriato. Ormai è la prova che Pier Silvio, liberato dal padre, vuole, fare politica”. La famiglia Berlusconi ha sempre stimato la premier, lo ha dichiarato, ma adesso c’è delusione per un comunità, quella di FdI, che vive di complotti, che scambia editori liberi per editori che manipolano dossier. E’ necessario tornare ad agosto, prima dei piani mirabolanti per indagare Arianna Meloni, denunciati da Meloni, prima del caso Boccia-Sangiuliano. Un episodio, dimenticato, risulta ora decisivo. Nell’ultimo Cdm, si parla e si inserisce alla riforma fiscale, una norma interpretativa (non è stata mai smentita). Permette agli eredi che proseguono l’attività dei genitori di avere uno sconto sulla tassa di successione. Va però dimostrata la continuità. Nel caso di una società italiana, di una partita iva, è facile, diverso è per le società che hanno deciso, e non solo per ragioni fiscali, ma per avere più peso in assemblea, di spostare le holding all’estero. Maurizio Leo, di FdI, l’uomo che sta riordinando il fisco interviene per precisare le norme e sono norme che toccano da vicino la famiglia Berlusconi. Il 15 agosto, Il Fatto quotidiano pubblica un articolo dal titolo “Eredità, il governo riscrive la tassa col regalino ai B.”. Si parla di un’esenzione del quattro per cento su un patrimonio di 423 milioni di euro ereditato dai fratelli Berlusconi. La riforma azzererebbe due sentenze, una della Cassazione, l’altra della Consulta. Per la Consulta l’esenzione non compete agli eredi che ricevono quote di partecipazione ma che non svolgono attività di impresa. Il nodo riguarda le holding che controllano Fininvest e che hanno sede fuori dall’Italia. E’ impresa? Si può dimostrare? Per il Fatto l’esenzione è “un regalo” del governo alla famiglia Berlusconi, se invece non è regalo, ma un riassetto più ampio, perché il governo non lo spiega? Quando l’indiscrezione è uscita, nessuno ha smentito la notizia. La famiglia Berlusconi può benissimo dire che non ha bisogno di regali. E infatti questo regalo nella versione finale non c’è e lo conferma lo staff di Leo. Se non c’era perché dirlo solo adesso? E ancora: Leo aveva illustrato a Meloni quali conseguenze poteva avere la norma su un pezzo di capitalismo familiare? La norma è scomparsa. Ci sono quindi grandi argomenti, due grandi fratture tra i Berlusconi e Meloni (più Mediaset che Mondadori) e una riguarderebbe questa tassa, l’altra riguarda, al solito, la Rai, il canone che Mediaset non vuole venga toccato. Lo sanno tutti che il terminale romano dei Berlusconi è Gianni Letta. Letta ha ripreso a ricevere nel suo studio di largo del Nazareno, a pochi passi dalla sede del Pd. Riceve esponenti dem, forte della sua massima, “dieci minuti non si negano a nessuno”. Il 29 settembre, Marina Berlusconi è attesa a Roma, per l’apertura del Mondadori Store, in Galleria Alberto Sordi, libreria che si candida a diventare il nuovo salone della politica, compresa quella di sinistra. Il centrodestra è a tre vertici, tre luoghi: Palazzo Chigi, la libreria Mondadori (dove una volta c’era Feltrinelli) e l’ufficio al Nazareno di Gianni Letta. Chi è vicino a Letta oggi rischia. Una delle persone a lui più care è Simona Agnes, candidata presidente Rai in quota FI, ma anche in FI c’è chi la mette in discussione. Agnes produce format acquistati dalla Rai e in passato è stata attaccata dall’Usigrai. Torna quindi la dolce ossessione G.Letta, 89 anni, regista, secondo FdI, dei piani più spericolati e dell’altra frase, sempre citata da Dagospia, “un nemico o si compra o si seduce”. Schlein, a Cernobbio, è stata lodata, e avvicinata, da imprenditori, e sta iniziando a sedurre il nord. Chiusa a palazzo, a Roma, la premier non si accorge di quanto avviene a Milano e Torino. Marina Berlusconi vuole acquistare Adelphi, che è sempre stata la casa editrice amata da Marella Agnelli, da Gianni. C’è una sintonia di valori, un comune sentire, su specifici temi, argomenti, tra gli eredi Agnelli-Elkann e gli eredi Berlusconi. Per quale ragione capitani d’industria, dinastie, devono accettare un governo che li rifiuta? Perché devono essere trattati come mendicanti da un governo che non li vuole riconoscere? Dieci minuti non si negano a nessuno, ma Meloni ha deciso di dedicarli alle visite di Pino Insegno.