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In Parlamento

Consulta, il centrodestra vota scheda bianca, le opposizioni unite disertano: salta l'elezione di Marini

Ruggiero Montenegro

Così la maggioranza evita di bruciare il nome del consigliere giuridico di Palazzo Chigi: "Le opposizioni fanno propaganda persino sull'elezione dei giudici costituzionali". Schlein: "L'Aventino lo fanno loro, noi aperti al dialogo". A vuoto anche l'ottavo scrutinio

Niente da fare, nemmeno all'ottavo scrutinio. Il centrodestra non ha i numeri e sceglie la scheda bianca. Esultano le opposizioni, questa volta compatte, che non votano. Per Francesco Saverio Marini alla Consulta se ne riparlerà forse più avanti. Intanto i capigruppo dei partiti di maggioranza attaccano: "Le opposizioni decidono di trasformare perfino l'elezione dei giudici costituzionali in terreno di propaganda politica. Un atteggiamento istituzionalmente imbarazzante – si legge nella nota–. Hanno deciso di disertare l'Aula nonostante l'esigenza di sostituire dopo dieci mesi un giudice della Consulta"
  

Dopo una mattinata di contatti e telefonate, la maggioranza evita l'affondo, la conta e il rischio di bruciare (del tutto) Marini– il consigliere giuridico di Palazzo Chigi, direttamente coinvolto nella stesura del testo di legge sul premierato. Non c'era più il margine per fare (quasi) da soli. La maggioranza sperava che le opposizioni partecipassero al voto, il Parlamento era convocato in seduta comune, così da poter pescare tra i franchi tiratori i voti necessari per arrivare al quorum fissato a 363 (i tre quinti dei componenti) Ne servivano almeno una decina. "Se entrano ce la facciamo", diceva infatti Giovanni Donzelli, colonnello meloniano, parlando con i suoi colleghi davanti alla Camera questa mattina, poco prima di incontrare Maurizio Gasparri, presidente dei senatori di Forza Italia. Facevano gli ultimi conti. Poi tutti i gruppi di opposizione hanno confermato ufficialmente che avrebbero disertato l'aula, denunciando "un tentato blitz e una forzatura istituzionale".

Una lettura alimentata dal messaggio perentorio che venerdì scorso era arrivato nella chat di FdI (e ai giornalisti, provocando l'ira di Meloni per la fuga di notizie) in cui si chiedeva a tutti i deputati e senatori di essere in aula  – "presenza inderogabile, annullare impegni e missioni". Ma anche dalla scelta di un profilo come quello di Marini, coinvolto direttamente nelle attività di governo: se non proprio un conflitto di interesse, quanto meno una scelta politicamente inopportuna, secondo i leader della minoranza.  

“Noi ci aspettiamo che accettino di dialogare perché fin qui, con la prima forza di opposizione, si sono rifiutati di farlo su una delle massime garanzie costituzionali. L'Aventino lo stanno facendo loro che si rifiutano di fare quello che è sempre stato fatto”, ha commentato Elly Schlein dopo il voto. "L'argine con le opposizioni ha retto". Suona lo stesso spartito anche Giuseppe Conte: “Non possiamo assecondare il blitz delle forze di maggioranza. Quando si tratta di istituzioni di garanzia non sono ammissibili logiche spartitorie e blitz del genere”.

Nei giorni scorsi il leader grillino avrebbe avuto contatti diretti anche con la premier Meloni, in cerca di un accordo che avrebbe coinvolto anche la direzione del Tg3 ai grillini, oggi libera dopo il passaggio di Mario Orfeo alla direzione del quotidiano La Repubblica. Ma già da ieri sera un accordo di questo tipo sembrava assai improbabile. Altri voti la maggioranza contava di trovarli nel gruppo delle autonomie e dai fuoriusciti di Azione, da Carfagna a Gelmini. Ma considerate alcune assenze nella maggioranza e alcuni ministri impegnati in attività istituzionali il rischio di non arrivare al quorum era alto. Troppo per affrontare l'aula. Meglio dunque rimandare.

Anche perché a dicembre intanto scadrà il mandato di altri tre giudici della Corte costituzionale di nomina parlamentare – si tratta di Augusto Barbera, Franco Modugno e Giulio Prosperetti – e forse allora sarà più facile trovare la quadra tra maggioranza e opposizione, garantendo a ognuno un rappresentante alla Consulta.