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Smagliante ipocrisia

Il Pd chiede ogni 5 minuti analisi del sangue antifascista alla destra, ma tollera l'antisemitismo in casa

Salvatore Merlo

Il modo più ipocrita di stare con chi odia gli ebrei è starci fingendo di non starci. I dem perseguono la calma, la souplesse, un’inerzia quasi da judoka. Preferiscono sacrificare il necessario (la decenza e la moralità) per potersi permettere il superfluo (qualche miserabile voto)

Una sudicia verità può essere riscattata solo da una onesta denuncia: nella sinistra ci sono tanti, troppi antisemiti. E sono tollerati.  Quelli che l’altro giorno sono andati in piazza a favore della Palestina esponendo la faccia di Liliana Segre e di altre persone in quanto ebree (“agenti sionisti”), quelli che continuamente su alcuni giornali e in tv paragonano il pogrom del 7 ottobre alla Resistenza, quelli che parlano di “genocidio” che è l’enormità della sistematica distruzione di un gruppo etnico, razziale o religioso come servizio da rendere all’umanità per purificarla.

“E’ il momento che ognuno faccia le pulizie di casa”, ha scritto ieri su Repubblica Andrea Romano, che è un uomo di sinistra, un ex deputato del Pd: “Bisogna mettere fuori dalla porta chi finora è stato tollerato con qualche superficialità”. E tuttavia questa è una delle pochissime voci che abbiamo sentito denunciare, assieme a Lia Quartapelle e Pina Picierno, il guasto morale della sinistra e del suo maggiore e più autorevole partito, cioè il Pd: perché il modo più ipocrita e peggiore di stare con chi odia gli ebrei è proprio quello di starci fingendo di non starci. Il modo peggiore è la smagliante ipocrisia di chi resta in silenzio, di chi fa finta di niente, di chi si volta dall’altra parte e fischietta perché preferisce sacrificare il necessario (la decenza e la moralità) per potersi permettere il superfluo (qualche miserabile voto).

Se infatti il Pd e gli altri principali partiti della sinistra applicassero agli antisemiti che si ritrovano in casa, tra gli alleati di coalizione e nelle loro manifestazioni di piazza, la stessa indefettibile allerta con la quale denunciano senza posa il fascismo a destra, le onde nere, le maree nere, le camicie nere e le ombre nere, tutte cose che ripropongono il passato e mettono nell’angolo il presente, saremmo a cavallo. E invece niente. O quasi. Davanti agli antisemiti, i grandi partiti democratici perseguono la calma, la souplesse, un’inerzia quasi da judoka. Non è vero che si difende la propria parte politica senza discuterla: la si difende anzi proprio discutendola, denunciando e isolando chi la sporcifica. E poi: come si fa a pretendere patenti dalla destra, come si può chiedere insistentemente al buon cittadino di smascherare e denunciare il fascismo in ogni sua forma, quando si tollera l’oscenità antisemita in casa propria?  

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  • Salvatore Merlo
  • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.