la polemica
"La commissione di inchiesta sul Covid è un tribunale politico". Parla Zampa (Pd)
"Dall’attività di inchiesta sono state escluse le regioni, cioè le istituzioni preposte a garantire che il servizio sanitario funzioni nel proprio territorio", dice l'ex sottosegretaria alla Salute, Sandra Zampa, che denuncia: "Ci sono troppe commissioni di inchiesta, il Parlamento è in tilt"
“La commissione di inchiesta sul Covid è nel suo intento politicamente criminosa. Spero che i miei colleghi del Pd non solo disertino i lavori, ma si dimettano”. Lo dichiara al Foglio Sandra Zampa, senatrice del Pd, ex sottosegretaria alla Salute del governo Conte, proprio durante i mesi drammatici dell’emergenza della pandemia da Covid-19. Ieri si è insediata la commissione bicamerale di inchiesta sulla gestione dell’emergenza pandemica. Come già annunciato, Pd, Avs, Autonomie e Azione hanno disertato l’aula, mentre il M5s e Italia viva erano presenti ma non hanno partecipato alla votazione dell’elezione del presidente (scelto il senatore di FdI Marco Lisei), di due vicepresidenti e dei segretari. Il motivo del boicottaggio della commissione viene ribadito da Zampa: “I partiti di maggioranza non ci hanno mai fornito una risposta sul perché sono state escluse dall’attività di inchiesta le regioni, cioè le istituzioni preposte a garantire che il servizio sanitario funzioni nel proprio territorio”. “Quando risponderanno a questa domanda – prosegue Zampa – ci toglieranno la certezza, perché non è un’impressione, che questa sia una commissione che si vuole trasformare in tribunale politico. Tutti i tribunali giudiziari infatti hanno archiviato i procedimenti nati sulla gestione della pandemia”.
“E’ un’iniziativa vergognosa”, attacca la senatrice Pd: “Nessun paese ha fatto un’operazione come questa. L’Inghilterra ha condotto un’indagine per capire come ha funzionato il servizio sanitario durante la pandemia e capire quali aspetti migliorare, ma lo ha affidato a una commissione del tutto indipendente, che non c’entra nulla con la politica. Perché qui non si è fatto lo stesso?”. Dietro l’esclusione dall’inchiesta delle regioni c’è la volontà di nascondere le falle registrate nella gestione della pandemia in regioni come la Lombardia? “Basta vedere dove ci sono stati i casi più gravi e chi c’era al governo. Le regioni sono quasi tutte governate da loro…”, osserva Zampa.
Ma la nascita della commissione sul Covid è anche un’occasione per riflettere sulla proliferazione ormai fuori controllo delle commissioni parlamentari di inchiesta. Nonostante il drastico taglio dei parlamentari dovuto alla riforma costituzionale (da 945 a 600, -36,5 per cento in meno), la tendenza dei partiti a istituire commissioni d’inchiesta è rimasta la stessa, anzi è persino aumentata. Dall’inizio della nuova legislatura sono state istituite nuovamente le commissioni d’inchiesta bicamerali contro la mafia, quella sul traffico illecito dei rifiuti, quella sul femminicidio e quella sui fatti accaduti presso la comunità “Il Forteto”. A queste si sono aggiunte la commissione d’inchiesta sullo stato di degrado delle città e delle periferie, quella sulla scomparsa di Emanuela Orlandi e di Mirella Gregori, e ora quella sulla pandemia. Sia alla Camera che al Senato è presente una commissione d’inchiesta monocamerale sulle condizioni di lavoro in Italia. A Montecitorio sono poi state istituite nuovamente le commissioni d’inchiesta sulla morte di David Rossi e quella sulle cause del disastro “Moby Prince”.
“C’è una quantità di commissioni sconcertante”, afferma Zampa. “Ognuno che passa da lì vuole una commissione d’inchiesta. Queste però sono la certificazione del fallimento del lavoro dei parlamentari. Un parlamentare dovrebbe infatti avere tutte le possibilità e gli strumenti per muoversi su determinati temi. La verità è che il Parlamento non funziona e con questa proliferazione di commissioni viene mandato completamente in tilt”. “Guardi, io ho chiesto di non far parte di alcuna commissione d’inchiesta, perché so che per fare un lavoro serio non posso spingermi oltre”, confida Zampa, che oltre a essere senatrice ricopre anche il ruolo di vicepresidente della delegazione parlamentare italiana presso l’assemblea del Consiglio d’Europa. “Ci sono colleghi che stanno con noi all’opposizione che, in virtù del numero esiguo di componenti dei gruppi, si trovano a correre da una commissione all’altra, come dei matti furibondi”, racconta.
“Nessuno ha valutato l’impatto che la riduzione del numero dei parlamentari ha avuto sul legittimo diritto del parlamentare di svolgere il proprio ruolo. Se ha neanche il tempo di stare seduto in commissione al parlamentare viene reso impossibile esercitare la propria funzione. Non vedo nei due presidenti di Camera e Senato lo sforzo di metterci nelle condizioni di lavorare bene, e questo è inquietante. Il Parlamento è ridotto a uno stato che voi non riuscite neanche a immaginare”, conclude Zampa.