lo scenario
Fitto a metà. Per Salvini va bene il commissario “ma Ursula no”. La Lega prepara un'opposizione costruttiva
Il Carroccio darà il via libera nelle commissioni al rappresentante del governo italiano. "Sull'Ursula bis invece non abbiamo grandi aspettative, ma faremo valutazioni dopo le audizioni dei commissari", dice il capo delegazione a Bruxelles Borchia
“La nomina di Fitto a vice presidente esecutivo con delega a Coesione e Riforme è un’ottima notizia e siamo certi che saprà difendere gli interessi del paese”. Mentre è “ancora sospeso, ma di certo non entusiasta, il giudizio sulla nuova commissione, in cui è difficile intravedere l’auspicata e necessaria discontinuità rispetto al passato. Non nutriamo grandi aspettative per il bis di Ursula von der Leyen e della sua maggioranza, ma attendiamo le audizioni dei commissari per fare valutazioni. Siamo pronti a un’opposizione critica, ma costruttiva”. A dirlo al Foglio è il capo delegazione della Lega a Bruxelles Paolo Borchia. Un modo, nel Carroccio, per rimarcare come un conto sia l’apprezzamento e la soddisfazione per l’alleato di governo. Un altro il sostegno alle nuove geometrie politiche prodotte dalla nomina di Fitto, che vedranno Fratelli d’Italia e Forza Italia votare compattamente a favore della prossima commissione. E loro, quindi, che fanno? Vanno contro i loro alleati?
Quella espressa da Borchia è pressoché la linea data ieri ai suoi, sin dalle prime ore del mattino, dal vicepremier e segretario della Lega Matteo Salvini: “A Raffaele Fitto vanno la mia stima e il sostegno come Lega e come gruppo dei Patrioti per fare bene in Europa, ma non sostengo la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen che ha fatto male per 5 anni”. Qualcuno potrebbe pensare che, così come è stato capace di festeggiare per la nomina di Vannacci a vicepresidente dei Patrioti salvo poi (sempre ieri) smentire sia mai avvenuta, così Salvini potrebbe arrivare a rimangiarsi la parola data, magari votando la commissione al suo completo. Ma lo scenario attualmente più concreto è che uno dei partiti di maggioranza in Italia finisca, in sostanza, a votare (almeno alla conta finale) contro quello che è stato un suo stesso ministro in Italia. Nelle intenzioni dello stesso segretario del Carroccio, però, dovrà passare il messaggio di un doppio binario. Da una parte le audizioni e gli scrutini di Fitto con le rispettive commissioni parlamentari europee, in cui la Lega manterrà un atteggiamento costruttivo, di lasciapassare, votando sì alla sua nomina. Insistendo sul profilo di autorevolezza dell’italiano, anche agli occhi dei rappresentanti dei Patrioti. Dall’altro, il voto su tutto il pacchetto di nomine al Parlamento europeo riunito in seduta plenaria, previsto a dicembre, dopo l’insedimento del nuovo presidente del Consiglio europeo Antonio Costa. E lì insomma, come ammesso anche dal capo delegazione Borchia, “la Lega è già pronta a un’opposizione critica ma costruttiva”. Secondo i leghisti, oltre a ottemperare alla linea dei Patrioti, che sono all’opposizione di von der Leyen e la cui intenzione è votare compattamente contro questa nuova squadra di governo europeo, in ballo c’è soprattutto il rispetto della coerenza sull’idea futura di Europa. Perché, per dirla con le parole del senatore della Lega Gianluca Cantalamessa, Fitto avrà pure ottenuto delle deleghe con un “portfolio discreto”. Ma “la maggioranza che governa l’Europa resta un’accozzaglia”. Un po’ come la pensa il deputato Claudio Borghi, fedelissimo di Matteo Salvini, quando dice che la nomina di Fitto “ci fa contenti, ma questa commissione non è la nostra commissione”.
Certo, far passare il messaggio che si sostiene un alleato di governo e già ministro pur votando contro l’intera compagine del von der Leyen bis non sarà facile per il Carroccio. Per questo dal partito insistono molto sul valore proprio delle audizioni dei commissari. A partire, si suppone, dalla commissione Affari regionali, aspettando una designazione ufficiale in base alle competenze assegnate a Fitto. Sarà l’occasione non solo per far valere la fedeltà all’attuale ministro del Pnrr, ma anche per rimarcare le inconciliabilità che porteranno la Lega a dire no al prosieguo dell’esperienza guidata dall’esponente della Cdu. Cercando di non scuotere troppo la maggioranza, in Italia, col rischio che queste potenziali nuove tensioni producano ripercussioni a livello nazionale in settimane già particolarmente convulse, quando entrerà nel vivo la discussione sulla prossima legge di Bilancio.