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Costa torna a casa: vede Tajani, passerà a FI. Gelmini e Carfagna verso Noi moderati
L'incontro con il segretario di Forza Italia nella mattinata di ieri, dopo la rottura con Azione per il sostegno a Orlando in Liguria. Mentre le due ex ministre sono pronte a lasciare Azione, con la regia di Gianni Letta. Fuga da Calenda
Il centrodestra si allarga in Parlamento. L’attivismo di Antonio Tajani segna un altro colpo: Enrico Costa è a un passo dall’addio ad Azione, direzione Forza Italia. Un ritorno. Dopo giorni di voci e smentite non troppo convinte, ieri è maturata la svolta. In mattinata – come rivelato dal Foglio – Costa ha incontrato il segretario Tajani per definire i contorni di una operazione che dovrebbe essere annunciata ufficialmente nelle prossime ore, inaugurando quella che appare come una vera e propria fuga da Carlo Calenda. Anche Mariastella Gelmini e Mara Carfagna sono infatti pronte a lasciare.
Erano ormai settimane che Costa mostrava la sua insofferenza verso la linea politica di Azione, in particolare sulla giustizia. Aveva duramente contestato il sostegno al dem Andrea Orlando in Liguria, la cui candidatura è nata proprio sullo slancio della piazza giustizialista convocata lo scorso luglio a Genova dalle opposizioni per chiedere le dimissioni di Giovanni Toti. Troppo per un deputato che ha fatto del garantismo il suo marchio di fabbrica. Oltre a questo, Costa non ha condiviso nemmeno la scelta di Azione di collocarsi nel campo largo in Umbria ed Emilia-Romagna: “Se in 3 regioni su 3 al voto finiamo nel campo largo diventa difficile definirci terzi”, aveva detto qualche giorno fa. E ieri ha rincarato la dose: “Il mio pensiero lo conoscono tutti, ma proprio tutti: l’ho sempre espresso senza filtri e in modo netto, sia nelle sedi di partito, sia all’esterno...”. La missione iniziale di Azione insomma sarebbe stata tradita. Così si spiegano anche le dimissioni da vicesegretario azionista date a luglio e l’appello firmato insieme a Luigi Marattin (intanto uscito da Italia viva) per provare a costruire un nuovo partito al centro. Il tentativo non è decollato e dunque Costa ha virato verso Forza Italia, il partito con cui era stato eletto in Parlamento nel 2006 e nel 2008 (allora si chiamava Popolo delle libertà) prima di passare dall’altra parte della barricata – ministro degli Affari regionali nei governi Renzi e Gentiloni – e poi ad Azione nel 2020. Fino all’epilogo di queste ore, che segna un successo per Forza Italia e Tajani. Per tutta l’estate il leader azzurro ha girato l’Italia giocando all’attacco, tra carceri e ius scholae, con l’obiettivo di rilanciare l’identità liberale del partito fondato dal Cav. e marcare le distanze dagli alleati di governo “per prendersi lo spazio tra Meloni e Schlein”, come continua a ripetere.
L’arrivo di Costa tra gli azzurri segue quello di un altro deputato proveniente dall’opposizione, l’ex grillino Giorgio Lovecchio. E mentre FI si ingrossa anche a livello locale (con la consigliera ex FdI Rachele Mussolini a Roma e nel consiglio regionale della Sardegna, con tre esponenti del partito sardo d’azione) presto potrebbe aderire al partito anche Andrea De Bertoldi. Espulso da Fratelli d’Italia dopo un rapido procedimento disciplinare per alcune consulenze sospette, è attualmente nel Gruppo Misto, ma ha detto che presto annuncerà la sua prossima casa. “Sarà un un partito liberale, moderato, legato ai valori cattolici”, ha spiegato al Foglio. De Bertoldi si è preso ancora qualche giorno per ufficializzare la scelta, ribadendo però che resterà nel centrodestra.
I movimenti in Parlamento comunque non riguardano solo Forza Italia. Negli ultimi giorni si registra pure un certo fermento intorno a Noi moderati – che alle ultime europee si è presentata insieme a FI. Nel partito guidato da Maurizio Lupi potrebbero arrivare presto, sempre da Azione, due big: le ex ministre Mariastella Gelmini e Mara Carfagna, che al pari di Costa non condividono più la linea Calenda e ritengono insostenibile una coalizione con Avs e M5s. Anche per loro, volti storici del berlusconismo, si parlava di un ritorno a casa, ma pare che in Forza Italia non abbiano lasciato un bel ricordo. C’è ancora chi non ha perdonato il tradimento. Sarebbe stato proprio Tajani per il momento a mettersi di traverso, preferendo altre soluzioni. E allora, grazie alla mediazione e alla sapiente regia di Gianni Letta, la collocazione più quotata sembra ora essere Noi moderati, che con FI si muove in sintonia. Un giro di caselle che potrebbe segnare la fine di Azione e rafforzare la maggioranza. Ma soprattutto dare nuova linfa ai centristi di governo.