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Polemiche

Un colpo d'Ales. Ha ragione il centrosinistra: loro sì che nominavano solo persone competenti. Bei tempi

Salvatore Merlo

L'opposizione attacca la maggioranza per aver messo un conoscente a capo di un ente del ministero della Cultura, ma forse dimenticano che loro non si sono comportati diversamente

Ieri il ministro della cultura Alessandro Giuli ha risposto a un’interrogazione parlamentare su... l’Ales. Ecco. Il fondamentale (o “la” fondamentale), Ales. Altro che Aisi, Aise, Sisde, Sismi. Sono settimane che si parla dell’Ales: il simbolo dell’amichettismo di destra. O meglio, sono settimane che l’opposizione e i giornali di sinistra parlano meritoriamente dell’Ales. “L’assumificio della destra”. Un grande scandalo. Chi ha messo il governo a capo della decisiva Ales? È titolato il nuovo capo dell’irreprensibile Ales? Perché è meloniano? Perché è arianniano? Vendeva automobili? Perché hanno moltiplicato gli incarichi? Confessiamo che di solito non ci occupiamo di enti e di acronimi ma non è così per l’Ales, che anche noi come la sinistra vorremmo chiamare, se non temessimo di sembrarvi troppo emotivi, la nostra Ales.

Da anni infatti ci struggiamo per l’Ales, e non riusciamo più a concepire l’esistenza senza di lei. La mattina, quando ci svegliamo, il nostro primo pensiero va a questo leggiadro ente che tra le altre cose vende biglietti dei musei e la sera, prima di addormentarci, un nostro affettuoso ricordo per l’Ales non è mai da noi trascurato. Condividiamo dunque la preoccupazione dell’opposizione che denuncia la destra perché ha selezionato all’Ales persone non competenti e chiamate soltanto perché vicine ai partiti di governo. Ha ragione l’opposizione. D’altra parte Pd, M5s e Italia viva, come si sa, hanno sempre rifuggito con orrore dalle nomine di analfabeti, associati, tesserati, amici, clienti, compagni di banco e trombati vari del Parlamento: loro sono stati al governo unicamente per spogliarsi di ogni potere e per esercitare la beneficenza, in una smania di dare, di dare, di dare, in una ossessione di disinteresse e di disdegno dei beni terreni che li porterà prima o poi sugli altari. Per capire la loro amarezza e la loro contrarietà bisogna infatti ricordare che durante tutti questi anni, il centrosinistra ha vissuto all’estero dove si è dedicato principalmente alla entomologia e al giardinaggio. Rimpiangiamo dunque i bei tempi in cui non all’Ales, che è una cosa seria, ma bensì alla Leonardo, che non conta nulla perché è solo la prima industria tecnologica d’Italia, il Movimento cinque stelle nominava nel cda Carmine America, compagno di classe di Luigi Di Maio. Quelle sì che erano scelte di qualità. “Qualità!”, diceva René Ferretti. Questo avveniva ovviamente soltanto un po’ dopo che Renzi portasse a Palazzo Chigi (mica all’Ales) la capa dei vigili urbani di Firenze. 

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  • Salvatore Merlo
  • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.