Il racconto
Maxxi Giuli: le nomine al Mic, le purghe, le mostre e "l'apocalittismo difensivo". È destra Mishima
Nomina l'allievo di Giuliano Amato vice capo di gabinetto, caccia l'ex capa della segreteria di Sangiuliano e in commissione Cultura filosofeggia. Per il Maxxi in corsa Antonio Monda e Luca Beatrice
Annuncia, purga, e nomina. Il ministro della Cultura, Alessandro Giuli, annuncia la grande mostra su Yukio Mishima e si prepara al seppuku purgando il mondo antico Sangiuliano. Ha purgato la capa della segreteria, sta per purgare il capo della comunicazione, di gabinetto e nominare il nuovo direttore del Maxxi. Vuole affidare la comunicazione del Mic a uno tra Piero Tatafiore, direttore della società di Comunicazione Utopia, e Marco Di Fonzo, capo del politico di Sky. Il gabinetto lo ha consegnato, di fatto, a Francesco Spano, nominato già vice capo. E’ l’ex direttore dell’Unar, nel 2017 costretto a dimettersi. Il Maxxi se lo contendono adesso Luca Beatrice e Antonio Monda. Si edifica il Vittoriale del Dannunzino, il filosofo “dell’apocalittismo difensivo”, Cioran farà l’usciere.
Sangiuliano era futurista, Giuli è giapponese. In Commissione Cultura, il ministro, con il raffreddore (e si è scusato) ha illustrato le sue linee programmatiche e parlato di “apocalittismo difensivo”, di “quarta rivoluzione epocale della storia delineante un’ontologia intonata alla rivoluzione permanente dell’infosfera globale”. Paracetamolo? Ha continuato. Giuli promette tre grandi mostre: una su Pasolini, un’altra su Gramsci, la terza è sul samurai Mishima. E’ lo scrittore nipponico che si è suicidato praticando il seppuku, pratica valorosa, molto ammirata a destra, dal sottosegretario Fazzolari che sulla Consulta ha spinto per il blitz totale, per il metodo Mishima: o tutto o la morte. E’ finita con il seppuku. Il metodo Giuli è un altro, è il metodo Maxxi, il museo che ha diretto. Dal Maxxi è arrivato al Mic l’ex segretario generale, Spano, nominato vice capo di gabinetto, mentre Chiara Sbocchia, assistente personale sempre del Maxxi, di Giuli, è destinata alla nomina di segretaria particolare. Collabora già con il ministro. E’ stata purgata, in questi giorni, e con decreto, la capa di segreteria di Sangiuliano, Narda Frisoni, a cui era stato inizialmente promessa da Giuli una consulenza. La consulenza di Frisoni è saltata ed è saltata, almeno è questa la versione dei funzionari, dei collaboratori, perché “ha dimostrato di non sapere stare al suo posto”. Frisoni ha maneggiato i biglietti di Boccia e Sangiuliano e il dossier Ales, la partecipata affidata al concessionario d’Italia, Fabio Tagliaferri, dossier che infastidisce, ancora, Palazzo Chigi. Al Mic sta per saltare anche Andrea Petrella, il portavoce di Sangiuliano. L’uscita è prevista a dicembre. Giuli ha una voce che non è ancora la sua voce ufficiale. E’ quella di Piero Tatafiore, direttore della comunicazione di Utopia, società che ha lavorato con il Maxxi. Tatafiore, contattato dal Foglio, “non esclude che possa lavorare in futuro con il ministro” ma al momento, dice “sono solo un dipendente di Utopia”. Dal Maxxi è stato chiamato il segretario generale Spano e Spano, nel lessico e nel mondo di FdI, sarebbe una possibile “talpa”. E’ un allievo di Giuliano Amato e ha lavorato con il governo Renzi. Era presidente di Unar, ufficio nazionale contro le discriminazioni razziali. Nel 2017 si dimette per un’inchiesta delle Iene, per un’erogazione dell’Unar, 55 mila euro assegnati a un’associazione che favoriva sesso a pagamento. Spano rientra poi al Maxxi con Giovanna Melandri che ne ha ammirato le competenze così come la capacità di passare dalla sinistra alla destra Mishima. Spano, a gennaio, dovrebbe assumere il ruolo di Francesco Giglioli, attuale capo di gabinetto. Al Maxxi, Spano era definito “Rasputin” e lascia un museo con numeri alla Dalì, surrealisti. La direzione del Maxxi è ora contesa da Antonio Monda, un altro in zona Le Carré, uno che ha lavorato magnificamente a sinistra come oggi, magnificamente, attende di lavorare con la destra. Un altro, il favorito, è Luca Beatrice, presidente della Quadriennale, e firma di Libero. Come è stata gestita nell’ultimo anno la Quadriennale? Il direttore, nominato dalla destra, da Umberto Croppi, era Gian Maria Tosatti. Il 30 settembre Tosatti ha terminato il suo incarico e in una lettera, pubblicata sul sito del Giornale dell’Arte (ma sparita poche ore dopo) ha raccontato il suo ultimo anno con Beatrice (nominato nel febbraio 2024). E’ una lettera a futura memoria. Scrive Tosatti: “Dopo sei mesi di attività semicongelate, nell’attesa di conoscere il nuovo presidente, ho visto, nei sei mesi successivi, svanire le attività da me condotte in forza di decisioni prese sopra la mia testa”. E’ una lettera per rispondere ai visitatori, a chi si chiede perché negli ultimi mesi l’attività della Quadriennale sia risultata “inefficiente”. Dopo questo strepitoso anno alla Quadriennale, Beatrice potrebbe andare al Maxxi e per dirla alla Giuli sarebbe apocalittismo offensivo. Avanti, Mishima. Seppuku!