panico sovranista

Se il sovranismo degli altri spaventa i sovranisti italiani

Claudio Cerasa

Un’idea di chiusura che è già stata messa alla prova dall’azione di governo. Perché, in più, fanno paura adesso i muri che alza la Germania in tema di banche e immigrazione, una Ue meno solidale con l’Italia, una vittoria di Trump in America. Più Europa, meno populismo, la lezione da imparare

Doveva succedere prima o poi di vedere i sovranisti terrorizzati dalle loro stesse idee. Idee che hanno alimentato, difeso, coccolato, avallato, promosso, elogiato. Doveva succedere prima o poi che i seminatori di vento, per così dire, facessero i conti con le conseguenze della tempesta. Doveva succedere dunque di vedere non solo, come abbiamo avuto modo spesso di scrivere su questo giornale, politici decisi a essere incoerenti con la propria storia pur di salvare la propria baracca, la baracca di governo, ma anche di vedere politici terrorizzati dalla possibilità che in giro per il mondo ci possa essere qualcuno disposto a mettere in pratica le loro idee. I sovranisti, quando non governano, si sentono liberi di immaginare un mondo ideale fatto di muri che si alzano, di confini che si chiudono, di mercati che si limitano, di Europa che si combatte. Ma quando i sovranisti arrivano al governo, e capiscono per primi i drammi causati dal sovranismo che hanno alimentato, succedono due cose.

La prima la stiamo vedendo ormai da due anni e sono le scene epiche dei sovranisti che per non essere incompatibili con la realtà cercano di rottamare le proprie idee. La seconda la stiamo vedendo improvvisamente in questi giorni ed è insieme clamorosa e inquietante. Tu chiamalo se vuoi panico sovranista, che si sviluppa di fronte agli atti di sovranismo che attraversano l’Europa.

  

La prima scena è quella che stiamo vedendo da diversi giorni ed è quella che riguarda il riflesso in Italia dell’operazione di Unicredit in Germania su Commerzbank. Il governo tedesco, con piglio sovranista, sta cercando in tutti i modi di ostacolare la scalata in Germania di una banca italiana e i nazionalisti di un tempo, in Italia, osservano le strategie tedesche con un misto di disprezzo e angoscia. Disprezzo perché il patriottismo suggerisce di diffidare sempre di chi cerca di colpire i simboli del tricolore. Angoscia, inconfessabile angoscia, perché il governo tedesco, tradendo i suoi ideali europeisti, si sta comportando come si comporterebbe un governo nazionalista, alzando i muri contro l’invasore straniero. E dunque la scena che abbiamo di fronte a noi oggi è questa: i sovranisti di un tempo che osservando i sovranisti di oggi si guardano, si danno di gomito, dicendo, e sussurrando, che i sovranisti anti italiani sono un pericolo per l’Europa. Fantastico, no?

 

La seconda scena è quella che si è manifestata qualche settimana fa, quando i sovranisti, tendenza Lega, hanno osservato il governo tedesco fare quello che la Lega ha sempre sognato di fare: chiudere i confini di Schengen per governare al meglio l’immigrazione. La Lega avrebbe voluto probabilmente mandare a quel paese Scholz, perché chiudere Schengen, per un paese come l’Italia, significa molto semplicemente intervenire per contrastare quella manna dal cielo chiamata immigrazione secondaria, dove per immigrazione secondaria si intende il fatto che molti dei migranti che arrivano anche illegalmente in Italia dal nostro paese ci passano senza fermarsi, e si capisce cosa sia passato nella testa dei leghisti: se tutti i paesi europei si mettessero a fare i sovranisti, come eravamo noi, l’Italia si troverebbe nei guai. E dunque sì, non si può dire, ma viva l’Europa delle frontiere aperte e della solidarietà, seppur parziale, si capisce.

 

La terza scena di panico è legata alle elezioni americane, dove l’idolo dei sovranisti, Donald Trump, ha ancora qualche buona chance di vincere le elezioni, lo sappiamo, e dove è evidente che una sua vittoria permetterebbe al protezionismo, da sempre coccolato dai sovranisti italiani, di dominare nel mondo.  Con un problema: quali sarebbero i paesi più colpiti da un’ondata di nuovo sovranismo? Facile: i paesi esportatori. E chi c’è tra i paesi europei, per esempio, che più esportano nel mondo? Facile, l’Italia. E quanto sarebbe dannosa per l’Italia, guidata dagli ex sovranisti, l’affermazione del protezionismo nel mondo, sostenuta dal sovranista in chief? Risposta facile: molto, moltissimo, troppo.

  

La quarta scena di panico è legata naturalmente al contesto europeo, alla cattivissima Europa, e il panico è semplice da comprendere. Il governo, persino Matteo Salvini, ha capito che la stabilità della maggioranza dipende in buona parte anche dalla crescita che il paese riuscirà a conseguire nei prossimi mesi. Il governo, persino Matteo Salvini, ha capito che la crescita del paese dipenderà in buona parte da quanti soldi europei l’Italia riuscirà a utilizzare. Il governo, persino i ministri più cocciuti, ha capito che il 90 per cento della crescita del 2024 è attribuibile al Pnrr. E per questo il governo è semplicemente terrorizzato dalla possibilità di avere un’Europa meno solidale con l’Italia. E lo è a tal punto che farebbe carte false per poter dare a Raffaele Fitto pieni poteri in Europa proprio per gestire i fondi europei. La stessa storia, in fondo, si verifica ogni qual volta un importante paese europeo si ritrova alle elezioni.

 

Ai propri follower, i sovranisti italiani devono dimostrare di augurarsi la vittoria di un qualche sovranista, di un qualche compagno nazionalista, ma ogni qual volta un sovranista, o un nazionalista, perde le elezioni nel proprio paese, e per fortuna capita continuamente, si percepisce a chilometri di distanza il sospiro di sollievo dei vecchi sovranisti italiani, consapevoli che avere un’Europa in cui i nazionalisti avanzano significa avere un’Europa pronta a essere un po’ meno integrata, un po’ meno solidale, un po’ meno pronta ad aiutare paesi indebitati, e molto esposti dal punto di vista dell’immigrazione, come l’Italia. La sintesi brutale del nostro ragionamento potrebbe essere questa. Il governo degli ex sovranisti, o dei sovranisti con i baffi, gli occhiali e il naso rosso che di solito usano i pagliacci, è al fondo un governo che teme di avere meno Europa quando si parla di soldi, che scopre i drammi generati dall’avere meno Europa quando si parla di migranti, che osserva con terrore la possibilità che in America possa vincere il sovranista Trump. Chi semina vento, si sarebbe detto un tempo, di solito non può sorprendersi se poi arriva una tempesta. Ma il fatto che i sovranisti stiano capendo sulla propria pelle quali potrebbero essere i danni causati dal sovranismo degli altri è una lezione utile per capire che l’unico modo per proteggere l’Italia è fare l’opposto di quanto i nazionalisti sostengono da anni: meno populismo, più Europa. Popcorn per tutti, grazie.

  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.