Parla il governatore

De Luca unchained. Intervista a tutto campo con il presidente della Campania

Claudio Cerasa

Il caso Sangiuliano e la dignità delle istituzioni perduta. Il ministro innominabile, il campo largo che non si può chiamare così. Il governo, “l’alternativa che non c’è” e i silenzi della sinistra. “Fitto? Il Pd lo voti, niente scherzi”

Abbiamo incontrato il governatore Vincenzo De Luca, presidente della Campania, abbiamo passato un po’ di tempo con lui, in occasione di un evento pubblico, a Salerno (Agrifood), e durante l’incontro è nato un dialogo interessante, gustoso, nel quale sono finiti tutti o quasi i temi più discussi dell’attualità politica: caso Sangiuliano, caso Lollobrigida, caso Meloni, futuro di Schlein, futuro del campo largo, da non chiamare così, e idee sul domani. 

   
Governatore De Luca, sono passati un po’ di giorni, siamo a bocce ferme, a mente fredda. In un flash: culturalmente parlando, parlando cioè di cultura politica, cosa ha significato lo scandalo che ha toccato il ministro Sangiuliano?

Quello che mi colpisce è un po’ la perdita di freni inibitori, per così dire, da parte del governo. C’è chi dice, lo ha scritto Aldo Cazzullo sul Corriere della Sera, che con questa vicenda si conclude un percorso di due anni di conformismo in Italia. Quello che in altri periodi avrebbe rappresentato motivo di scandalo o di polemica o di manifestazioni di massa, in questi due anni non ha prodotto niente. E’ come se l’Italia sia stata narcotizzata. La democrazia che si trova in queste condizioni è malata, rinsecchita. La democrazia vive anche di dialettica. E’ l’esercizio di critica nei confronti del potere. Per l’amor di Dio, senza posizioni ideologiche, senza strumentalizzazioni. Quando si arriva al punto di perdere la dignità delle istituzioni credo sia doveroso intervenire. 

 

In che senso “perdere la dignità delle istituzioni”?

Si dice che stiamo parlando di vicende private… le vicende private sono quelle che si svolgono tra le mura domestiche, sono quelle che non hanno connessione con le responsabilità pubbliche. Ma se c’è un intreccio così evidente e così imbarazzante con le responsabilità pubbliche, allora queste non sono più vicende private. Sono cose che vanno affrontate. Sapendo che sono state violate delle regole elementari di civiltà istituzionale e democratica. Ma non è il caso di insistere oltre, nei confronti del ministro dimissionario credo di avere già dato.

 

Possiamo provare a spiegare le vicende di queste settimane facendo un passo in avanti: che cosa ci dicono le storie di questi giorni non sul ministro dimissionario ma sul governo di cui faceva parte? Quale tipo di cultura di governo emerge?

Dobbiamo fare attenzione. Chi vince le elezioni ha il diritto di andare a governare, ovviamente. Ma l’importante è esercitare funzioni di governo senza confonderle con la conquista del bottino. In democrazia quando si esercita un potere non si conquista un bottino, si esercita una funzione. E c’è un equilibrio fra i vari soggetti istituzionali che va rispettato, e questo non avviene spesso in questo momento. Guardi, onestamente vedo una improbabilità di classe dirigente, soprattutto nei territori e nelle aziende. Qualche mese fa c’è stata una manifestazione di partito, i manager delle aziende pubbliche sono andati a quella manifestazione di partito con la maglietta di quel partito. E questo non va bene. Allora devo dire con grande sincerità che col governo Berlusconi non abbiamo mai avuto questi problemi. Mai. Berlusconi è stato criticato e messo in croce per tremila questioni, ma aveva un fondo di cultura liberale e democratica che lo portava a rispettare gli interlocutori istituzionali. Ora un po’ per inesperienza e un po’ per lontananza dalle funzioni di governo per lunghi decenni, adesso al governo c’è un apprendistato che non sta producendo (soprattutto per i territori e per le aziende) risultati a mio parere apprezzabili… diciamo così, in maniera molto tenue.

