L'intervista

Rosato: "Siamo rimasti in tre gatti, ma Renzi sta peggio. Carfagna e Gelmini non hanno voti"

Simone Canettieri

Parla il vicepresidente di Azione dopo l'esodo di quattro parlamentari dal partito di Calenda: "Purtroppo all'opposizione non possiamo promettere nulla. Carlo si sente sempre con Schlein e Meloni"

“Eravamo quattro gatti, ora siamo tre gatti. Ma alla Camera superiamo comunque Italia viva”.

Ettore Rosato, come fa a essere così tranquillo? Lei è il vicesegretario di Azione, avete appena perso quattro parlamentari, e ride?

“E allora? Devo piangere? Secondo lei Gelmini e Carfagna, persone rispettabilissime e di grande valore, hanno voti sui territori? Secondo lei il voto di opinione di Calenda sarà scalfito?”.

Ce lo dica lei.

“Certo che no! Se avessero avuto i voti Carfagna e Gelmini si sarebbero candidate alle europee, non crede? Non mi sembra che se ne siano andati amministratori nei territori. E’ una manovra di palazzo, legittima ma tale è”.

Carlo Calenda come l’ha presa?

“Non bene, che domande. Ma si va avanti”.

E come?

“Stiamo studiando un grande rilancio di Azione”.

Farete una festa?  

“Ma quale festa: dobbiamo rilanciare l’azione politica. Vedrete”.

Se ne va anche lei, dicono.

“Ma no, dove vado? Io non ho l’ansia di farmi rieleggere in Parlamento la prossima volta: io resto qui”.

Elena Bonetti se ne va?

“Ma no!”.

Soffrite il bipolarismo o bipartitismo: non c'è spazio per un’area di centro.

 “Su questo vedremo, io non sono d'accordo”.

Matteo Renzi alla fine si è salvato un'altra volta e ve l’ha fatta sotto il naso.

“Ma cosa dice? Nel campo largo non vogliono Matteo Renzi. Lui è bravo a far parlare di sé stesso. E’ un campione. Alla fine si salverà solo lui: è un ex presidente del Consiglio, il prossimo giro vedrete riuscirà a rifarsi candidare, magari insieme ai suoi due fedelissimi. Ma poi stop. E’ come Casini: ha un grande passato istituzionale e giustamente trova sempre un seggio”.

Ha visto più lungo di voi, Renzi.

“Ma figuriamoci. Calenda parla sempre con Schlein”.

E anche con Meloni?

“Certo, sempre: hanno un contatto diretto sui temi. Quasi quotidiano”.

Calenda risorgerà e Azione non è morta: lo sottoscrive?

“Ma quale morta. La politica è fatta di fasi. Il governo è sempre più attrattivo dell’opposizione. Noi non possiamo promettere nulla”.

Rifarete l’organigramma di Azione visto che se ne sono andati i vertici?

“Certo, ci stiamo lavorando”.

Sembra che Calenda non abbia saldo il comando del partito: l’esodo  nasce dalla scelta di  appoggiare Orlando in Liguria?

“E’ stata una scelta dei nostri amministratori locali, che sono stati all’opposizione di Toti, in regione, e di Bucci, in comune. Cosa dovevamo dire ai nostri dirigenti? E poi diciamocela tutta: sono solo scuse”.

Perché?

“Secondo lei se avessimo preso il 6 per cento alle europee Costa, Gelmini, Versace e Carfagna se ne sarebbero andati?".

Ma Calenda avrà commesso degli errori.

“Tutti ne commettiamo. Io almeno uno al giorno”.
 

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.