Purché se ne parli
Tajani l'equilibrista: il doppio ius scholae di Forza Italia manda in tilt destra e sinistra
A favore in Veneto, contro in Parlamento: la posizione dei forzisti rispetto alla legge sulla cittadinanza mette in difficoltà la maggioranza e illude l’opposizione (ma nei fatti mantiene lo status quo)
Quel che è certo, è che Forza Italia fa parlare di sé. A Roma boccia lo ius scholae, in Veneto lo promuove. E fa scricchiolare un’alleanza di centrodestra che al nordest poggia su fragilissime basi. Così succede che Antonio Tajani si fa dare del “Pinocchio” (Magi, +Europa), del “cinico” (Boschi, Italia viva), del “compagno di viaggio del Pd” (Villanova, Lega). Quel che conta è che resta al centro del dibattito, Tajani. In ogni intervista e in ogni titolo. Dalle europee in poi. Mischia e dà le carte, gioca più partite in contemporanea. A parole va perfino più a sinistra di Zaia: all’apertura del nuovo anno scolastico, il governatore ha scritto agli studenti “di essere attenti ai meno fortunati e di aiutare gli stranieri a integrarsi”. Un appello che Flavio Tosi, l’uomo di punta dei forzisti in Veneto, definisce uno ius scholae camuffato: “Zaia in cuor suo già lo sa che si tratta di un’apertura di buonsenso, ma non lo può dire per le posizioni del suo partito”. Tajani invece lo dice.
È la sfida che fa imbufalire i leghisti veneti, che in questi giorni si sono ritrovati a fare i conti con una risoluzione sullo ius scholae portata avanti da Forza Italia in Consiglio regionale. “Azzurri e dem continuano a lanciarsi messaggi e rose rosse, neanche fosse il 14 febbraio”. In casa Carroccio si valuta lo strappo, la rottura definitiva. Intanto galoppa l’inquietudine, nella coalizione di governo: e se il Veneto fosse il preludio al Parlamento? Il retropensiero c’è. Una nuova stagione che ammicca verso il Pd, con le colombe alla Gianni Letta – la famiglia Berlusconi, pure? – pronte a rispolverare nazareni accordi. È già successo, perché non di nuovo. Oggi salviniani e meloniani non se lo potrebbero permettere. Tajani lo sa. Per questo fa spallucce: il modo migliore per alimentare il chiacchiericcio è lasciar infittirsi le nubi. “No a un centrodestra oscurantista”, sentenzia Antonio in versione progressista. “La società sta cambiando e il diritto a diventare cittadino italiano grazie alla formazione e allo studio è sacrosanto”. Ma poi, all’indomani del voto alla Camera, sempre il ministro degli Esteri: “Lo ius scholae non è una nostra priorità. Io non faccio alcun passo indietro, ma non possiamo prestarci ai giochetti parlamentari”.
Un colpo al cerchio e uno alla botte. Ma con mestiere: gli emendamenti presentati dalle opposizioni – Azione in testa – per modificare la legge sulla cittadinanza sono stati bocciati in blocco dalla maggioranza. Forza Italia inclusa. Che infatti si guarda bene dal portare lo ius scholae in Consiglio dei ministri: si limita a dirottarlo in Veneto, senza speranze di poter incidere davvero – i delegati forzisti sono soltanto due – in un contesto in cui il rapporto con gli alleati è comunque già compromesso. Una mossa che insomma fa rumore ma non fa danno. Tutto quel che serve all’attivissimo Tajani. “La sua è tutta una battaglia per stare sui giornali”, dice Angelo Bonelli da Avs. L’hanno capito pure loro.