 
Presidente, ma che cos’è l’amichettismo? In fondo si potrebbe dire che è sempre successo che quando un governo acquisisce poteri non pieni ma sostanziali in alcuni luoghi importanti, in alcuni centri nevralgici del potere, sceglie di piazzare e di selezionare un personale la cui caratteristica è anche la fedeltà a una idea politica. Non è qualcosa di già visto? Non mi dica che si scandalizza.

E’ vero. Il centrosinistra ha fatto cose più o meno simili, per la verità, ma non a questi livelli di eccellenza. Io ho teorizzato che l’Italia è il paese del “mezzo-mezzo e del fare finta”. Il paese nel quale non si decide mai una cosa fino in fondo, e nel quale l’ipocrisia e il fare finta (Francesco de Sanctis diceva “il vivere in maschera”) sono una caratteristica che accomuna tutti quanti. Per capirci: chi deve governare deve poter contare su classi dirigenti coerenti con il suo programma di governo. Lei sa che vige lo spoils system, vince un presidente e cambiano i vertici delle amministrazioni pubbliche in maniera esplicita. Cambiano perché chi va al governo mette dirigenti che sono funzionali al programma che deve realizzare. Quella è una regola della democrazia chiara, lineare. In Italia questa cosa non la facciamo del tutto perché siamo il paese del mezzo-mezzo e del fare finta. Lo facciamo, ma non lo ammettiamo. E quando lo facciamo noi, non ci scandalizziamo. Se lo fanno gli altri, sì. Ora. A tutto questo ci deve essere un limite: in Europa abbiamo creato una pubblica amministrazione che è autonoma dal potere politico (come utopia generale, dovrebbe garantire il rapporto con i cittadini e accortezza istituzionale). Non sempre questo avviene, lo so. L’importante è che per lo meno quando si fanno scelte coerenti con la propria impostazione politica, queste siano scelte di valore. Tutto questo per dire cosa? A me non scandalizza che sia nominato in una grande azienda un esponente di Fratelli d’Italia. Mi scandalizza se questo esponente va alle feste di partito con la maglietta di FdI. Ecco: nel momento in cui gestisci un’azienda pubblica devi avere senso per le istituzioni. Non è importante la tua appartenenza politica, sono importanti la tua qualità professionale e la tua dignità personale. Questo è il punto su cui dovremmo insistere. Quando si dice “ma il centrosinistra nelle aziende non ha messo le sue persone?”, questa è una critica giusta. Il centrosinistra ha fatto le stesse cose, ma non credo violando in maniera così clamorosa le regole della competenza, della professionalità, e anche dell’autonomia istituzionale.

 
Non sono stati pochi, in questi mesi, i ministri di Fratelli d’Italia entrati in sofferenza. Sangiuliano, ok. Poi Urso. Poi Santanchè. E poi, ancora, il ministro Lollobrigida. Siamo a pochi giorni dal G7 dell’Agricoltura, che sarà il 21 settembre a Siracusa. Cosa ne pensa dell’operato del ministro?

Devo davvero dirlo, non posso stare in silenzio?


Silenzio assenso?

Sono entrato da qualche settimana in una fase zen, sono alla ricerca del Nirvana. Lasciamo perdere il ministro di “non so che cosa”. Tra l’altro in Italia abbiamo ’sta maledetta abitudine di cambiare sempre la denominazione dei ministeri. Prima si sapeva: ministero dell’Agricoltura, e adesso, come si chiama?

 
Della sovranità alimentare.

Ecco. Questo non è il titolo di un ministero, è un romanzo! Quando denomini un ministero individui la materia di cui si occupa quel ministero. Ministero delle Infrastrutture: c’è tutto. Non ministero delle Infrastrutture e della Transizione ecologica.

