il caso
Lollo e la lingua blu. La nuova epidemia preoccupa. Ma, come con la Psa, il ministro prende tempo
Esplosa in Sardegna, l'epidemia che minaccia gli ovini è vissuta con sempre più apprensione dalla stessa Coldiretti. Che ora chiede alle istituzini di agire (per evitare gli errori visti con la peste suina africana). I casi da nord a sud
Tutto preso a organizzare il G7 di Ortigia dove, parole sue, vuole dimostrare di non essere “un ministro isolato”, a Francesco Lollobrigida rischia di sfuggire di mano un’altra partita tutt’altro che secondaria, nel rispetto delle competenze del suo ministero (di concerto col ministro della Salute Schillaci). Stiamo parlando della diffusione del virus della lingua blu (blue tongue), una malattia infettiva che colpisce gli ovini causandone anche, nei casi più gravi, la morte. Com’era successo anche con la peste suina africana (Psa), tutto è partito dalla Sardegna. Dove nel corso delle ultime settimane il contagio è progredito a ritmi vertiginosi.
Secondo l’istituto zooprofilattico sperimentale della Sardegna, la scorsa settimana i focolai presenti sull’isola hanno raggiunto il migliaio di unità. Una situazione a tal punto preoccupante che la Coldiretti Sardegna ha parlato di “campagne in ginocchio” e “allevamenti allo stremo”, con un’epidemia che ha raggiunto “proporzioni allarmanti, colpendo indistintamente aziende pastorali da nord a sud dell’isola”. E fin qui l’associazione di categoria puntava principalmente il dito nei confronti dell’amministrazione regionale di Alessandra Todde, che non è stata particolarmente reattiva nel circoscrivere i focolai non avendo ancora predisposto una precisa strategia vaccinale a livello regionale. Solo che nel giro di poche settimane l’epidemia ha superato i confini dell’isola ed è ora diffusa in larghi tratti dello stivale, dal nord al sud. Ad agosto un focolaio di virus di lingua blu era stato riscontrato in un allevamento a Varzi, nell’Oltrepò pavese. Ma una quindicina di nuovi focolai sono stati scoperti anche nella provincia di Como. Pur non riscontrando casi ufficiali di diffusione del virus, la regione Lombardia ha deciso di inserire nove comuni della provincia di Brescia in una specifica “zona rossa” dove si devono rispettare limiti nella movimentazione dei capi. Ma contagi si sono registrati anche in Piemonte, nel biellese, con i rappresentanti locali della Coldiretti che hanno parlato di “situazione preoccupante”. Tanto che diverse fiere del settore sono state cancellate tra fine agosto e inizio settembre proprio per il rischio che potessero crearsi le condizioni per il contagio, che avviene per mezzo di un insetto della famiglia dei culicoides.
Al di fuori della Sardegna, in continente, la situazione più delicata appare quella in Calabria, soprattutto in provincia di Crotone. Per oggi gli allevatori di Isola Capo Rizzuto hanno organizzato un sit-in di protesta perché risposte da parte dell’assessorato regionale competente non ne sono ancora arrivate. “Per salvare gli allevamenti di ovini abbiamo le ore contate”, è stato l’appello del presidente di Confagricoltura Crotone Diego Zurlo. Ma questa fase di inerzia ha fatto sì che il contagio si sia registrato anche al di fuori della provincia crotonese. Secondo le stime di Coldiretti, sarebbero oltre un migliaio gli ovini morti a causa del propagarsi del virus. Ed è anche per questo che, nella loro ultima comunicazione, hanno voluto rivolgere un appello che è suonato come un campanello d’allarme anche nei confronti dello stesso ministro Lollobrigida, uno dei grandi sponsor dell’associazione dei coltivatori diretti.
E’ stata la stessa Coldiretti a chiedere “un impegno alle istituzioni per mettere in campo tutte le soluzioni necessarie a tutelare la filiera zootecnica, proprio a partire dal reperimento dei vaccini, mentre alcune regioni hanno diffuso ordinanze con disposizione di sicurezza per limitare la corsa dei contagi”. Ed è evidente quanto suoni come un modo per chiedere al governo di farsi sempre più carico di una situazione che, evidentemente, le regioni di loro conto non riescono ad affrontare. Considerato pure che il precedente della peste suina africana, dove a detta anche di alcuni esponenti della stessa maggioranza come il leghista Gian Marco Centinaio si è “perso troppo tempo”, dovrebbe suggerire una maggiore tempestività nell’assunzione di misure di contrasto al virus (a maggior ragione perché sono stati istituiti “commissari” per emergenze molto meno contingenti). Chissà che una volta finito il G7, dopo le esibizioni canore di Albano con vista sul mare di Sicilia, il ministro non decida di mettere la testa anche su questo dossier che tante apprensioni sta ingenerando negli allevatori italiani. E su cui pende anche un’interrogazione parlamentare delle opposizioni a cui dovrà cercare di dare prima o poi risposta.