Campagna dem per la Liguria

La tela di Orlando. La cena a Roma per il candidato in Liguria. Ma Schlein non c'è

Marianna Rizzini

L'evento a Palazzo Rospigliosi, tra esponenti di ogni colore e corrente. Parlano Gualtieri, Bettini, i capigruppo schleiniani Boccia e Braga e Orlando stesso. L'idea di un dialogo sullo sviluppo con Pierluigi Bersani e Romano Prodi. Ieri la telefonata tra la segretaria e la  premier Meloni

Metti un mercoledì sera a cena a Roma, a Palazzo Rospigliosi – cena di sottoscrizione per il candidato dem alla carica di governatore della Liguria ed ex ministro Andrea Orlando. E metti una sera a cena per il candidato dem Orlando in cui lei, Elly Schlein, segretaria dem, non c’è, lontana dalla scena madre dello scontro tra Giuseppe Conte e Matteo Renzi, ma vicina metaforicamente al teatro di guerra mediorientale, argomento di un colloquio telefonico, avvenuto ieri, tra la segretaria del Pd e la premier Giorgia Meloni.

E insomma, Schlein non c’era, ma c’erano altri 150 convenuti sottoscriventi (con 300 euro a testa deputati e senatori, e con offerta libera gli altri), alla serata di vicinanza, amicizia e sostegno per Orlando, come la definisce uno dei deus ex machina dell’evento, il deputato e pilastro del Pd romano Claudio Mancini  — che, con i dem Giulio Calvisi e Marco Pacciotti, ha ideato un “momento informale” per (e con) il candidato, di passaggio nella capitale. Informale anche il menù: salame, porchetta, amatriciana. Algido ma cardinalizio il luogo: un edificio in zona Quirinale, oggi anche centro congressi, ma con decorazioni secentesche risalenti a Guido Reni e Orazio Gentileschi. Ecumenici gli inviti, inviati a deputati e senatori di ogni area (un tempo corrente) pd, oltre che, in primis, al sindaco dem Roberto Gualtieri, intervenuto dal vivo in favore del compagno di battaglia (fin dai tempi in cui entrambi potevano collocarsi nei pressi della corrente dei Giovani Turchi, prima che l’avvento di Renzi scompaginasse le carte). Nume tutelare dell’evento Goffredo Bettini, padre-stratega di varie stagioni dem e autore di un discorso affettuoso per il candidato, suo pupillo fin dai giorni in cui Walter Veltroni, già sindaco di Roma, teneva a battesimo il Pd nel Lingotto riempito di speranze, poi assalite dalla realtà. Sfilavano dunque, davanti al buffet casareccio e come oratori, i capigruppo del Pd schleiniano Chiara Braga (con un filo di voce, scherzo della pioggia) e Francesco Boccia. E presenziavano l’ex ministro della Difesa (genovese doc) Roberta Pinotti, lo storico tesoriere pd Ugo Sposetti e l’omologo odierno Antonio Misiani, oltre a deputati e senatori dem di ogni colore interno, nell’assenza del cerchio magico della segretaria (non visti Marco Furfaro o Marta Bonafoni). Si scorgevano invece, oltre alla triade post Articolo 1 Roberto Speranza, Nico Stumpo e Arturo Scotto, gli esponenti della segreteria Marco Sarracino e Peppe Provenzano, e ancora, tra gli altri, Anna Rossomando, Roberto Morassut, Mario Ciarla, Andrea Casu, Debora Serracchiani, Vinicio Peluffo, Beatrice Lorenzin e Simona Bonafè, non l’unica invitata tra gli esponenti riformisti del partito. In lista – pronti sostenitori del candidato, anche se assenti per precedenti impegni o indisposizione – c’erano infatti anche il senatore Filippo Sensi, già spin doctor di Matteo Renzi (“sono dalla parte di Orlando e del Pd in questa battaglia, totalmente e assolutamente”, dice), la deputata Lia Quartapelle, che si trovava in Ucraina, e l’ex ministro Marianna Madia.

 

E se i discorsi – ultimo a parlare il candidato Orlando  – disegnavano la tela trasversale di un impegno anche (e in alcuni casi soprattutto) materiale in favore di un candidato che sottolinea il vade retro ai finanziamenti da parte della sanità privata e il ben venga a un sistema all’americana di crowdfunding, la tappa romana si inseriva in una mappa di scambi che vorrebbero proiettare Orlando fuori dal binario della polemica Renzi-Conte, tanto che il suo inner circle sta pensando a un’iniziativa sullo sviluppo sostenibile con Romano Prodi e Pierluigi Bersani. E non basta: l’invito con “chiamata a raccolta di un po’ di amici”, come dicono nel Pd romano, ha varcato il Po per raggiungere, a Milano, attivisti storici che si preparano a una serata “gemella diversa” nel capoluogo lombardo: per il 9 ottobre, nella centralissima Casa degli Artisti, dietro ai vetri di una veranda affacciata sul cortile, tra tovaglie bianche, fiori autunnali e candele, si sta organizzando, su impulso del circolo pd di Milano centro, e dell’ex assessore a Genova ed ex sfidante di Giuseppe Sala alle primarie Francesca Balzani, una cena di sottoscrizione uguale e contraria a quella romana, nel senso del parterre e del non casareccio menù proposto da Lorenzo Castellini, gestore del bistro (risotto allo zafferano, spiedino di polpo, cialda di mais con hummus, per 250 euro di contributo). Chissà se stavolta Schlein andrà, si domandavano ieri tra Roma e Milano. Ma sull’ardua sentenza pioveva già la notizia del suddetto colloquio con Meloni sulla crisi in Medio-Oriente.  

 

  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.