   

Così si chiamava con il governo Draghi, con il ministro Giovannini. Tutti uguali?

Fu un’altra imbecillità. Allora l’agricoltura. Io non conosco nessun grande paese del mondo che non abbia anche un sistema agricolo e agroindustriale forte e solido. L’unico grande paese con una grande economia che non può contare su questo è proprio la Cina. Proprio perché ha una debolezza agroindustriale, la Cina ha avuto l’intelligenza in questi ultimi 30 anni di fare un’operazione di accaparramento delle terre e delle risorse agricole, perché ha il problema di sopravvivenza di un miliardo e mezzo di esseri umani. La Cina è proprietaria di quasi metà del Madagascar. Ha milioni di ettari di terreno di sua proprietà. Tutto questo per dire che la Cina comprende che un paese forte deve avere anche una sua autonomia alimentare. Ora, l’agricoltura è in generale di fronte a grandi sfide, sfide dell’emergenza legate alla situazione internazionale, alle guerre che abbiamo conosciuto che sono ancora in corso, che hanno determinato un’esplosione dei prezzi di prodotti agricoli. Il grano, per esempio: l’Ucraina è il principale fornitore di grano al mondo e il prezzo del grano è esploso. Ma anche il prezzo dei concimi. Poi c’è il problema delle catastrofi ambientali, climatiche. Poi c’è il problema idrico. A questo si aggiungono problemi politici, come il vuoto dell’Europa in relazione alla nostra agricoltura, nostra dei paesi europei: solo qualche mese fa abbiamo avuto movimento di protesta contro l’Ue e le sue politiche. Quando affronti un problema ambientale in maniera ottusa – gli allevamenti di bestiame provocano un aumento di CO2, problemi su antiparassitari, concimi – non capisci quanto possa essere pericoloso arrivare a un punto di rottura fra tutela dell’ambiente e redditività dell’agricoltura. Noi abbiamo avuto risultati importanti in Campania, e ci stiamo preoccupando in particolare rispetto a un problema: quello delle forniture idriche. Noi non abbiamo conosciuto in questi anni il problema della siccità, grazie a Dio, ma questo sarà il problema per intere generazioni. E dunque abbiamo elaborato un piano, che non conosce nessuno, di tre miliari di euro per l’autonomia idrica della regione Campania. Questo piano prevede la realizzazione di 20 vasi collinari di cui abbiamo appena incominciato i lavori, inauguriamo il primo lavoro a Castel Volturno. Stiamo lavorando con i consorzi di bonifica per recuperare vecchi progetti rimasti inattuati. Ci stiamo preoccupando per affrontare almeno una delle emergenze, quella idrica, dal punto di vista potabile, agricolo, dal punto di vista dei servizi e industriale. Poi c’è il problema del rapporto delle tecnologie con la modernità, e qui il tema diventa complicato. Perché possiamo avere grandi opportunità ma anche grandi problemi. Tutto questo per dire che se si vuole, se si vuole, i problemi dell’agricoltura si possono governare senza demagogia.

  
Presidente, non penserà mica di cavarsela così. 

E’ inutile, quel ministro non lo nominerò neanche sotto tortura. Ho già dato. Cerco il Nirvana.


C’è un altro ministro con cui lei ha avuto una relazione complicata, il ministro Raffaele Fitto. Fitto è il candidato del governo per assumere un ruolo di peso come commissario europeo. Le chiederei: cosa si gioca l’Italia in questa partita e cosa pensa della sua candidatura? Il Pd dovrebbe votare a favore del commissario Fitto senza dare troppo peso ai giochi di potere dei socialisti europei, che hanno mostrato diffidenza nei confronti della possibilità di accettare un ruolo di peso per un ministro che fa parte di un partito che non ha votato per Ursula?

