le dichiarazioni
Pichetto Fratin: nuove regole per il nucleare entro fine anno e produzione al via nel 2030
In un'intervista a La Stampa il ministro rilancia l'impegno del governo per la costruzione di nuovi moduli nucleari: "Il nostro paese risparmierà fino a 34 miliardi di euro l'anno"
Il ministro dell'Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin annuncia che varerà un disegno di legge per il rilancio del nucleare. "Il nostro paese risparmierà fino a 34 miliardi di euro l'anno", dice. In questo modo nel 2030 "si passerà dalla sperimentazione alla produzione dei nuovi moduli nucleari". In una intervista a La Stampa il ministro dell'Ambiente e della Sicurezza energetica spiega che per venire incontro alle esigenze degli industriali di ridurre il costo dell'energia, più alto nel nostro paese rispetto alla media europea, la strada è quella di affiancare alle rinnovabili anche il nucleare. "In questo momento si, l'unica soluzione è il nucleare di nuova generazione da affiancare all'energia prodotta dalle rinnovabili tradizionali. Per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione dobbiamo eliminare progressivamente il carbone, il petrolio e infine il gas". Un appello in tal senso era stato fatto anche mercoledì dal presidente degli industriali, Emanuele Orsini, accolto con favore anche dalla premier Giorgia Meloni. Il motivo, continua il ministro, è che "con le tecnologie di oggi non possiamo contare soltanto sulle rinnovabili perché non sono continuative e non abbiamo ancora le sufficienti capacità di accumulo, si sprecherebbe troppo per trasportare l'energia dal luogo in cui si produce a quello in cui principalmente si consuma. Ecco perché con una domanda di energia in continuo aumento abbiamo voluto nel nostro mix energetico del futuro il nucleare di ultima generazione che, ricordo, è stato inserito nella tassonomia europea come fonte green di produzione energetica".
Riguardo all'impegno di questo governo rispetto al percorso di decarbonizzazione, il ministro chiarisce: "La posizione dell'Italia è sempre stata chiara sul Green Deal: non abbiamo mai messo in dubbio gli obiettivi finali, cioè di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, ma gli strumenti imposti per farlo. Per due motivi essenzialmente: il primo è che non si è mai vista, se non nell'Unione Sovietica dei piani quinquennali, la politica che pretende di imporre i tempi e le tecnologie alla scienza. Il secondo è dato dalla natura profondamente diversa dei paesi che compongono l'Europa. L'Italia quindi non mette in discussione né gli obiettivi di decarbonizzazione né i traguardi del 2030 e del 2050. Abbiamo invitato soltanto ad abbandonare l'ambientalismo ideologico che per tanti anni è stato alla base di molte scelte europee. Più realismo e meno idealismo".