le reazioni
Il caso dell'ex terrorista palestinese invitata alla Sapienza. Picierno (Pd): "Un affronto alla storia di Roma"
La vicepresidente del Parlamento europeo critica l'ospitata di Leila Khaled all'interno dell'ateneo romano, prevista per il 2 ottobre. Foti (FdI): "Così non si fa cultura ma apologia del terrorismo"
“La partecipazione della terrorista Leila Khaled all’iniziativa prevista alla Sapienza di Roma è un affronto alla storia dell’ateneo e della città di Roma. Il terrorismo palestinese che nei decenni passati ha mietuto morti nella Capitale da Stefano Gaj Tache’ alle vittime dell’attentato all’aeroporto di Fiumicino viene portato in cattedra in modo osceno”. La vicepresidente del Parlamento europeo Pina Picierno, esponente del Pd, commenta così al Foglio l’organizzazione del convegno dal titolo “Palestina: le radici del genocidio, gli orizzonti della lotta” da parte dell’associazione studentesca “Cambiare rotta”, il prossimo 2 ottobre alla Sapienza di Roma. Convegno a cui prenderà parte, da remoto, l’ex terrorista palestinese Leila Khaled, attiva alla fine degli anni 60, quando divenne nota per il dirottamento di alcuni aerei in quello che è passato alla storia come il “Settembre nero”. Khaled già lo scorso anno aveva preso parte a un convegno organizzato all’Università di Torino. Adesso replicherà, sempre da remoto, a pochi giorni dal primo anniversario dei massacri compiuti da Hamas sulla popolazione israeliana. Un tempismo particolarmente infelice, che ha suscitato le critiche anche del capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera Tommaso Foti. “Le università dovrebbero essere luoghi di crescita culturale e del pensiero. Ma se ospitano persone con un passato quantomeno raccapricciante, senza contraddittorio, finiscono per fare tutt’altro: non cultura ma apologia del terrorismo”, dice Foti al Foglio.
Abbiamo provato a ottenere un commento sulla vicenda da parte della rettrice della Sapienza Antonella Polimeni, ma dagli uffici dell’ateneo è filtrato solo silenzio. “Bisogna anche saper fissare un limite quando si vuole tutelare la libertà di espressione negli atenei”, ragiona ancora Foti. “Perché se si vuole dire che Israele va distrutta, non merita di esistere, non si fa cultura ma bieca demagogia”.
Anche il politologo Gianfranco Pasquino pensa, a proposito del convegno alla Sapienza, che “la protesta degli studenti è qualcosa da accettare sempre, ma l’importante è che si tenga conto della necessità di ascoltare la controparte. E non si sconfini nella violenza o nell’incitamento alla violenza. Queste andrebbero sempre bandite dalle università”. Da accademico, Pasquino ha potuto osservare con occhio interessato l’evoluzione del dibattito pubblico nelle università che, come dice al Foglio, “non riguarda solo i ragazzi, gli studenti, ma una parte cospicua della società, e non solo italiana. Guardate a quello che sta succedendo nei campus americani della Ivy League”. Certo è che “i comportamenti violenti o che incitano alla violenza sono inaccettabili. E per quello non può che esserci l’intervento delle forze dell’ordine”.
Nel caso degli incontri come quello a cui parteciperà Khaled, in più, l’equilibrio delle posizioni non è contemplato. Come nel caso del convegno organizzato all’Università di Siena dall’associazione Cravos, che continua a definire lo stato di Israele “un’entità fascista non democratica”. E che è stato se non cancellato quantomeno rimandato perché ritenuto non opportuno il 7 ottobre. Come dice ancora Pasquino, “l’opportunità di farlo esattamente in quei giorni la stabiliscono loro, i collettivi. Ed è chiaro che lo si fa anche per farsi notare”. Ma certo c’è chi nella comunità accademica (e non solo) non ha gradito la ribalta concessa a queste posizioni così estreme a ridosso di un anniversario verso cui sarebbe opportuno mantenere un certo ritegno. “Io penso che rispetto a quanto accaduto il 7 ottobre, il segnale della comunità accademica dovrebbe andare da tutt’altra parte”, dice ancora Foti a proposito dell’ospitata della Khaled. “Anche perché altrimenti quel che si cerca non è il rispetto ma la provocazione. E questo è inaccettabile”. Cosa risponde a tal proposito la rettrice della Sapienza Antonella Polimeni?