Qui rispondo in maniera chiara, ma faccio un attimo un passo indietro. La battaglia politica che abbiamo fatto come regione Campania, contro Fitto, era sui fondi di coesione. Abbiamo fatto una manifestazione a Roma con 500 sindaci e 5.000 persone a piazza Santi Apostoli. La manifestazione riguardava la battaglia contro l’autonomia differenziata e lo sblocco dei fondi di coesione. Per spiegare ai non addetti ai lavori cosa vuol dire: i fondi di coesione e sviluppo sono dei fondi nazionali che vengono stanziati per ridurre il divario nord-sud. Per legge vengono attribuiti per il 60 per cento alle regioni e per il 40 per cento ai ministeri. I fondi stanziati per le regioni sono stati già attributi il 3 agosto 2023, un anno e un mese fa. La regione Campania ha avuto 6 miliardi di euro. Queste risorse vengono stabilite sulla base di alcuni criteri e parametri oggettivi. Queste risorse sono state attribuite da più di un anno e già da un anno avremmo dovuto rendere operative queste risorse. Anziché fare controlli e sottocontrolli, io da vecchio sindaco avrei fatto un’altra cosa: avrei attribuito immediatamente questi denari sulla base di autocertificazioni che dovevano dare le regioni. Punto. Poi si facevano controlli a campione, chi non lavorava perdeva i soldi. Bene. Cosa è accaduto in questo anno? Fino a giugno di quest’anno le risorse venivano attribuite in maniera libera, senza alcuna interferenza da parte del governo centrale, poi hanno approvato una legge che prevede “un ruolo proattivo” del governo. Questa espressione equivoca – ruolo proattivo non significa nulla – doveva significare che i fondi dati alla regione non fossero in contraddizione né con il Pnrr e né con le iniziative dei ministeri, ed era ragionevole farlo. Non significava intervenire nel merito del programma di coesione di competenza delle regioni. Ecco. Quella legge ha consentito al governo di interferire pesantemente con le scelte che dovevano fare soltanto le regioni. Quindi mentre si parlava di autonomia più spinta, in realtà si faceva una centralizzazione delle risorse. Vi faccio un esempio: in Campania, hanno deciso di finanziare per un miliardo e 200 milioni Bagnoli. Il lavoro di recupero di Bagnoli andava fatto, ma è un sito di interesse nazionale, tant’è che viene nominato un commissario dal governo nazionale. Bene, perché a Bagnoli non hanno utilizzato neanche un euro di fondi di coesione di competenza dei ministeri? Hanno utilizzato i fondi della regione per fare interventi decisi dall’alto, senza toccare un euro dei fondi di competenza del governo. E’ un approccio pericoloso. E mentre i nostri amici della Lega si baloccano, scherzano e giocano sull’autonomia differenziata, noi in realtà siamo di fronte alla centralizzazione finanziaria più vasta che si sia mai conosciuta in Italia. Perché è tutto concentrato a Roma: 200 miliardi di euro di Pnrr, fondi di coesione per 30 miliardi, Zes unica del mezzogiorno, fondi di perequazione infrastrutturale.

  

Sì, ma Fitto, presidente: votare sì o no? 

Allora, rispondo alla domanda. Ora: si candida Fitto a diventare commissario europeo? Bene. Io credo che serva sempre la lucidità e la forza per capire che quando è in gioco un italiano, per un ruolo importante, dobbiamo sostenerlo. Io sono per votare a favore della nomina del ministro Fitto. Chiedo solo due chiarimenti. Primo, il commissario che va a rappresentare l’Italia deve garantire che rappresenterà l’Italia, non un partito politico. Poi, secondo, è importante avere un chiarimento di merito rispetto alle politiche di coesione. Cioè il commissario va in Europa per difendere le politiche di coesione, cioè le politiche di recupero dei divari territoriali che abbiamo in Europa o no? Perché in questo anno c’è stato un rapporto che si è costruito tra Meloni e von der Leyen, e il rapporto era fondamentalmente basato sulla centralizzazione delle risorse a scapito dei territori svantaggiati: questo è il punto di sostanza. Allora noi dovremmo sollecitare un chiarimento su questo tema. Dopo di che, credo che dobbiamo votare a favore di Fitto come commissario europeo, avendo questi chiarimenti. Il Pd lo deve fare.


