un'altra verità

La famosa manovra di Amato e la narrazione farlocca sulla Prima Repubblica

Paolo Cirino Pomicino

Secondo i “Pinocchi” di ogni tempo quella scelta fu dovuta alla cosiddetta finanza allegra. La teoria è sempre la stessa e cioè l’incapacità politica di quegli anni di tenere a bada i conti pubblici, dimenticando i fatti.  Nel 1991 per la prima volta fu azzerato il disavanzo primario

Continua la narrazione farlocca sugli ultimi anni della Prima Repubblica, in particolare con la poderosa manovra di finanza pubblica di Giuliano Amato a sua volta dovuta, secondo i “Pinocchi” di ogni tempo, alla cosiddetta finanza allegra. I narratori questa volta si chiamano Francesco Verderami, vecchio giornalista da Transatlantico, e Andrea Monorchio, ragioniere dello Stato per molti anni. La teoria è sempre la stessa e cioè l’incapacità politica di quegli anni di tenere a bada i conti pubblici, dimenticando i fatti.  Nel 1991 per la prima volta fu azzerato il disavanzo primario.

Il governo Andreotti con Carli, Formica e il sottoscritto ebbe da Giuliano Amato un disavanzo primario di 38 mila miliardi di lire e restituì sempre a Giuliano Amato nel 1992 un bilancio con 3 mila miliardi di avanzo primario. Insomma la crisi finanziaria del ‘92 non fu assolutamente legata a motivi di finanza pubblica. Se a parlare fossero personaggi che sanno di politica direbbero subito che la decisione nel 1990 di parità del marco occidentale con quello orientale costrinse il cancelliere tedesco Kohl a non finanziare più i paesi aderenti allo Sme quando fossero stati sotto attacco speculativo. Questa fu l’unica causa della crisi finanziaria di quel tempo e l’Italia sciupò decine di miliardi nel tentativo di non svalutare la lira. Tentativo un po’ goliardico che non riuscì a bloccare la svalutazione della nostra moneta che con la sterlina perse il 30 per cento del proprio valore, con grande sollievo del nostro sistema industriale.  I falsi narratori dimenticano che in quei dieci anni affrontammo e vincemmo la battaglia contro il terrorismo brigatista e lo stragismo di destra, oltre a ridurre in maniera notevole quell’inflazione che pochi anni prima era a due cifre. E’ strano, infine, che con un debito a oggi di quasi 3 mila miliardi si vada a parlare del debito di 30 anni fa  che si fermò a 839 miliardi di euro ma con una crescita del 2,5 per cento annuo. La crisi politica di oggi fa sì che la narrazione non solo economica, ma anche giudiziaria e sanitaria, per citare tre settori fondamentali, venga affidata a chi non sa o ha dimenticato i fatti come in realtà si svolsero.

Di più su questi argomenti: