Guasto a Roma
Quando c'era Salvini. Cento treni cancellati e ritardi di quattro ore
Il vicepremier e ministro delle Infrastrutture dice: "Un'impresa privata ha piantato un chiodo in un cavo, pagheranno". Ma le opposizioni chiedono le sue dimissioni. Intanto lo stop ai treni manda in tilt il traffico e il trasporto pubblico nella capitale
“Tutti calmi, è stato un chiodo!”. Sono le 15 e Matteo Salvini è appena arrivato alla Camera per il question time. E’ il secondo appuntamento della giornata del vicepremier e ministro delle Infrastrutture. Al primo, alle 10 alla stazione Ostiense, ha preferito non presentarsi. La rottura di una cabina elettrica ha mandato completamente in tilt il nodo ferroviario di Roma. Per tre ore, dalle 06.30 alle 09.30, gli schermi delle stazioni Termini e Tiburtina sono rimasti neri: nessun arrivo, nessuna partenza. Pendolari e turisti in ogni parte d’Italia hanno dovuto affrontare per tutto il giorno gli effetti nefasti dell’accaduto: più di cento treni cancellati e ritardi fino a quattro ore. Salvini, questa la versione ufficiale, ha preferito far parlare prima l’ad di Rfi Gianpiero Strisciuglio – “E’ doveroso scusarci” – e cercare intanto di fare un punto con ingegneri e tecnici prima di andare in pasto a taccuini e telecamere. Dopo il question time comunque affronta la stampa: “Chi ha sulla coscienza i disagi creati oggi a migliaia di persone ne dovrà rispondere. I tecnici mi dicono esserci stato un errore stanotte di un’impresa privata, che ha piantato un chiodo su un cavo. Ne risponderanno. Ho chiesto nomi, cognomi, indirizzi e codici fiscali di quelli che non hanno fatto il loro lavoro. Quando ci sarà questa conclusione lo saprete”. Ma intanto la polemica politica è cominciata. E’ un tiro al bersaglio sul vicepremier leghista. Raffaella Paita, di Iv, chiede le dimissioni del ministro. Pd, M5s, Avs invocano un’interrogazione urgente. “Salvini deve rispondere non solo di quanto accaduto, questo governo fa viaggiare l’Italia con almeno un’ora di ritardo, ogni giorno”, attacca la segretaria del Pd Elly Schlein. Tra i problemi al centro delle critiche delle opposizioni ci sarebbe soprattutto il sovrautilizzo della rete ad alta velocità che da mesi causa guasti e ritardi. Allargando le braccia lo ammette anche Salvini: “Anche quello è un problema ma quando qualcuno mette un chiodo…”.
Il primo effetto del caos sull’alta velocità comunque è bloccare del tutto la capitale. Matteo Salvini e Roberto Gualtieri, che con il caschetto sulla testa un tempo erano compagni di cantieri, soprattutto in zona metro C, si ritrovano così insieme come gli osservati speciali di questa giornata di caos. Nel tentativo di far l’uno il capro espiatorio dell’altro. E così il consigliere capitolino della Lega Fabrizio Santori subito si scaglia contro il sindaco: “La gestione univoca e ottusa della sinistra in Campidoglio, la raffica di continui divieti e limitazioni al traffico privato, parcheggi pochi, addirittura cancellati e non sostituiti, tram e bus ridicoli o in perenne manutenzione, cantieri ovunque e in ritardo, transenne e reti pollaio, fanno sì che un guasto alle linee ferroviarie, possa fermare la città anche a pochi giorni dal Giubileo. Roma è un delirio, sull’orlo dell’implosione, la programmazione delle opere giubilari è un fallimento, i cittadini sono ostaggi dei talebani falso-ambientalisti della sinistra, cui altro non resta che fare sciacallaggio mugugnando contro il ministro Salvini per tentare di coprire lo scempio della capitale”. E in effetti la città sin dalle prime ore della mattina si risveglia paralizzata. Banchine della metropolitana piene, traffico impazzito, taxi introvabili.
A pesare è soprattutto l’effetto dei pendolari che normalmente arrivano in città per lavorare con i treni regionali e che invece ieri mattina sono stati costretti a riversarsi in città con le auto. In questo modo si sono bloccate tutte le consolari e le altre vie d’ingresso al centro della capitale. Dalla via del Mare all’Appia, dal raccordo urbano dell’A24 alla Tangenziale est, con forti disagi anche sulla Cassia e sulla Flaminia.
A complicare le cose ci si mette anche un pullman che prende fuoco dentro la galleria Giovanni XXIII, snodo fondamentale sulla direttrice est-ovest della città, che ha mandato in tilt il traffico su via Trionfale, via della Pineta sacchetti, via della Camilluccia, via Cortina d’Ampezzo e Corso Francia. L’incendio ha costretto anche a deviare, con forti ritardi, le linee bus 46-49-200-201-223-301-446-911-913-980-990. Un caos che si aggiunge alle difficoltà già presenti quotidianamente a causa dei tanti cantieri giubilari soprattutto nel centro della capitale, da piazza Pia, al ponte dell’Industria, da piazza Venezia a piazza dei Cinquecento, e alla rete tram completamente bloccata per l’ammodernamento.
Il sindaco Gualtieri non può neppure consolarsi con la notizia del giorno: l’annunciato stop alla Ztl verde, un provvedimento da tempo contestato e temuto dai romani. Il merito però se lo attribuisce FdI, dato che il rinvio arriverà a breve con una delibera della regione Lazio guidata dal centrodestra, con consiglieri capitolini e regionali di FdI che corrono a intestarsene il merito. Ma Gualtieri non ci sta a passare come l’uomo che voleva lasciare i romani senz’auto: “Con il presidente Rocca – dice – c’è un rapporto istituzionale e ci sentiamo tutti i giorni. Sulla Ztl stiamo dialogando positivamente. La posizione è condivisa. Non è un tema di bandierine politiche. Io e lui abbiamo una posizione simile”.