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Rapporti alla mano /19

Cala la fiducia nelle istituzioni, un altro segno della crisi delle democrazie. Un sondaggio Ocse

Sabino Cassese

È aumentato negli ultimi due anni il divario tra società e stato. E in Italia la sfiducia è maggiore rispetto alla media europea: la politica viene percepita come sempre meno pronta ad ascoltare le istanze della popolazione, e si abbassano le speranze riposte verso i partiti e i parlamenti

Sono numerosi i segni della crisi delle democrazie contemporanee. Il numero degli abitanti del pianeta retti da governi democratici non aumenta, anzi tende a diminuire. Non tutte le democrazie sono pienamente democratiche, nel senso che molti regimi politici hanno camere rappresentative della popolazione, ma non riconoscono alcune libertà fondamentali. Anche il numero dei votanti, nei regimi pienamente democratici, tende a diminuire. E’ quindi importante porsi la domanda: i governi parlamentari debbono avere la fiducia del Parlamento, ma hanno la fiducia del popolo?

 

La risposta dell’Ocse


A questa domanda ha cercato una risposta l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico - Ocse, svolgendo un sondaggio per la prima volta nel 2021 e per la seconda volta nel 2023 in 30 dei 38 paesi che aderiscono all’Ocse.

 
Il secondo rapporto Ocse sulla fiducia nelle istituzioni pubbliche (“Oecd Survey on Drivers of Trust in Public Institutions - 2024 Results. Building Trust in a Complex Policy Environment”) è fondato sui dati raccolti alla fine del 2023, che possono essere comparati con quelli della precedente indagine, svolta nel 2021. 

 
Questa risposta non è confortante. Le democrazie contemporanee sono in una situazione critica – osserva l’Ocse – perché debbono affrontare i problemi delle transizioni ecologica e digitale, sono prigioniere di una accentuata polarizzazione politica interna e di tensioni geopolitiche, debbono affrontare situazioni economiche difficili. La fiducia nelle istituzioni pubbliche è quindi una priorità.

 

Nei 30 paesi esaminati il 44 per cento della popolazione o non ha fiducia nelle istituzioni nazionali o ne ha poca

  
I risultati dell’indagine possono essere così riassunti. Nei 30 paesi il 44 per cento della popolazione o non ha fiducia nelle istituzioni nazionali o ne ha poca, mentre solo il 39 per cento ha fiducia, moderata o alta, nelle istituzioni nazionali (il restante 16 per cento ha un atteggiamento neutrale). Nonostante che in paesi come l’Australia, il Belgio, il Canada, la Francia e la Svezia vi sia stato un aumento della fiducia della popolazione nelle istituzioni nazionali rispetto al 2021, in media c’è una diminuzione del 2 per cento della fiducia rispetto al 2021. 

   

La parte della popolazione che non ha fiducia o ha poca fiducia è maggiore di quella che invece ha fiducia nelle proprie istituzioni
Percentuale di popolazione che indica diversi livelli di fiducia nelle proprie istituzioni (su una scala da 0 a 10), 2023 

  
Però, la fiducia nella polizia, nel sistema giudiziario, nella pubblica amministrazione e nel governo locale è più alta di quella manifestata dalle popolazioni nazionali nei confronti dei governi centrali. All’opposto, la fiducia nei parlamenti nazionali e nei partiti politici è rispettivamente del 37 e del 24 per cento.

 

Una larga maggioranza è soddisfatta dei servizi amministrativi
 

Percentuale di utenti che dichiarano diversi livelli di soddisfazione per i servizi amministrativi nel proprio paese, 2023 
    

La fiducia nei governi nazionali delle persone che sono insicure finanziariamente, delle donne e delle persone con più basso livello di istruzione è considerevolmente più bassa della media. Peraltro, il livello di fiducia nelle interazioni quotidiane con le istituzioni pubbliche rimane piuttosto alto, specialmente per quanto riguarda la sanità, l’istruzione e i servizi amministrativi.

