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La difesa

“Je suis Salvinì”. Il leghista fa il martire in Europa per il caso Open Arms. Orbán e Le Pen lo sostengono

Pietro Guastamacchia

Gli alleati europei non abbandonano il segretario del Carroccio. "I confini devono essere protetti. Noi stiamo con lui", è il coro di voci che si leva in sua difesa

I Patrioti urlano “Je suis Salvinì”. Il segretario della Lega chiama a raccolta gli alleati europei, innalzandosi a martire della persecuzione giudiziaria delle sinistre. Gli eurodeputati di Orbán e Le Pen rispondono e fanno quadrato attorno al Capitano e, in conferenza stampa a Strasburgo, si dichiarano pronti a tutto per difendere il loro alleato.

Ad aggiornare la stampa straniera ci pensa il capodelegazione del Carroccio Paolo Borchia che, senza sfondo nero né cambi di inquadratura, rompe il ghiaccio ripetendo la versione del leader leghista sui fatti della vicenda Open Arms.

Dallo stato maggiore dei Patrioti, la prima a parlare è l’eurodeputata ungherese di Fidesz, Kinga Gál, vicepresidente del gruppo. “Prima l’Ungheria è stata punita con una sentenza della Corte Ue solo per aver protetto i nostri confini, e ora vediamo che sotto accusa è finito Matteo Salvini. La posizione dei Patrioti è chiara: i confini devono essere protetti. Noi stiamo con Salvini”. A ruota segue il capodelegazione lepenista all’Eurocamera, Jean-Paul Garraud: “Sosteniamo con forza Matteo Salvini, non solo per prossimità con le sue politiche, ma anche perché difendiamo la legalità”, spiega l’ex magistrato francese, che trova parole poco lusinghiere per le toghe italiane, colpevoli, a suo dire, “di aver preso decisioni politiche che non gli competono”. Più appassionata l’arringa degli spagnoli di Vox: “Sostegno totale a Salvini. Se c’è una legge che dice che uno può essere arrestato perché ha difeso i confini del proprio paese, allora cambiate la legge”, tuona Jorge Buxadé Villalba.

Ma per il capolavoro finale bisogna aspettare l’eurodeputato austriaco del Fpo, Harald Vilimsky: “Come ai tempi di Charlie Hebdo abbiamo detto ‘siamo tutti Charlie’, oggi dobbiamo dire che siamo tutti Matteo Salvini: Je suis Salvini”, ha gridato l’austriaco, lasciando intendere che il “martirio giudiziario di Salvini” non è più solo cronaca italiana, ma che il Capitano ha le carte in regola per diventare il Mandela del sovranismo europeo.

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