Un'operetta da tre soldi
Lo Strehler di Meloni è Antonio Calbi. La destra pronta a prendersi il Piccolo di Milano per il suo picaro
La destra con La Russa in testa vuole nominare Antonio Calbi, direttore amministrativo del Piccolo. È l'attuale direttore dell'Istituto di Cultura a Parigi e una lista di polemiche e bizzarie che lo accompagnano
Fa ricorso contro Berlusconi morto, ma si fa togliere il Piccolo di Strehler. Il sindaco Giuseppe Sala, sa che la destra di Meloni (Ignazio La Russa e figlio, Geronimo) lavora per consegnare il teatro simbolo di Milano ad Antonio Calbi, un picaro, un supermaestro della patacca, uno che si spaccia per un grande artista, un Kandinskij, anzi, un Kalbinski? Il sindaco che ha annunciato il ricorso al Tar, che non vuole il nome di Berlusconi sull’aeroporto di Malpensa, potrebbe impiegare le sue energie, e meglio, per questa istituzione che i federali della premier desiderano acchiappare per farne un karaoke, il camerino dei papillon, un sipario siparietto.
Anziché volare basso, ingaggiare una battaglia alla memoria, contro Berlusconi, e l’idea di Salvini, “un aeroporto a Berlusconi”, Sala può volare alto e pensare al mondo Piccolo. C’è un teatro che insieme alla Scala è patrimonio Italia, un cristallo che Milano ha sempre tutelato dai cambi di governo. Quel cristallo è il Piccolo, il Teatro fondato da Strehler e Paolo Grassi, il primo teatro stabile italiano. Dopo la morte di Strehler è stato diretto da Sergio Escobar e illuminato da Luca Ronconi. Il Piccolo è rimasto grande, lo è rimasto perché a Milano si risponde come ha risposto l’ex sindaco, Gabriele Albertini a Escobar la prima volta che lo ha ricevuto: “A me non serve sapere chi vota, a me basta sapere se è bravo. E lei è bravo”. Dal 2020, il Piccolo è diretto, da Claudio Longhi, allievo di Ronconi. Gli azionisti del teatro sono il Comune di Milano e la Regione Lombardia. Il direttore viene scelto dalla Fondazione Piccolo e sottoposto alla valutazione del ministro della Cultura. Il presidente della Fondazione è un milanese saggio, Piergaetano Marchetti, ed è così saggio da capire come funziona il mondo con Meloni, saggio da capire che se la destra vuole afferrare il Piccolo, e lo vuole, l’unica possibilità per controllare l’appetito è dividere in due l’incarico da direttore. Nel consiglio del teatro siede il figlio di La Russa, Geronimo, già presidente di Aci Milano e favorevole a questa soluzione. Per trattenere Longhi, il cui mandato triennale sta per scadere, Marchetti (lo statuto lo consente) propone dunque la pace: Longhi resta direttore artistico, mentre il direttore l’amministrativo può farlo Calbi, uno che si merita uno spettacolo: “Essere Calbi”. Ha diretto teatri dove i conti sono sbandati, organizzato conferenze con piogge di petali di rose. Calbi, da giugno 2023, è il direttore dell’Istituto Culturale di Parigi, nominato dal ministro degli Esteri. In questi mesi si è fatto notare, “amare” dai funzionari dell’Istituto angosciati al punto da chiedere ai vecchi direttori delle testimonianze della loro professionalità. Che motivo hanno per farlo? Evidentemente devono sentirsi attaccati da chi ha l’onere di guidarli, ora. Ma Calbi è speciale, così speciale che dal 3 luglio 2024 ha raddoppiato, nominato, dal ministero dell’Università, presidente dell’Accademia nazionale di Danza di Roma. Come riesca a spartirsi, come riesca a ricoprire i due ruoli è un’altra delle sue acrobazie, ma l’uomo è nato acrobata. Da almeno vent’anni Calbi è il funambolo della scena. E’ stato direttore artistico del Teatro Eliseo, poi va a Milano, con la sindaca Letizia Moratti, a ricoprire la carica di direttore del settore spettacolo del Comune. Torna a Roma, grazie al M5s, e viene nominato direttore del Teatro di Roma (un altro teatro che la destra ha sbranato). I dipendenti in un comunicato parlarono allora di “un’azione sistematica volta a indurre un allontanamento sistematico, indicazioni contraddittorie da parte della direzione”. Calbi aveva già provato a farsi consegnare il Piccolo, nel 2007, al punto che si era paralizzato il cda. Ci aveva provato con la sponda di Angelo Crespi, oggi direttore di Brera, a quel tempo membro della Fondazione Piccolo. Non ce l’ha fatta ma Calbi è stato premiato dall’ex ministro della Cultura, Bonisoli, che lo ha nominato direttore dell’Inda, l’Istituto nazionale dramma antico. E’ in quel ruolo che ha sbalordito gli storici dell’arte. In una mostra curata dallo stesso Calbi, “Edipo, lo sguardo su di sé”, aveva inserito dei quadri di un imprecisato Leo Kalbinski che nessuno storico conosceva. C’erano le opere di Paladino, Isgrò e poi Kalbinski che non era altro che Calbi. Da un anno è a Parigi e continua con le sue magie. Organizza serate con lui in veste di presentatore, attore, francioso e che parla in calbese, un miscuglio di italien e francesien. Da un anno, e ora è tutto più chiaro, ha l’occhio languido per Milano. Premi, inviti ad assessori milanesi, serate dedicate. Se arriva Calbi si dà per certo che lascia Longhi, se lascia Longhi resta Calbi, lo Strehler di Meloni, un inarrivabile drammaturgo per un’operetta da tre soldi.