  

Solo poco più di un terzo ritiene che il Parlamento bilanci gli interessi dei diversi gruppi

Percentuale di popolazione che ritiene probabile o improbabile che il parlamento bilanci equamente gli interessi dei diversi gruppi, 2023 
   
Solo il 30 per cento della popolazione pensa che il proprio sistema politico sia aperto e pronto all’ascolto. Anche la fiducia nei media è bassa e corrisponde a quella nelle istituzioni nazionali, mentre maggiore è la fiducia delle popolazioni nelle istituzioni pubbliche come fonte di informazione. Tuttavia, solo circa un terzo delle popolazioni ritiene meritevoli di fiducia le statistiche fornite dai governi.

 

Più giudizi negativi per la capacità rappresentativa del Parlamento che per i servizi amministrativi

  

Che cosa è l’Ocse


L’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico - Ocse è una organizzazione internazionale di studi economici per i paesi membri, paesi sviluppati con un sistema di governo di tipo democratico e un’economia di mercato. L’organizzazione è una delle molte “forum organizations” esistenti al mondo e svolge prevalentemente un ruolo di assemblea consultiva che consente il confronto delle esperienze politiche, per la risoluzione dei problemi comuni, l’identificazione di pratiche commerciali e il coordinamento delle politiche locali e internazionali dei paesi membri.

 
L’Ocse ha sede a Parigi. Ai venti paesi iniziali, tra cui l’Italia, si sono aggiunti altri Stati. Oggi l’Organizzazione è costituita da 38 paesi membri: Australia, Austria, Belgio, Canada, Cile, Colombia, Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Ungheria, Islanda, Irlanda, Israele, Italia, Giappone, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Messico, Paesi Bassi, Nuova Zelanda, Norvegia, Polonia, Portogallo, Repubblica di Corea, Repubblica Slovacca, Slovenia, Spagna, Svezia, Svizzera, Turchia, Regno Unito, Stati Uniti. 

 
L’Organizzazione inoltre tiene rapporti con numerosi paesi non membri, organizzazioni internazionali e altri soggetti istituzionali internazionali. L’Ocse è finanziata principalmente dagli Stati membri, i cui contributi sono determinati da una quota di base, suddivisa tra tutti i membri, e da una quota calcolata sulla base del prodotto interno lordo.

  

Le istituzioni politiche e quelle amministrative


Se dal quadro di insieme dell’indagine sulla fiducia delle popolazioni nelle loro istituzioni si passa a esaminare la fiducia nelle istituzioni politiche, in particolare nel Parlamento, e quella negli apparati amministrativi, si nota che vi sono almeno 30 punti percentuali di distanza a favore dei servizi amministrativi e a sfavore della capacità rappresentativa del Parlamento, mentre i giudizi negativi dati alla capacità del Parlamento di rappresentare interessi, gruppi e regioni superano di quasi 20 punti i giudizi negativi dati ai servizi amministrativi. Quindi, sotto accusa è il corpo politico, piuttosto che il corpo amministrativo.

L’Italia e gli altri paesi 


Particolarmente critico il giudizio dell’opinione pubblica italiana sulle istituzioni nazionali. I giudizi negativi aumentano di quattro punti rispetto alla media Ocse, quelli positivi diminuiscono di altrettanto

 
Quanto ai servizi amministrativi, il divario tra la media Ocse e le valutazioni positive italiane è di più di 15 punti e quasi in corrispondenza è il giudizio negativo.  Invece, se si passa alla fiducia nella capacità del Parlamento di rappresentare interessi, gruppi e regioni, si nota un giudizio più positivo degli italiani, a cui corrisponde un giudizio negativo meno alto di quello della media Ocse.

 

La lezione da trarre da questi dati


Questi dati dovrebbero preoccupare le classi dirigenti perché mostrano che c’è un crescente divario tra paese reale e paese legale, tra società e Stato. La circostanza che questo divario sia aumentato nel corso degli ultimi due anni è particolarmente significativa

 
Un motivo particolare di preoccupazione dovrebbero averlo le classi dirigenti italiane perché l’Italia si distacca anche dalla media europea nel giudizio negativo: la sfiducia nel sistema istituzionale, composto dal corpo politico e da quello amministrativo, è maggiore in Italia, rispetto alla media degli altri paesi. Una accurata analisi dell’indagine compiuta dell’Ocse dovrebbe essere un compito primario e urgente per la classe dirigente italiana.

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