Presidente, sa che sta per arrivare la domanda. Sa che le stiamo per chiedere se il campo largo sia in condizioni di salute migliori o peggiori della maggioranza.

Il campo largo, che brutta espressione, santo cielo.
 

Come lo vogliamo chiamare? 

Come in ogni paese del mondo: la coalizione politica o alleanza politica. Lei ha mai trovato un cristiano normale che dice “tu sei d’accordo col campo largo?”.

 

Sono i vertici del suo partito che lo chiamano così.

Ecco, esatto. Direi che questo segnala una difficoltà di comunicazione, in un certo senso: anche a livello di linguaggio siamo lontani dai cristiani normali.
Ma il mondo agricolo è sempre stato sempre ben rappresentato nell’iconografia del centrosinistra: la quercia, l’ulivo, il campo largo…
Tutti ottimi simboli. Ma di sconfitte elettorali.

 

Presidente, lei qualche giorno fa ha detto che il centrodestra sembra ostaggio dell’agenda Beautiful. Ma è sicuro che l’agenda Beautiful sia così estranea al mondo del centrosinistra? Non le sembra un campo Beautiful quello in cui i galli passano più tempo a beccarsi tra loro che a beccare i propri avversari politici? Troppo impegnati con i loro specchi, poco impegnati a mettere in difficoltà il governo.

Allora mettiamola così, ci sono tanti settori della società italiana che hanno una valutazione critica rispetto all’attività del governo attuale. Alla fine però quando terminiamo di ragionare la domanda che ci fanno è sempre la stessa: l’alternativa a questo governo qual è?
 

Ottima domanda: qual è l’alternativa?

La risposta non c’è, perché l’alternativa non c’è. Questo è il problema. Allora noi dobbiamo capire che si va al governo se si ha una coalizione ampia, ma soprattutto se si ha un programma che parla alla maggioranza dei cittadini italiani. Tu vinci una campagna elettorale o hai i voti dei cittadini, se i singoli cittadini, le famiglie e le imprese, immaginano che alla tua vittoria politica si leghi una possibilità di vivere meglio, di avere più serenità, di poter lavorare in maniera più dinamica, di poter guadagnare di più. Altrimenti perché ti devo votare? Io ricordo che quando era segretario del partito Zingaretti io gli dicevo: “A Zingare’, guarda che io parlo coi cittadini, e se un cittadino mi domanda per quale motivo devo votare questo partito, io non so che dire. Perché non c’è una proposta chiara.
 

Oggi invece è cambiato tutto, no?

No. Oggi abbiamo avuto alcune piccole novità, che registro. Per esempio c’è una battaglia che si sta facendo per finanziare la sanità pubblica: bene, almeno su un argomento si comincia a fare una battaglia concreta. Ma per anni io ho ricordato anche al centrosinistra che ci sono dei vuoti programmatici drammatici. Tema della giustizia: che cosa dice il centrosinistra? Abbiamo parlato per anni di eliminare l’abuso d’ufficio, lo hanno eliminato gli altri anche se in maniera sbagliata (mi chiedo: quando chi gestisce un potere opprime un cittadino, un imprenditore o un professionista, come si difende ora?). Vede, tornando al punto. Abbiamo fatto finta per anni di non vedere che l’abuso d’ufficio era un’idiozia perché frenava solo gli amministratori pubblici. Bene. Una forza progressista non può tollerare che un cristiano si faccia mesi di carcere, che poi venga assolto e che intanto si sia rovinato la vita e la sua attività professionale. Non va bene, occorre coraggio e chiarezza. E ancora. Pubblica amministrazione e palude burocratica: l’Italia muore di burocratismo. Non diciamo una parola noi del centrosinistra. Ma non è possibile! Il Pnrr fallirà perché vi è un tale groviglio di pareri, di contropareri… L’Italia muore di palude burocratica. E poi, suvvia, il sud: cosa diciamo sul sud?
 

