Verso le regionali

La non chiarezza sulle opere può costare cara a Orlando in Liguria

Gianluca De Rosa

Il candidato di Pd, M5s e Avs è dietro a Bucci nei sondaggi. Ieri era furioso per il titolo di apertura del quotidiano di Genova il Secolo XIX: "Orlando, e le opere?".  Passare per il capo della coalizione dei No, dopo lo strappo con Iv, può costargli caro

Nella corsa per il dopo Toti in Liguria il sindaco di Genova Marco Bucci è avanti sul candidato del centrosinistra Andrea Orlando. Due sondaggi usciti nelle ultime 48 ore, quello di BiMedia per Citynews e quello dell’istituto demoscopico di Antonio Noto per Porta a Porta, concordano persino sulle percentuali: Bucci registra il 47,5 per cento dei consensi contro il 47 di Orlando. Molto più sotto, al 2 per cento c’è l’ex grillino Nicola Morra, candidato indipendente con la lista, ma che rischia di far molto, molto male al centrosinistra. Dallo staff del deputato Pd comunque ridimensionano: “E’ questione di zero virgola”.  Si ostenta fiducia dopo il primo confronto tra candidati organizzato due giorni fa da Genova24. “Ma lo avete visto Bucci, doveva leggere da un foglio persino per dire chi è, lo abbiamo sopravvalutato”. Alle elezioni mancano meno di venti giorni e ormai non ci sono più dubbi: si prospetta una sfida che si deciderà per una manciata di voti. Anche per questo ieri l’ex ministro era furioso. A preoccuparlo più che il leggero svantaggio registrato dalle rilevazioni demoscopiche era il titolo che campeggiava in apertura in prima pagina sul Secolo XIX, il più importante quotidiano ligure: “Orlando, e le opere?”. Un virgolettato attribuito in realtà a esponenti del centrodestra, ma che, sparato così in prima pagina, ha agitato Orlando, tanto da spingere il suo comitato elettorale a diramare una nota: “Spiace che un autorevole quotidiano ligure da due giorni stia montando un ‘caso opere’ dal nulla. Come abbiamo ribadito tutte le opere già progettate, finanziate e in esecuzione, decise dai governi di centrosinistra tra l’altro, saranno portate a termine facendole uscire dalla palude determinata dalla destra e dalla Giunta Toti”.

 

Non c’è niente che il candidato del centrosinistra tema quanto la narrativa di una coalizione dei No, soprattutto dopo lo strappo voluto dal M5s con la parte più riformista della sua coalizione, quella di Italia viva, che, dopo l’esclusione, ha lasciato ai suoi libertà di voto (e di sottolineare le incoerenze  del centrosinistra). Il piccolo caso politico editoriale comunque è già chiuso: ieri pomeriggio Orlando è stato intervistato dal giornale di Genova. Sull’edizione di oggi usciranno affiancate due interviste realizzate dal direttore Michele Brambilla ai due candidati. Ma nel merito restano le preoccupazioni. Gli attacchi a Orlando – non solo del centrodestra ma anche degli esclusi di Iv – erano cominciati con la pubblicazione del suo programma elettorale. Al capitolo opere sono citate solo due cose: la ferrovia pontremolese e il raddoppio della ferrovia di Ponente. Mancano insomma sia la Gronda sia la diga portuale, i due principali progetti infrastrutturali che riguardano Genova. La  versione dell’ex ministro è questa: “Le grandi opere, peraltro finanziate e progettate da governi di centrosinistra, andranno avanti, anzi usciranno dalla palude nella quale Toti e la destra, le hanno bloccate, a partire dalla Diga”. Chi critica Orlando però sottolinea come dire “fare” senza inserire il “come” dentro al programma elettorale, nasconda in realtà le contrapposizioni interne alla coalizione. Sia sulla Gronda, sia sulla diga, non è un segreto, M5s e Avs vorrebbero una revisione dei progetti “che – dice un’influente parlamentare ligure – equivarrebbe a fermarli” (il ponte è un’opera Pnrr). 

La pensa così anche Luigi Marattin, deputato che ha lasciato Iv, tra le altre cose, proprio per il pegno d’amore pagato da Matteo Renzi al campo largo: l’addio alla giunta Bucci. Ieri Marattin presentava a Genova il suo libro insieme al sindaco e candidato del centrodestra: “Il Campo Largo in Liguria – dice – fa le prove generali per le elezioni politiche: siccome al loro interno convive chi pensa che le infrastrutture siano utili per la crescita e chi sogna le società pre-industriali, preferiscono scrivere programmi generici che si prestano ad ogni interpretazione”.

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