Il caso
Salvini voleva un'altra proroga per le università telematiche. Così la otterrà
Il lavoro sulla norma per disciplinare il settore prosegue. E, con l'inizio del nuovo anno accademico, le nuove regole si applicheranno solo al partire dal prossimo. Un risultato a cui la Lega ambiva da mesi
L’iter è stato così lungo e travagliato che alla fine, sulle università telematiche, l’ha spuntata la Lega. Il famoso decreto del ministero dell’Università, che avrebbe dovuto normare il settore e avvicinarlo agli standard delle università tradizionali, non è ancora stato licenziato. La prossima settimana si terrà un vertice per cercare di fare una sintesi e arrivare a una decisione finale. Ma visto che in alcuni atenei l’anno accademico 2024-2025 è già iniziato, le nuove regole non entreranno in vigore prima del prossimo anno. In pratica, gli atenei telematici hanno ottenuto una proroga maggiore di quella che chiedeva il Carroccio, storicamente vicino alle rivendicazioni delle telematiche, lo scorso gennaio, quando discutendo il decreto Milleproroghe il deputato Edoardo Ziello propose un emendamento per prorogare il regime di deroga fino all’inizio dell’anno accademico 2024-2025. Cioè adesso. Emendamento poi ritirato per la contrarietà degli altri partiti di maggioranza.
Nel testo sulla scrivania della segretaria generale del Mur Francesca Gagliarducci si prevedono tutta una serie di nuove regole che, per l’appunto, dovrebbero avvicinare gli standard delle università telematiche alla generalità dell’offerta universitaria italiana degli atenei “non telematici”. L’interlocuzione, che negli auspici del ministro Anna Maria Bernini avrebbe dovuto produrre dei risultati entro l’estate, in realtà si è arenata, anche per alcune richieste fatte da alcune università telematiche. Esempi? La norma vorrebbe riequilibrare il numero del rapporto tra docenti e studenti negli atenei telematici. Attualmente nelle università tradizionali secondo l’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca (Anvur) il rapporto è di un docente ogni 28 studenti. In quelle online, invece, in media è di un docente ogni 385 studenti. La bozza del decreto preparato in estate aveva previsto di fissare quel rapporto, almeno nelle facoltà umanistiche, a un docente ogni 53 studenti. Eppure le università telematiche, non tutte, alcune, hanno provato a tenere ulteriormente al rialzo questo rapporto, portandolo a un docente ogni 70 studenti e raddoppiando così la proporzione rispetto a quanto previsto dal decreto 1154 del 2021, la cui entrata in vigore è stata già rinviata di due anni e che prevede l’obbligo per le telematiche di avere un docente ogni 35 studenti. Ma non è solo sull’equilibrio tra studenti e docenti che è andato avanti il confronto nel corso degli ultimi mesi. Il nuovo decreto dovrebbe servire a stabilire una percentuale minima di lezioni che si tengono “in diretta” e che non sono quindi registrate, prevedendo una maggiore interazione con i docenti. Il decreto avrebbe voluto spingersi fino al 50 per cento delle lezioni in streaming, ma gli atenei avrebbero espresso come limite massimo il 40 per cento. In più, al vaglio del lavoro del ministero c’è anche la disposizione dell’obbligo di far tenere gli esami in presenza, cosa che in questo momento non avviene nella gran parte degli atenei telematici. Anche qui un punto di caduta in realtà non è ancora stato trovato.
Fatto sta che al di là delle specifiche tecniche, il rallentamento nella scrittura della norma ha fatto sì che anche quest’anno accademico sia stato considerato una specie di “cuscinetto” per l’entrata in vigore delle nuove regole. Con l’effetto che, dopo la norma voluta nel 2021 dall’ex ministra dell’Università Cristina Messa, gli atenei telematici hanno guadagnato un ulteriore anno, il terzo, per poter continuare a operare con le regole attualmente vigenti. La Lega di Matteo Salvini è stato il partito che più, negli ultimi anni, è sembrato farsi interprete delle richieste del settore (composto da 11 atenei ufficialmente riconosciuti dal ministero). Non solo ebbe a presentare l’emendamento al Milleproroghe, ma ha anche costituito uno specifico intergruppo parlamentare, presieduto sempre dall’onorevole Ziello, per elaborare proposte sul tema. Nel corso del tempo proprio il Carroccio ha ricevuto finanziamenti da uno degli atenei telematici accreditati dal Mur, E-campus, per una cifra attorno ai 60 mila euro. All’epoca del Milleproroghe un pezzo di maggioranza si era opposto a quella proroga. Che però adesso la Lega è riuscita a spuntare lo stesso.