Il ritratto
Un ossimoro, tra politica e tv. Chi è Natale, l'uomo di Bonelli e Fratoianni in Rai
Giornalista, ex segretario Usigrai e presidente della Fnsi, una candidatura con Sel prima di diventare portavoce di Boldrini. Conosce benissimo i meccanismi Rai, che frequenta da oltre 30 anni. Nel 2018 provò, senza successo, a entrare nel Cda di Viale Mazzini come rappresentante dei dipendenti. Questa volta c'è riuscito con la regia di Avs
Conosce bene la Rai, ma non conosce i programmi della Rai. Perché in Viale Mazzini si è sempre occupato di altro. La definizione – l’ex direttore di Rai 2 non voleva risponderci – la rubiamo a Carlo Freccero: “Roberto Natale è una sorta di ossimoro”. Politico e televisivo. E forse proprio per questo era, è, il profilo giusto per il nuovo Consiglio d’amministrazione. Natale è stato eletto oggi alla Camera con 45 voti, in quota opposizione. L’ha proposto l’Alleanza verdi e sinistra, con la sponda del Movimento 5 stelle, sparigliando il fronte delle opposizioni e lasciando Elly Schlein quasi sola sull’Aventino.
Natale è un giornalista da sempre a sinistra, ha militato attivamente con Sel e ha lavorato con Laura Boldrini, ma la sua nomina sembra non dispiacere nemmeno ai parlamentari del centrodestra: “Sa come funziona, con lui si può discutere”. E’ un po’ la stessa cosa che ha spiegato Fratoianni al Foglio: “Uno che conosce la Rai benissimo”. E su questo non ci sono molti dubbi. Romano, 65 anni, una laurea in filosofia e una grande passione per la chitarra – se la porta sempre appresso e chi lo conosce assicura che col plettro ci sappia fare – Natale è infatti legato alla tv pubblica da quarant’anni. E’ attualmente a capo della direzione “Rai per la Sostenibilità – Esg” e consigliere di amministrazione della Fondazione pubblicità progresso. Ma la sua carriera è iniziata agli albori degli anni Ottanta quando, si legge sul curriculum, “vince una borsa di studio Rai per l’avviamento alla professione”. Nel 1988 sarà assunto come praticante, primo passo di un percorso che lo porterà a ricoprire incarichi, regionali e nazionali, quindi a ottenere conduzioni dei tg.
Accanto a questo, la passione politica e sindacale. Portavoce dei giornalisti del Gruppo di Fiesole, vicepresidente dell’Associazione stampa romana e poi segretario, per dieci anni tra il 1996 e il 2006, dell’Usigrai. Il grande sindacato della sinistra Rai, che negli ultimi mesi è stato spesso oggetto degli attacchi del governo. E che ora nel consigliere targato Avs ritrova una spalla e nuova linfa, riconquistando peso in Cda. Nel 2007 Natale diventa presidente della Federazione nazionale stampa italiana (Fnsi), combattendo in maniera dura battaglie per la libertà di stampa, contro la Legge Gasparri e contro le ingerenze della politica, anche quelle nella tv di stato – “che ha perso legittimazione, soprattutto nelle giovani generazioni”, come ha ricordato lui stesso in una recente audizione in Commissione di vigilanza. L’incarico al vertice della Fnsi è il preambolo al vero salto in politica. Nel 2012 Natale si dimette e annuncia la candidatura con Sel di Nichi Vendola, nel Lazio e in Abruzzo. Non sarà eletto. Poco male, perché nel 2013 Boldrini, da presidente della Camera, lo sceglie come portavoce istituzionale. In quelli stessi anni nello staff della terza carica dello stato c’è anche Flavio Alivernini, oggi uomo ombra di Schlein. Tra i due, tra Natale e lo strettissimo collaboratore della segretaria Pd, la scintilla non è mai scoccata. E anche questo pare abbia reso più complicato ogni tentativo di ricomposizione tra le opposizioni sulle nomine.
Al termine della legislatura Natale torna in Viale Mazzini, per occuparsi di sociale e soprattutto di relazioni esterne, istituzionali e internazionali. Quando si tratta di rappresentanza, equilibri e politica, ci sa fare. E’ il suo pane. Ha anche rapporti con Giampaolo Rossi, direttore generale Rai in uscita, ma che il ministro dell’Economia ha proposto, insieme a Simona Agnes, per il Consiglio d’amministrazione in rappresentanza del Mef. Il problema di Natale semmai è che ha scarsa contezza dei programmi e della televisione vera e propria, spiega chi ci ha lavorato insieme. Ma d’altra parte nel Cda della Rai non sarà di certo il primo.
Nel 2018 comunque Natale aveva già provato a diventare consigliere, ma come rappresentante dei dipendenti: niente da fare, i lavoratori di Viale Mazzini gli preferirono Riccardo Laganà. Questa volta è andata decisamente meglio, con la regia di Avs. E poco importa che la nomina sia arrivata con una mezza manovra di palazzo, rompendo il fronte delle opposizioni. C’è da riformare la Rai, c’è da combattere Tele-meloni dall’interno. Probabilmente ha ragione Fratoianni: “Nessun tradimento. E’ politica”.