Foto LaPresse

Hate speech no, grazie

Manifestare per la Palestina va bene, ma uno stato democratico deve dire no alla festa dell'ostilità antiebraica

Giuliano Ferrara

Non è difficile da capire: il 7 ottobre non fu una strage, fu un pogrom. Chiamarlo "atto di resistenza" vuol dire incitare all’odio razziale, vuol dire cercare di esporre nelle strade e sotto il cielo di una repubblica democratica e della sua costituzione il manifesto antisemita della proscrizione e della caccia all’ebreo

Una manifestazione per la Palestina va benissimo, free speech, libertà di parola, una manifestazione di celebrazione del 7 ottobre no, hate speech, incitamento all’odio. Non è così complicato capirlo. Il 7 ottobre non fu una strage, fu un pogrom. Ebrei furono massacrati senza pietà, donne e bambini, vecchi e giovani, perché ebrei. Furono massacrati con questo esplicito stigma, in nome di un programma di annichilimento scatenato contro un’etnia, una razza secondo la retorica antisemita di sempre, una comunità religiosa che paga la sua fedeltà biblica e nazionale, anche nella diaspora, da duemila anni e più. Un popolo legittimato a conquistarsi un focolare nazionale nel luogo in cui è, un paese combattuto prima dagli stati arabi uniti nel fronte del rifiuto e dopo decenni, e poi, stabilito un asse di pace e di cooperazione con alcuni dei suoi vicini, colpito, anche per impedire il rafforzamento della strategia di pace, da organizzazioni terroristiche al soldo del regime degli ayatollah, della rivoluzione islamista di Teheran, imbevute di un’ideologia dello sterminio che usa e abusa del messaggio religioso e profetico, fanatizzato, dell’islam.
 

Inneggiare a un pogrom, chiamarlo “atto di resistenza”, manifestare in solidarietà con la banda di predoni che ha ucciso oltre un migliaio di innocenti e poi sequestrato centinaia di loro, prigionieri da un anno quando non morti di stenti o in seguito a esecuzioni mirate, vuol dire incitare all’odio razziale, vuol dire cercare di esporre nelle strade e sotto il cielo di una repubblica democratica e della sua costituzione il manifesto antisemita della proscrizione e della caccia all’ebreo. Indiscutibile che le autorità debbano fare di tutto per impedire una simile manifestazione di impudente assalto agli elementi più basilari dell’etica pubblica, proteggendo le comunità civili, il dolore e la sua memoria, dallo sbandieramento dell’ignominia. Che sia una cultura equivoca e che siano falsi miti resistenziali a generare il misfatto da proibire e prevenire conta e non conta.
 

Conta nella lotta politica e nell’iniziativa di ragione e cultura per rimuovere ogni equivoco e ristabilire il discrimine tra dissenso antisraeliano, opposizione al governo di quel paese, ripulsa della sua reazione di autodifesa in nome della sua cosiddetta sproporzione, tutte opinioni legittime, e l’apologia di un pogrom. Non conta agli effetti della necessaria azione di censura, sì censura, dell’odio razziale dispiegato. Gli organizzatori della marcia antisemita del 7 ottobre parlano del solito fantastilione di adesioni potenziali nel nome sinistro della lotta per la liberazione della Palestina. Non importa quanti siano e per quali ragioni si siano radunati, c’era molta gente anche alla gran festa del Terzo Reich a Norimberga, folle adoranti ascoltavano i discorsi sterminazionisti di Hitler e Goebbels. Madame Roland, salendo sul patibolo in quanto girondina moderata, disse notoriamente: “Libertà, quanti delitti si commettono nel tuo nome”.  Uno stato democratico non può consentire che si rinnovi la festa dell’ostilità antiebraica, comunque mascherata e giustificata, il che è radicalmente diverso dal dovere di proteggere dissenso e libertà d’opinione

  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.