Il caso

Grillo rispolvera il "metodo Parmalat" per sfidare Conte nell'assemblea del M5s

Simone Canettieri

Il garante scrive al comitato di garanzia di Fico e Raggi una lettera con sei quesiti: non si fida del numero degli iscritti né dei saggi. E prepara l'ultimo show: "O me o lui"

L’ultima mossa di Beppe Grillo, prima della separazione da Giuseppe Conte, passerà da quella che chiama la “tecnica Parmalat”. Ma anche Telecom o Mps, basta pescare  nell’antico repertorio del comico tribuno, risalente a prima che fondasse un partito. Grillo vuole insomma parlare all’assemblea, rivolgersi agli “azionisti” del M5s per svelare loro la “truffa politica” che il “caudillo Conte” ha in mente per, dice, plasmare il suo partito personale. Senza più gli ultimi tre pilastri che hanno retto finora la baracca: il vincolo del secondo mandato, il nome e il simbolo. E’ una strategia che il fondatore ha studiato con i suoi avvocati esperti di diritto societario. Perché ormai solo di questo si parla. Altroché politica.

Il Foglio ha visionato il documento che Grillo ha inviato al Comitato di garanzia.  

Nella lettera inviata ieri l’altro a Roberto Fico, Virginia Raggi e Laura Bottici, Grillo chiede loro risposte  “il prima possibile” su sei punti qualificanti del processo di partecipazione che Conte ha convocato per ottobre sotto il nome di assemblea costituente. Dalle sue domande traspare la sfiducia totale nel meccanismo. E’ una nemesi: il fondatore di un movimento che si è fatto forte dietro il mito della democrazia diretta (studiata, con mille contestazioni, da Gianroberto Casaleggio) non accetta più  questa prassi ora che il leader è un altro. Cosa vuol sapere Grillo? Innanzitutto quanti sono e come sono stati calcolati gli iscritti attivi del M5s. Coloro che alla fine dovranno esprimersi sulle proposte elaborate dall’assemblea. Il fondatore ha il sospetto che siano stati disattivati migliaia di utenti, non solo in base all’ultimo accesso alle votazioni sulla nuova piattaforma. Teme insomma una platea totalmente contiana, dunque ostile e manovrabile. Sicché: quanti erano gli iscritti prima e quanti sono adesso e come sono stati scremati? Inoltre tra la platea di militanti certificati saranno estratti a sorte trecento di loro che parteciperanno ai tavoli tematici: come saranno sorteggiati e da chi, vuole sapere Grillo. Le proposte raccolte finora sul futuro del M5s sono tra le più disparate: si va dalle alleanze, all’uso dei fondi, passando per i principi basilari che potrebbero cambiare come appunto la fine del vincolo dei due mandati. Grillo nella lettera inviata al comitato di garanzia vuole capire con quale ordine di priorità sono scelte le 22 mila proposte arrivate in questi giorni. E soprattutto: questi 300 saggi estratti a sorte come saranno divisi in tavoli tematici e ci saranno anche consulenti politici del M5s ad aiutarli dunque uomini e donne di Conte? Sembrano dettagli, ma non lo sono. Perché dietro a tali quesiti così ficcanti c’è la strategia del Garante volta a dire all’assemblea: attenzione, hanno già deciso tutto, vi vogliono fregare. O meglio pilotare le decisioni da prendere e da mettere al giudizio finale degli iscritti. In fin dei conti la democrazia diretta sempre da qualcuno deve essere diretta, no? Infine, posto che i 300 dovranno fare una sintesi fra le 22 mila proposte, l’ultima domanda della lettera si concentra proprio su questo aspetto: con quale criterio sarà effettuata questa sintesi? Come si deciderà su cosa votare e su cosa no? Colpisce come ormai Grillo si muova da estraneo, guardingo, dentro quella che una volta era casa sua. Di cui aveva le chiavi e  disponeva di tutto.  Dei processi decisionali, come delle carriere dei suoi “ragazzi”. Un’altra storia, ormai. Ecco perché ha in mente di ripetere i fasti – non fortunati ai fini del risultato, va detto – delle assemblee Telecom, Parmalat e Mps. Nel corso delle quali provò a far valere le ragioni dei piccoli soci contro quelle della dirigenza. Di qui a ottobre farà una serie di  uscite pubbliche, fino all’intervento in assemblea: o me o lui. L’ultima arringa prima di un verdetto che sembra scontato: la scissione. O se ne andrà l’ex premier o andrà via Grillo.

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.