Le date
I giorni di Santanchè: a ottobre la ministra del Turismo è a rischio dimissioni. E Meloni lo sa
La convention di Brucoli, a cavallo fra le udienze del gup, potrebbe essere l'ultima uscita pubblica della ministra. I successori si riscaldano. La premier fa i conti con il possibile secondo addio, che potrebbe essere fermato dal processo Salvini: ecco perché
Occhio al calendario: 3 ottobre e 11 ottobre. Sono le date di due udienze preliminari in cui è imputata, fra gli altri, Daniela Santanchè, ministra del Turismo ed esponente di Fratelli d’Italia. Attenzione alla seconda data: è quella in cui il gup di Milano dovrà decidere se mandare o meno a processo la “Pitonessa” per truffa ai danni dello stato (l’altro riguarda il falso in bilancio). Ora uno sguardo all’agenda politica che si incastrerà con quella giudiziaria: dal 4 al 6 ottobre è in programma a Brucoli (Siracusa) “Italia, radici della bellezza”. Sull’isola si trasferiranno tutti i gruppi parlamentari e i ministri di FdI. Ci sarà Arianna Meloni e forse, le pressioni sono tante, anche la premier Giorgia Meloni, attesa nelle speranze delle truppe per domenica 6 ottobre quando a Pontida, Bergamo, si celebrerà la festa di Matteo Salvini. A Brucoli si parlerà di turismo e la ministra è attesa sabato 5 ottobre. Dopo la prima udienza.
Brucoli diventa così un incrocio beffardo di destini. Perché potrebbe essere, almeno così dicono dentro FdI, l’ultima uscita pubblica da titolare del ministero per la “Santa”. E per di più in un luogo che pullula di possibili sostituti: Manlio Messina, Gianluca Caramanna, Tommaso Foti. Uno nessuno e centomila. Ci sono troppe subordinate. Legate ai nomi dei possibili sostituti, certo. Ma anche al rinvio o meno a giudizio. Quello considerato più antipatico a Palazzo Chigi è la truffa all’Inps per la cassa Covid (sono accuse legate al ruolo di imprenditrice di Santanchè). L’accordo mai smentito fra la ministra e Meloni è sempre stato il seguente: sì del gup al processo uguale dimissioni. Santanchè, reduce dal G20 turismo in Brasile, si dice come sempre tranquilla. Forte di chissà quali rassicurazioni o sensazioni sulla bontà della sua posizione. Chi consiglia Giorgia Meloni sul serio dà per scontato lo snodo, ormai sempre più vicino. Con un rammarico evidente: darla vinta alle opposizioni, assecondare le richieste dei giornali considerati ostili. Un travaglio interiore per la premier che ha avuto il suo acme con la vicenda di Gennaro Sangiuliano, il ministro della Cultura prima difeso in tv e poi fatto dimettere dopo quattro giorni. Il bis, un altro ministro che lascia la barca con le minoranze che stappano, sarebbe per Meloni un colpo duro da gestire per quanto abbia presente le ricadute di una difesa d’ufficio. In soccorso a una strenua resistenza, e cioè la canonizzazione della “Santa”, c’è la vicenda di Matteo Salvini, a processo per Open Arms, e con una richiesta di sei anni sul groppone.
La premier ha difeso il suo vice pubblicamente, e subito. E se dovesse essere condannato non vorrebbe mollarlo. Visto che si parla di immigrazione, core business della casa. Da qui la domanda: come potrebbe Meloni mollare Santanchè per un rinvio a giudizio e tenersi Salvini condannato? Sono accuse totalmente diverse. Con ipotesi di reato commesse in situazione antitetiche: il vicepremier nell’esercizio delle sue funzioni di titolare del Viminale, l’altra come libera imprenditrice. E però osservando differenza di pesi e misure si potrebbero dimostrare le regole diverse che vigono dentro FdI e Lega. Meloni sta pensando a come uscire da questo cul de sac. Sarà a Brucoli come vogliono le truppe parlamentari? Ancora non si sa. Ma l’idea di cambiare un altro ministro in un mese per la gioia delle opposizioni non la sopporta.