Spirito romagnolo
"Per la ricostruzione dopo l'alluvione c'è troppa burocrazia. Facciamo da soli". Parla il sindaco di Faenza
Massimo Isola al Foglio spiega le ragioni della sua disobbedienza istituzionale: "Noi avevamo un piano per contrastare l'emergenza, ma è in attesa di approvazione da febbraio. Visto che non cambia il sistema, abbiamo deciso di agire da soli"
"Non può esistere che il sistema di gestione delle emergenze idriche sia regolamentato da un decreto regio del 1904. Siamo impreparati. E visto che non cambia il sistema, abbiamo deciso di fare da soli". A mettere un punto al ciclone di polemiche legate all'ennesima alluvione che ha travolto l'Emilia Romagna è Massimo Isola, il sindaco di una delle città più colpite, Faenza. Da ormai due giorni l'amministrazione locale è entrata in uno stato di "disobbedienza istituzionale": con una lettera inviata al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in pieno spirito romagnolo, il primo cittadino ha informato che la giunta ha deciso "di assumersi la responsabilità di interventi che l'ordinamento prevede in capo ad altre amministrazioni" per far fronte sia alla ricostruzione delle zone allagate, sia alla messa in sicurezza del territorio, sia all'erogazione di ristori alle famiglie. Detta in altri termini: la burocrazia è troppo lenta, ci arrangiamo.
"La nostra è stata una constatazione. Ci sono state tre alluvioni nel giro di diciotto mesi. È evidente che il nostro sistema non è pronto a gestirle. Bisogna che cambi qualcosa", dice Isola. Il sindaco di Faenza – eletto nel 2020 con il Pd – non parla di responsabilità, anzi: "Il tempo dei rimpalli di questo tipo è finito", ha scritto martedì nella lettera al capo dello stato. Il problema infatti non è politico e la colpa non è di nessuno. O meglio: non è attribuibile a nessuno perché tutti agiscono seguendo le regole di quell'apparato burocratico che è il cuore del problema segnalato da Isola. "La vera colpa è del sistema – dice –. Bisogna che sia il paradigma della gestione dell'emergenza a cambiare. Un'alluvione del genere un secolo fa si ripeteva dopo molti anni. Oggi la situazione è diversa. Non si fa in tempo ad agire che subito si crea una nuova emergenza da affrontare. Serve elasticità".
Le parole del sindaco esprimono anche la necessità di rispondere alla popolazione che amministra. "Facciamo fatica a spiegare ai cittadini i motivi per i quali non siamo potuti intervenire anche quando era necessario", ribadisce. Da un lato c'è la politica dei simboli, con le immagini del viaggio che fecero la premier Giorgia Meloni e la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen in elicottero sopra alle zone alluvionate un anno e mezzo fa. Dall'altro però ci sono i piccoli paesi e le città che pochi mesi dopo si ritrovano punto a capo, come se i piani per la messa in sicurezza fossero rimasti in aria, in attesa: "È una metafora che mi sento di condividere nel modo più assoluto", afferma Isola. "Ma è l'apparato normativo che non permette soluzioni rapide. La faccio breve: dopo un disastro come questo, oltre al rimborso dei danni, la struttura commissariale elabora un piano speciale, strategico, di medio termine per la messa in sicurezza del territorio. Un piano che però generalmente ci mette tre o quattro anni per essere approvato. In quel tempo il sistema è immobile mentre i disastri naturali accadono".
La richiesta è che si permetta ai comuni di agire subito: "Vogliamo lavorare in somma emergenza, con soluzioni che non solo si occupino di passato e futuro, ma soprattutto di presente, come quella che abbiamo proposto qui in comune ma che è ancora in attesa di approvazione da febbraio", dice Isola. L'amministrazione un piano per mettere in sicurezza ce l'ha: "Da un lato vogliamo acquistare terreno agricolo nelle zone considerate a rischio per contenere le acque del Marzeno, lavorando nelle campagne. Verso il centro urbano, poi, è prevista la costruzione di strutture che rallentino l'eventuale avanzata dell'acqua. L'idea è stata presentata a febbraio, è piaciuta a tutti. Siamo a ottobre e ancora non è stata finanziata perché serve l'approvazione di diversi enti. Chiediamo un'ulteriore accelerata in questo senso. Ci crediamo molto. Non abbiamo la prova che con queste opere non sarebbe successo il disastro, ma sappiamo che sicuramente avrebbero aiutato", spiega Isola.
È proprio da questo piano che ieri il comune ha iniziato a lavorare per avanzare nei passaggi che mancano. In più, la giunta sta elaborando variazioni di bilancio per permettere di elargire 10 mila euro di ristori alle famiglie doppiamente alluvionate. Inoltre è partito il lavoro per sistemare l'impianto fognario. I frutti della disobbedienza civile faentina si vedranno tra qualche tempo. Ma è possibile che in questo caso chi fa da sé faccia per tre.