Il marmittone
Urso, il ministro a scoppio. Sogna il Veneto, il diesel, oltre il 2035, sfida Stellantis, ma pesta i piedi a Butti
Lancia la proposta per rimandare il bando del diesel del 2035, e si vede governatore al posto di Zaia. A ottobre, fa un altro G7 per offuscare quello d Butti che si tiene a Como
Roma. Questo è il ministro a scoppio, scoppiettante, Adolfo Urso, il “Marmittone”. Convoca i giornalisti al ministero dell’Industria e del Made in Italy e li stende con la sua battaglia “strategica”, che è salvare il motore diesel. Il piano? “E’ strategico”. La missione? “Strategica”. E cosa dobbiamo elaborare? “Una strategia comune”. Per far cosa? “Ovvio, cambiare strategia”. Sgasa consigli a tre colleghi ministri (Pichetto, Giorgetti, Calderone) e al povero Alessio Butti, sottosegretario all’Innovazione tecnologica, lascia solo pulire il parabrezza Italia, gli toglie la scena. Il 15 ottobre, Butti organizza a Cernobbio, il ComoLake 2024, tre giorni dedicati al digitale, e il ministro marmittone cosa fa? Spezza il suo G7 (che si è già tenuto a Verona) e fa una codina del suo, il 10 ottobre, a Roma. Il povero Butti, e non è ironia, per superarlo in fantasia, inviterà sul palco Geronimo Stilton, il topo di Topazia. I veneti si preparino. Urso vuole sostituire Zaia, arrivare a Venezia con John Elkann, il suo arcinemico, sul portabagagli. Brum, brum (ministro, occhio, la frizione!).
L’automobilista scalcagnato sorrida. Con Urso, il ministro a scoppio, il diesel sarà ancora suo. Ascoltarlo è balsamo per le orecchie del nonno che sgomma con la sua Fiat Regata del 1983, vederlo nel suo castello ministeriale, a Palazzo Piacentini, è un privilegio, un po’ come vedere la prima di “Parthenope” di Sorrentino. Si parla di automotive, della mega proposta di Urso, nientemeno che convincere la Commissione Ue “a modificare la traiettoria della politica industriale, perché oggi possiamo dare lezioni e non riceverle” e Urso si esalta. Brum, brum. Urso annuncia che da domani gira l’Europa per evangelizzare sull’automotive, settore in crisi, e si serve del vangelo secondo Mario (Draghi). Il ministro marmittone ricorda che “come ha già detto Draghi e come ho già detto io… serve la neutralità tecnologica perché dobbiamo utilizzare i combustibili a idrogeno o quello che la scienza ci metterà a disposizione”. Nel 2026, la Ue deve decidere sul motore termico, stabilire se la sua messa al bando, nel 2035, sia una data insindacabile, e Urso vuole bruciare a colpi di marmittone i colleghi europei, compresi gli spagnoli che, dicono al Mimit, si sono accordati con i cinesi. Il ministro a scoppio propone: parliamone subito, ora, nei primi cento giorni della nuova Commissione e non nel 2026. E’ chiaramente un modo per togliere a Salvini la propaganda e per suonare il clacson a Stellantis, a Elkann, a Tavares, ad di Stellantis, che Urso ha un po’ sul nasino, dopo aver sentito questa frase di Tavares: “Surreale cambiare le regole europee”. Ah, sì? Urso accelera. Chiudete gli occhi e immaginate i palazzi del Ventennio, i quadri di De Chirico, i corridoi, i marmi sterminati, massicci, duri, il porfido. Immaginate una sala che sembra quella delle Nazioni Unite, e poi immaginate Urso, circondato da oltre cinquanta tra sindacalisti e operatori del settore, fotoreporter (ci sono anche cinque addetti ministeriali che trasportano bottigliette di acqua naturale come se ci fosse la siccità). Dall’alto, dalla balaustra, un funzionario ministeriale fa la foto panoramica. Trionfo. Se avete immaginato, avete immaginato anche che Urso scoppia di gloria, stupor mundi. Di Urso non si Butti via nulla. Il ministro spezza anche l’intervento (come fa con il suo G7): una prima parte è dedicata alla relazione (la palpebra vacilla) l’intermezzo è a porte chiuse, con gli operatori del settore (c’è pure il presidente di Confindustria) mentre la terza parte è dedicata al punto stampa. Quel birbante di Pierpaolo Bombardieri, segretario della Uil, si permette di dire: “Ministro, per me, i giornalisti possono rimanere, non c’è bisogno di allontanarli”. Nel palazzo delle Nazioni Unite di Urso, i suoi meccanici, il portavoce stoico, eroe, che ancora resiste, Giuseppe Stamegna, Stoicamegna, mettono il motore a folle. Che fare? Il capo di gabinetto , Federico Eichberg, che è poi anche il dirigente che introduce i lavori, vestito come Colin Firth, vorrebbe stritolare Bombardieri, ma essendo Colin Firth recita calma. I giornalisti escono. Ah, lavoro! Maledetto lavoro. Urso merita una copertura h24 e non incursioni. Urso deglutisce ma ingrana la marcia, la prosa. I giornalisti, prima di andare fuori, sono “i colleghi giornalisti”, perché lui è sì ministro, ma nell’animo, nel fondo, rimane l’elzevirista Urso, ed è qui il gran problema. Quando intravede una telecamera o un taccuino, Urso scoppia e si butta, si butta ad esempio su Pichetto. Si fa il Dl carburanti e lui, il ministro a scoppio, malgrado si parli di ambiente (che è materia di Pichetto) prende in mano la situazione. Solo quando avverte la rogna dice: “Ah, chiedete al Mef”. Da settimane si vede governatore del Veneto, ma lui lo sussurra, non lo dichiara, perché di Giorgia Meloni ha un timore, ma un timore che arrossisce. Quando lo chiama, Urso risponde: “Obbedisco”. Sul ministero, gli uffici, si deve fare un articolo a parte perché la carezza finale non può che essere per Butti, il fratello d’Italia che ha la sciagura di occuparsi di tecnologia (che è anche materia del Marmittone). Finisce così: il 15 ottobre, Butti riunisce le big tech a Como, e sul sito del G7 viene segnalata come “Riunione ministeriale Tecnologia e Digitale”, mentre il 10 ottobre, Urso, fa una “riunione ministeriale Industria e Innovazione tecnologica”. Sgasano tutti e due nello stesso garage, anche semantico. A marzo, per il G7 di Verona, uno, Urso ha presieduto la prima giornata sul tema: applicazione dell’intelligenza artificiale nell’industria; l’altro, Butti, la seconda giornata, si è occupato di intelligenza artificiale nel pubblico. Alla fine hanno adottato una dichiarazione congiunta, come si fa all’Onu. Il Veneto è troppo poco per Urso. Zaia è il Doge, ma lui è il Marmittone, il ministro della (Fiat) Regata.
Carmelo Caruso