Cosa diciamo?

Boh, non lo so. Abbiamo fatto sei, sette anni fa una proposta per un piano per il lavoro per i giovani del sud. Avevamo dimostrato che la percentuale di dipendenti pubblici del sud era inferiore di un terzo rispetto a quella del nord. Diversamente da quello che si racconta. Abbiamo proposto un piano per il lavoro per 300 mila giovani del sud, magari scaglionando lo stipendio in tre anni per arrivare allo stipendio finale. Neanche una parola. I grandi servizi di civiltà: oggi per la prima volta parliamo di sanità pubblica, ma veniamo da anni di disastro per la sanità pubblica. E ancora. Numero chiuso a Medicina, una battaglia simbolica, e diciamo qualcosa, su! Dobbiamo fare una battaglia contro questa idea demenziale e tutta italiana. In Francia l’iscrizione a Medicina è libera, poi dopo un anno si verifica se vai avanti o no. Ma sulla materia sanitaria! Si verifica su questo, non sulle scemenze su cui si fanno i quiz in Italia. E poi, il tema della sicurezza: sono decenni che racconto a questa parte politica, la mia, che la sicurezza è un tema che riguarda i cittadini, le famiglie, la povera gente. Perché chi ha i milioni la sicurezza se la procura per i fatti suoi. Il problema è di chi vive la propria vita sociale nelle piazze, nelle ville comunali, nelle strade, non di chi vive nei quartieri alti. Non abbiamo detto una parola sulla sicurezza: non sappiamo dirla. Non che il governo stia facendo granché, non sta facendo niente al di là della propaganda. Ma quando tu cominci ad avere un problema drammatico per i giovani che hanno ormai per la metà un coltello in tasca, nella movida avviene l’ira di Dio, noi li recuperiamo a Napoli il sabato sera in coma etilico, ragazzini di 13 anni. C’è una diffusione dell’alcolismo, di tossicodipendenze… Cioè, il tema della sicurezza riguarda la serenità di vita dei padri di famiglia e delle madri. Io voglio stare tranquillo, voglio vedere mio figlio o mia figlia che torna a casa alle tre di notte il sabato, non voglio stare con il patema d’animo. Non coincide il tema della sicurezza con la repressione, è complesso e per l’amor di Dio non coincide con gli extracomunitari. Anche se dobbiamo dire che quando si commettono reati, comunitario o extracomunitario, devi pagare e devi essere messo nella condizione di non nuocere. Ecco: dalla nostra parte, il tema della sicurezza è totalmente estraneo alla proposta politica. L’attuale governo non fa nulla di concreto sul tema, ma per lo meno ne parlano! Dimostrano di avere, sia pure teoricamente, una qualche consapevolezza del problema.
 

Ma presidente è un problema di contenuti che mancano, o manca un leader nel centrosinistra? Perché quando lei dice che un’alternativa non c’è si riferisce forse anche al fatto che non c’è un leader in grado di incarnare quella alternativa, o sbaglio?

C’è anche un problema di questo tipo ovviamente. Non abbiamo ancora una leadership in grado di aggregare tutto il fronte. Poi ovviamente bisogna fare i conti con le piccole storie individuali. Ma alla fine il punto è chiaro. Bisogna convincersi che se si vuole creare un’alternativa a questo governo bisogna creare una coalizione. E bisogna dire con chiarezza che non bisogna essere d’accordo su tutto. Bisogna essere d’accordo sulle cose fondamentali, poi ci possono essere anche opinioni diverse. Ma bisogna capire che quando l’obiettivo è governare l’Italia, eh beh… bisogna avere senso di responsabilità e senso del limite, e anche gli errori del passato che hanno contrapposto leader politici vanno accantonati e va privilegiata invece la chiarezza programmatica. 

 

Se qui di fronte a lei ci fosse la premier Giorgia Meloni e le chiedesse: “Presidente De Luca, mi dica una cosa che dovrei fare e io quella cosa la farò”, quale è la fiche che giocherebbe?

Una cosa e mezza. La mezza è firmare l’accordo di coesione con la regione Campania per i sei miliardi che ci riguardano. Poi c’è una cosa sola che riguarda l’Italia: la sanità pubblica. Un obiettivo, uno: prendete i 4 miliardi di euro che pensate di utilizzare per ridurre lo scaglione Irpef e scaricate questi 4 miliardi sulla sanità pubblica. Perché se dài a un professionista 15 euro in più al mese non gli cambi la vita, ma se lasci una situazione per la quale un povero cristo muore perché non ha la sanità vicina e non si fa più gli screening perché mandano i medici nei pronto soccorso, se non riesci a dare risposte che salvano la vita delle persone, beh, qui cambia la società italiana, cambiano i valori di fondo. Allora una proposta: 4 miliardi sulla sanità pubblica, punto. A me basterebbe questo.
 

E se ci fosse qui di fronte a lei il segretario del suo partito Elly Schlein, cosa chiederebbe di fare? Uno slot, una fiche, solo una cosa.

La stessa cosa. Poi posso aggiungere una vecchia proposta di cinque anni fa: un piano di lavoro per i giovani del sud, un piano per 300 mila giovani nella pubblica amministrazione. Suona male “noi burocratizziamo la spesa pubblica”. E’ una grande idiozia, i progetti non vanno fatti perché non c’è il personale, perché da 20 anni hanno impoverito il sistema delle autonomie locali, perché abbiamo l’età media nella pubblica amministrazione (penso alla sanità) di 56 anni. In America, Francia, Germania nella pubblica amministrazione ci sono dirigenti di 30-35 anni. Non so se è chiaro. Allora per questa parte politica un secondo obiettivo: un piano per il lavoro per 300 mila giovani, poi scaglioniamo gli stipendi. Diamo il 70 per cento dello stipendio il primo anno, poi l’80 per cento, ma gli diamo una speranza. Leggevo che la previsione, il dato degli ultimi cinque anni, è l’emigrazione di un milione e 500 mila giovani all’estero. Se ne sono andati dall’Italia un milione e mezzo di giovani, soprattutto diplomati e laureati. Il divario nati-morti in Italia si è ridotto a 500 mila unità in meno perché abbiamo avuto un milione di immigrati. La previsione è che l’Italia perda 16 milioni di abitanti da qui al 2080. E stiamo ancora a domandarci come dobbiamo fare per trattenere i giovani. Le fabbriche non trovano personale qualificato, né in agricoltura né nell’industria. Ma non troviamo figure professionalizzate anche perché un giovane laureato se ne va in Svizzera, a 100 km di distanza dalla Lombardia, e guadagna il doppio appena va a lavorare. Quindi, in sintesi, due richieste: una per la sanità pubblica, una per i giovani del sud.


Ci conferma che lei si ricandiderà alle prossime regionali? Non ci sono dubbi su questo, giusto? Non si sa come ma succederà?

Io non ho nessun dubbio. Quando si parla in Italia del terzo mandato… questo è un paese in cui è impressionante il livello di dilettantismo, di approssimazione, qui non legge più niente nessuno. Il mio collega del Veneto, Luca Zaia, il terzo mandato lo sta già facendo. Lo sta pure finendo. Cioè quando non hai fatto il recepimento della legge nazionale, puoi avere un altro mandato. Quindi per noi questo problema non ha nessun rilievo. Terzo mandato, non c’entra niente. Niente giochini, è solo politica, no?
 

  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.